Droga e riciclaggio, 61 arresti e 360 chili sequestrati

L’OPERAZIONE. Quattro misure cautelari sono nella Bergamasca: due a Romano, una a Credaro e una a Bergamo. Due persone sono in carcere e due ai domiciliari.

Maxi inchiesta antidroga della Guardia di Finanza di Brescia che ha eseguito 61 ordinanze cautelari - tra Italia, Albania, Svizzera e Polonia - per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il gruppo avrebbe riciclato i profitti illeciti attraverso un sistema di «fatture per operazioni inesistenti».

360 chili di droga

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 360 chili di droga. A carico dei soggetti indagati sono stati emessi i provvedimenti di sequestro preventivo, finalizzati alla confisca per equivalente, per un importo complessivo pari a oltre 60 milioni di euro. In particolare, il gruppo criminale, basato in Albania e con diramazioni in Italia avrebbe importato in Europa la droga dal Sud America attraverso rotte di navigazione commerciali per poi farla entrare in Italia via Spagna e Olanda utilizzando mezzi pesanti.

Coinvolta la Bergamasca con quattro misure cautelari emesse: due persone sono ai domicilairi e due in carcere. Coinvolti i territori di Bergamo, Romano e Credaro.

Gli ingenti quantitativi di cocaina sarebbero stati immagazzinati per la successiva distribuzione in 5 basi operative, dislocate principalmente tra Brescia, Romano di Lombardia e Palazzolo e in altri Comuni del centro-nord Italia come Varese e Pisa.

In Bergamasca

Coinvolta la Bergamasca con quattro misure cautelari emesse: due persone sono ai domicilairi e due in carcere. Coinvolti i territori di Bergamo, Romano e Credaro.

Un’operazione complessa iniziata nel 2020: sono circa 400 i militari coinvolti, avvalendosi della cooperazione di Europol, della Direzione Centrale Servizi Antidroga, del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, dell’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza presso l’Ambasciata d’Italia a Tirana, delle forze di polizia albanesi, polacche e svizzere e del supporto dell’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria (Eurojust). Il blitz ha raggiunto i territori italiani ma anche dell’Albania, Svizzera e Polonia con un’ordinanza di misura cautelare personale nei confronti di 61 soggetti.

Nello specifico, le attività d’indagine sono state condotte mediante l’acquisizione e lo sviluppo delle più moderne chat criptate e corroborate dalla parallela esecuzione di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali nonché dalle più tradizionali attività di osservazione del contesto territoriale di riferimento e pedinamento dei numerosi soggetti coinvolti.

Gli ingenti quantitativi di cocaina, una volta introdotti nel Paese, sarebbero stati immagazzinati - per la successiva distribuzione - nelle basi operative e nei territori italiani

In particolare, il gruppo criminale, basato in Albania e con diramazioni organiche sul territorio nazionale, avrebbe importato in Europa la sostanza stupefacente dal Sud America mediante l’utilizzo di rotte di navigazione commerciali per poi farla giungere in Italia - via Spagna e Olanda - mediante l’utilizzo di mezzi pesanti. Gli ingenti quantitativi di cocaina, una volta introdotti nel Paese, sarebbero stati immagazzinati - per la successiva distribuzione - nelle basi operative e nei territori italiani. All’interno degli hub, i responsabili dei depositi avrebbero proceduto alla raccolta del denaro contante ricavato dalla vendita dello stupefacente da consegnare a una parallela associazione di matrice italo-cinese residente a Brescia che avrebbe «monetizzato» fatture per operazioni inesistenti per oltre 375milioni di euro.

Il gruppo criminale, basato in Albania e con diramazioni in Italia avrebbe importato in Europa la droga dal Sud America attraverso rotte di navigazione commerciali per poi farla entrare in Italia via Spagna e Olanda utilizzando mezzi pesanti.

Tale meccanismo, quindi, avrebbe determinato per i narcotrafficanti un triplice vantaggio rispetto ai più tradizionali sistemi di trasferimento dei contanti attuati attraverso il loro trasporto fisico tra le frontiere di diversi Stati: ridurre al minimo il rischio di essere scoperti nei controlli doganali e di polizia su strada, immettere nel circuito legale il provento del reato e risparmiare sulle provvigioni dovute ai trasportatori.

Sequestrati 2 milioni e mezzo di euro in contanti

Oltre alle misure cautelari, nel corso delle attività d’indagine sono già stati tratti in arresto in flagranza di reato 21 soggetti appartenenti al sodalizio e sottoposti a sequestro circa 2 milioni e mezzo di euro in contanti, 5 pistole e relative munizioni, 8 autovetture e 360 kg di sostanza stupefacente che, qualora immessa sul mercato, avrebbe potuto fruttare circa 30 milioni di euro.

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