Fiumi, in due anni 23 morti: le 12 «regole d’oro» contro altre tragedie

BERGAMASCA. Sulle rive affissi cartelli anche in inglese, francese e arabo: «Non essere il prossimo: balneazione vietata». Giacomo Passera, fondatore e presidente dei sub di Treviglio: «Non esistono zone sicure dove fare il bagno».

Il cartello è estremamente chiaro e non lascia certo spazio all’interpretazione: «23 morti in due anni nei nostri fiumi! Non essere il prossimo! Divieto di balneazione!». Frasi che – compresi i tre punti esclamativi che ne sottolineano ulteriormente la solennità – sono tradotte in inglese, francese e arabo. Il cartello è stato affisso praticamente ovunque sulle rive dei fiumi bergamaschi, nelle cui acque, dall’avvio della bella stagione, ha già perso la vita un diciottenne di origine egiziana, annegato il 2 giugno nell’Oglio a Calcio, cui si aggiunge il dramma del sedicenne, pure nativo dell’Egitto, annegato invece il 22 giugno nelle acque del lago di Endine, a Spinone.

«Nessun punto sicuro»

Tuttavia il bilancio degli ultimi due anni, come riferito dal cartello – voluto dai sommozzatori volontari di Treviglio, in collaborazione con l’associazione dei «Ragazzi on the road» e l’Azienda regionale emergenza urgenza del 118 e che contiene anche un «QR code» per la chiamata diretta al 112 –, è appunto di ben 23 vittime negli ultimi due anni. «Quando mi viene chiesto quali siano i punti sicuri dove fare il bagno nei nostri fiumi, rispondo sempre che non ce ne sono», sottolinea tranchant Giacomo Passera, fondatore e presidente dei sub di Treviglio, associazione di volontari intervenuta anche per recuperare i corpi dei due ragazzi annegati nell’Oglio e nel lago di Endine e che costantemente monitora con il gommone le rive e le acque di Adda, Brembo, Serio e Oglio per prevenire eventuali tragedie.

Rischi in agguato

E ora che il caldo la fa già da padrone, la paura che ci possano essere altre vittime è una costante: «Motivo per cui sono stati piazzati questi cartelli molto emblematici, in cui si dice proprio di non essere il prossimo morto e che la balneazione è vietata dappertutto – aggiunge Passera –. Purtroppo il caldo invita a rinfrescarsi, ma è davvero pericoloso. Basti pensare che il fondo, solitamente scivoloso, può passare da venti centimetri ai due metri di profondità nel giro di pochi passi. È la morfologia dei nostri fiumi, non c’è niente da fare».

Le regole

Proprio per prevenire altre tragedie, in queste ore i sommozzatori hanno rispolverato le «12 regole d’oro» per i bagnanti dei fiumi: regole che erano già state affisse alcuni anni fa sulle rive dei fiumi bergamaschi e che ora verranno ridistribuite.

«Il divieto di balneazione non è posto a caso: indica un vero e improvviso pericolo per la propria vita», è la prima regola. E poi: non entrare in acqua se non si sa nuotare e non improvvisarsi bagnini. Indossare sempre sandali, non camminare su sassi o lastre di cemento che potrebbero far scivolare; non contrastare la corrente e non farsi prendere dal panico ma farsi trasportare per raggiungere la riva; non entrare in acqua dopo mangiato, aver bevuto alcolici o accaldati; non tuffarsi da ponti o trampolini improvvisati, anche perché l’acqua non è quasi mai limpida e potrebbero esserci degli oggetti o il fondale più basso del previsto; non avventurarsi mai in acqua da soli; non entrare mai in acqua nei pressi di sbarramenti, chiuse o dighe, che si potrebbero aprire in automatico da remoto (l’apertura viene comunque segnalata da una sirena); non avvicinarsi ai soccorritori in casi di intervento per non creare intralcio. «Anche se la regola di base è una: meglio non entrare mai in acqua, perché i fiumi non sono né il mare né tantomeno una piscina», conclude Passera.

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