Il dramma di Martinengo: dimessa dalla Psichiatria, uccide il marito a coltellate. La ricostruzione
LA TRAGEDIA. La vittima è Diego Rota. In carcere la moglie Caryl Menghetti. Alla mattina crisi in ospedale, tra allucinazioni e frasi deliranti. Poi l’omicidio in casa.
Alle 10 di giovedì mattina si è presentata con il marito all’ospedale di Treviglio in preda a una crisi psicotica e alle allucinazioni. Nel primo pomeriggio è stata dimessa con l’indicazione di seguire una terapia farmacologica. Alle 23,30 ha inferto qualche decina di coltellate al marito, uccidendolo nella camera da letto della loro villetta di Martinengo, senza nemmeno dargli il tempo di difendersi. Nella stanzetta accanto c’era la loro figlia di cinque anni, che dormiva e non si è accorta di nulla.
Così come non si sono accorti di ciò che accadeva al piano di sopra i genitori di Caryl Menghetti, una coppia di giostrai alloggiati nella taverna del piano interrato. La donna, 45 anni, in passato estetista e più di recente titolare di un chiosco nel Parco Suardi di Bergamo, ha videochiamato la sorella, avvisandola di quello che aveva fatto. E la sorella ha chiamato il 112. All’arrivo dei carabinieri di Treviglio e dei mezzi del 118 alla villetta di via Cascina Lombarda, l’ultima di questa strada a fondo chiuso della periferia est di Martinengo, per Diego Rota, 55 anni, titolare di una ditta di falegnameria, non c’era più nulla da fare.
Sarà l’autopsia - non ancora fissata - a chiarire con precisione quante coltellate Caryl ha sferrato al marito. «Talmente tante che non siamo riusciti a contarle» si lascia sfuggire un investigatore: verosimilmente una ventina. La donna - è la prima ricostruzione dei fatti - avrebbe sorpreso il marito di spalle, colpendolo prima alla schiena con diversi fendenti di un coltello preso in cucina e con una lama piuttosto grossa. Diego Rota si è voltato, ma la furia della moglie è proseguita con altre coltellate all’addome e alla gola. Il falegname è stramazzato a terra, esanime.
Che cosa abbia scatenato il raptus della donna, ancora non si sa: all’arrivo dei carabinieri, la Menghetti non ha opposto resistenza e nemmeno ha parlato. Si è affidata all’avvocato di fiducia Fabrizio Bosio, del Foro di Cuneo (la famiglia della donna è di origine piemontese, di Vercelli), che la assisterà nell’interrogatorio di convalida, non ancora fissato.
Una ventina di fendenti in camera da letto, poi la videochiamata alla sorella e l’arresto
I rilievi dei carabinieri del reparto operativo di Bergamo e del nucleo investigativo di Treviglio nella villetta sono proseguiti per diverse ore, poi il sostituto procuratore titolare del caso, Laura Cocucci, ne ha disposto il sequestro. Analoga sorte per l’arma del delitto, mentre il piano interrato della casa è agibile e lì ieri sono radunati i familiari della donna, che non hanno però voluto rilasciare dichiarazioni. «È successa una tragedia», si è limitata a commentare la madre di Caryl Menghetti, allontanandosi in auto con il marito.
La donna è stata portata prima in caserma a Treviglio e poi nel carcere di via Gleno a Bergamo: è accusata di omicidio volontario. Al momento non si è reso necessario il ricovero in ospedale perché la quarantacinquenne è parsa sotto choc ma relativamente tranquilla.
La coppia non era conosciuta dai carabinieri. Non risultano pregressi di litigi o maltrattamenti in famiglia, neppure nei confronti della figlia, ora affidata ai nonni dalla Procura dei minori di Brescia. Quel che è certo, invece, è che la donna soffriva di problemi psichici almeno da tre anni: nel 2020, a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio, era stata ricoverata per diverse settimane nella Psichiatria dell’ospedale di Treviglio per psicosi, allucinazioni e comportamento «dereistico», vale a dire astruso dalla realtà. Gli psichiatri le avevano poi prescritto una cura farmacologica.
Giovedì alle 10 è di nuovo arrivata al triage del pronto soccorso dello stesso ospedale: con lei anche il marito. Caryl ripeteva frasi senza senso e deliranti, accusava il marito di essere implicato in un giro di pedofilia e che, se fosse stato vero, l’avrebbe ucciso. Agli atti risulta anche una ulteriore frase altrettanto delirante: «Causerò la morte dei bambini del mondo». Sintomo di come la sua testa fosse completamente stravolta. Dal pronto soccorso la quarantacinquenne è stata quindi trasferita in Psichiatria, dove un medico l’ha visitata e ne ha riscontrato l’atteggiamento psicotico, con le allucinazioni e le frasi insensate.
Già nel 2020 il ricovero e la cura con i farmaci. Ora la figlia di 5 anni affidata a i nonni
Nel pomeriggio, non essendo evidentemente emerse ulteriori criticità e valutato che per lei fosse sufficiente una cura con i farmaci e non il ricovero, Caryl Menghetti è stata dimessa e il marito l’ha riaccompagnata nella loro casa di Martinengo. Sul caso venerdì l’Asst Bergamo Ovest non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Eppure per gli inquirenti proprio i problemi psichici della donna sarebbero all’origine della successiva aggressione mortale al marito. Non solo. Negli ultimi tempi le condizioni psichiche della donna pare si fossero aggravate anche per il suo lavoro: dopo la parentesi come estetista, dal 27 ottobre del 2022 Caryl aveva gestito il chiosco di gelati, bibite e dolciumi «Dolcetto o scherzetto» nel Parco Suardi di Bergamo. Tuttavia, alla fine dello scorso anno l’appalto per il chiosco era stato revocato. Circostanza che per gli inquirenti aveva «inciso in modo assai rilevante sul suo stato emotivo» e fatto ripiombare Caryl nel baratro della sua mente, fino all’arrivo in ospedale, giovedì mattina, e all’omicidio del marito, giovedì sera.
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