Dopo 68 anni chiude il bar Ceo di Lurano, «memoriale» di don Resmini

PIANURA. Fondato dal papà di don Fausto e gestito dalle due sorelle il locale raccoglie i ricordi sull’amato sacerdote. «Scelta dovuta all’età».

Don Fausto Resmini amava passare di lì, anche con i «suoi» ragazzi della Comunità don Milani di Sorisole perché quella era l’attività di famiglia a cui ha sempre dimostrato di essere molto affezionato. Il Bar Ceo, però, aperto a Lurano nel 1956 dal padre di don Fausto, Giosuè, soprannominato appunto Ceo, dallo scorso primo ottobre ha chiuso i battenti.

Alla fine i suoi gestori, le sorelle del sacerdote Romilda, 77 anni, e Gisella, 80 anni, si sono dovute arrendere all’età e alla fatica. Rientrate dalla chiusura estiva di agosto hanno tenuto ancora aperto a settembre, per poi decidersi per la chiusura definitiva: «Ci dispiace molto averlo fatto – racconta Romilda –, ma oramai non avevamo più la forza di andare avanti».

Tempi dilatati

Anche perché per la famiglia Resmini la gestione del loro bar è sempre stata interpretata in un unico modo: aprire la mattina presto e chiudere fino a quando non c’è nessuno. Il che voleva dire, praticamente, alzare la serranda alle 6 e, il sabato sera, tirarla giù anche alle 2. E a nulla sono serviti i consigli dei famigliari di chiudere prima per riposarsi un po’.

Il bar Ceo davvero è stato un luogo famigliare per tutti i luranesi. Per molti di loro trovarsi dall’oggi al domani, una mattina, il locale chiuso, è stato un duro colpo: «Sono in tanti – racconta Gisella – che, in questi giorni, incontrandoci per strada ci chiedono come mai. Ma anche per noi l’età avanza». E nessuno della famiglia Resmini se l’è sentita di prendere il posto delle due sorelle. Anche perché pure gli altri due fratelli in vita hanno la loro età: Severo 84 anni e Angela 82.

Don Fausto era il più giovane ed è stato il primo a morire, a causa del Covid, nel marzo 2020 all’età di 67 anni. In sua memoria nel Bar Ceo c’è un piccolo museo: foto e articoli di giornale soprattutto su come il territorio dopo la sua morte gli ha voluto rendere omaggio. L’intitolazione del carcere di Bergamo, in via Gleno, ha commosso tutti i suoi famigliari. «Ma ci sono anche diversi oggetti – rivela Romilda – portati da alcune persone che l’hanno incontrato: in questo modo ci hanno voluto testimoniare l’importanza che Fausto ha avuto nella loro vita».

Ricordi e cimeli del cuore

C’è anche il bassorilievo che è stato utilizzato per creare il medaglione raffigurante il sacerdote che campeggia a Lurano nella piazza Concordia. Segno distintivo del bar è anche una foto in bianco e nero di Papa Giovanni XXIII che campeggia su una parete del locale dal 1963, a dimostrazione della profonda devozione della famiglia Resmini. Foto che è rimasta dov’era prima, sebbene il locale sia chiuso. Il motivo? «La nostra speranza – concludono le sorelle – è di trovare qualcuno di affidabile che voglia riaprire il bar lasciando tutto com’era. Purtroppo però, al momento, non l’abbiamo ancora trovato».

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