«In due mesi tante famiglie crollate»
Romano, raddoppiati i pacchi alimentari
I pacchi viveri distribuiti dal centro di primo ascolto della Caritas sono raddoppiati: ogni mese 150. La coordinatrice: «La crisi ha colpito duramente quelli che già si trovavano in situazioni di precarietà»
Arrivano a 800 i pacchi viveri che il Centro di primo ascolto Caritas di Romano di Lombardia ha preparato e consegnato a famiglie in difficoltà nel periodo dell’emergenza, con 140-150 consegne mensili.
Una crescita più che raddoppiata se si considera che in tempi pre-Covid l’attività del Centro si attestava sull’aiuto dato a famiglie con 60/70 aiuti alimentari al mese.
«Un aiuto – spiega Chiara Longhi, coordinatrice del Centro – che è stato destinato in particolare alle persone escluse dal buono spesa istituito dal governo. Ci sono nuclei familiari che non possono dimostrare che il loro reddito è diminuito a causa della chiusura per l’emergenza sanitaria. Si tratta di situazioni in cui il lavoro era già molto precario prima, con contratti a chiamata o addirittura prestazioni in nero».
Il fondo «Ricominciamo insieme» istituito dalla Diocesi andrà nelle prossime settimane a sostenere quanti sono più in crisi, piegati da questa emergenza, in particolare famiglie con figli piccoli ed adolescenti, con anziani o disabili. Dopo la prima emergenza a cui si è risposto con un aiuto di tipo alimentare, si vuole andare oltre.
«La situazione – continua Longhi – ci interpella su quanto a fondo Caritas e servizi sociali conoscano il tessuto sociale dei territori in cui operano. Sono bastati due mesi per far crollare tante famiglie che, dopo l’aiuto emergenziale di alimenti, ora hanno bisogno di sostegno per pagare le utenze, l’affitto o il mutuo. Significa che alle spalle hanno poche risorse a cui attingere, non hanno potuto accantonare risparmi, vivono sempre al limite. Papa Francesco ci chiede di essere Chiesa in uscita, presente tra la gente. Si devono ripensare anche gli strumenti di ascolto e di incontro delle fragilità. Il nuovo fondo può davvero sostenere quelle famiglie “normali” che rischiano di scivolare nella povertà e che prima, bene o male, si barcamenavano tra spese, rette scolastiche, rate. Mi chiedo se non ci siamo mai accorti di questo “substrato” di popolazione che evidentemente non consideriamo tra i poveri, ma che di fronte a un problema economico, anche di breve durata, si ritrovano a non poter più sostenere spese ordinarie: forse anche la modalità dei nostri sportelli aperti in alcuni orari e giornate, non è più adeguata ad intercettare questi bisogni».
Nel periodo precedente all’emergenza il Centro, che ha sede in Piazza Fiume, apriva due pomeriggi a settimana per un paio di ore; vi si rivolgevano per l’80% dei casi nuclei familiari con almeno tre figli per aiuti di viveri e pagamenti di utenze. Per il resto gli utenti sono anziani che si sentono soli o hanno bisogno di essere orientati ai servizi offerti dal Comune. Altri hanno difficoltà nella propria gestione quotidiana perché dipendenti dal gioco, da sostanze o affetti da disagio psichico.
In tempi normali il Centro può contare sull’impegno di otto volontari, altri cinque sono addetti alla distribuzione di abiti, sei alla preparazione dei pacchi alimentari, otto sono attivi nello sportello Api Colf che dal 2003 ha sede nello stesso Centro e si occupa di dare aiuto e consulenza a badanti e famiglie.
«Ci sono stati tanti decessi anche tra le signore che si occupano degli anziani – dice Chiara – con tutto il dramma di avvisare le famiglie lontane. Ogni anno gestiamo circa 150 contratti, in collaborazione con l’Apicolf di Bergamo. Inoltre da settembre scorso abbiamo sottoscritto una collaborazione con la società consortile Solidalia, che afferisce a 17 comuni dell’Ambito territoriale di Romano di Lombardia che ci ha affidato lo sportello regionale badanti».
Tra gli operatori anche due persone in affidamento dall’Ufficio di esecuzione penale esterna (Uepe). Numerosi volontari sono pensionati che durante il lockdown sono dovuti rimanere a casa. «Ci hanno dato una mano i giovani, molti dei quali sono già attivi nel Pro.G, Giovani a Romano: si sono occupati della consegna di farmaci e alimenti. Con l’amministrazione e altre realtà del territorio si lavora in rete in modo molto positivo. Anche rispetto alle risorse per i pacchi alimentari abbiamo ricevuto donazioni attraverso il Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead) e molte anche dall’Ana, oltre che dalla comunità romanese, che è terra fertile in quanto a generosità. Dal distretto degli allevatori bergamaschi abbiamo ricevuto cento chili di carne e cento litri di latte a settimana».
Con la chiusura il centro Caritas ha attivato un numero (3515093387) a cui ci si può rivolgere anche oltre la situazione di «emergenza» che terminerà il 15 giugno. Dopo quella data il Centro riaprirà; si potrà accedere con i dispositivi di protezione e su appuntamento.
Il progetto «Ricominciamo Insieme» è destinato a famiglie e piccole imprese e può contare su un fondo di cinque milioni di euro offerti da Cei, Diocesi, Caritas diocesana, Diakonia; Intesa Sanpaolo ha contribuito con altri 5 milioni di euro.
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