Giovani e disagio post Covid: + 30% i casi di anoressia e bulimia

Salute. Esperti a confronto sui disturbi alimentari nella fascia d’età fra i 12 e 17 anni. «Un problema di sanità pubblica crescente».

I disturbi dell’alimentazione hanno registrato un’impennata in Italia tra il 2019 e il 2020 e durante il periodo del Covid, in particolare la prima ondata, hanno fatto registrare, in Italia e nella Bergamasca, una crescita del 30% che ha riguardato soprattutto i più giovani, i ragazzi tra i 12 e i 17 anni, colpiti fino a quattro volte in più rispetto al pre-Covid. È quanto emerso durante una serata organizzata dal Rotary di Treviglio e intitolata «Tra mente e corpo: connessioni con i disturbi del comportamento alimentare».

Consumo compulsivo di cibo

Organizzata dal socio Andrea Badoni e dalla dottoressa Eliana Tonolini, ha visto la partecipazione di due professionisti del settore: Andrea Greco, professore associato di Psicometria dell’Università degli Studi di Bergamo, e Clara Mucci, professore ordinario di Psicologia dinamica dello stesso ateneo bergamasco, introdotti dal presidente Alberto Carlo Vismara. Il professor Greco ha in particolare evidenziato che «i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, quali anoressia, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating), sono un problema di sanità pubblica di crescente importanza per diffusione, esordio sempre più precoce e per eziologia multifattoriale complessa; inoltre, la dipendenza da cibo è una dipendenza comportamentale caratterizzata dal consumo compulsivo di cibi, tendenzialmente ricchi di grassi e zuccheri, che vanno ad attivare il sistema di gratificazione. I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono patologie complesse caratterizzate da un disfunzionale comportamento alimentare, un’eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea. Tali aspetti inoltre sono spesso correlati e bassi livelli di autostima». Non solo: «Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità i disturbi del comportamento alimentare, l’anoressia nervosa e la bulimia nervosa in particolare, rappresentano una delle più frequenti cause di disabilità nei giovani dei Paesi occidentali».

Comportamenti autolesivi

E poi la correlazione con la pandemia: «L’incidenza di anoressia e bulimia è aumentata del 30% per effetto della pandemia, con un picco soprattutto tra i giovanissimi (12-17 anni di età di entrambi i sessi), colpiti fino a quattro volte di più rispetto al periodo pre-Covid a causa dell’isolamento, della permanenza forzata a casa, della chiusura delle scuole e dell’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale», ha evidenziato il professor Greco. Rilevando che in Italia i nuovi casi riferiti al primo semestre del 2019 sono stati 163.547, mentre i dati riguardanti lo stesso periodo del 2020 erano saliti a 230.458. «Si tratta di dati provvisori, sia perché l’emergenza Covid non è ancora risolta, ma anche perché riguardano esclusivamente chi si ha chiesto assistenza a strutture del Sistema sanitario nazionale, mentre un gran numero di persone che soffre di disturbi del comportamento alimentare si rivolge a privati o resta nell’ombra. Ci vorrà tempo per valutare a pieno le ripercussioni che i traumi e il disagio sperimentati nel passato recente avranno sulla salute mentale in generale e, nello specifico, sui comportamenti alimentari dei giovani». La professoressa Clara Mucci ha quindi puntato l’attenzione sull’aspetto genetico dei disturbi alimentari, per affrontare il tema della connessione con la cosiddetta epigenetica e sulle conseguenze della «internalizzazione» dei disturbi, con i comportamenti autolesivi e dipendenze come forma di regolazione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA