Disastro ferroviario, la difesa di Rfi «Giunti non sostituiti per tempo»
IN TRIBUNALE. Martedì 3 dicembre l’udienza a Milano con l’arringa degli avvocati dell’ex amministratore delegato Maurizio Gentile. La prossima udienza sarà il 28 gennaio.
«Per quel che ci riguarda, l’incidente ferroviario di Pioltello ce lo spieghiamo con un’omissione importante da parte dei manutentori locali. Se il nucleo manutentivo Rfi di Treviglio avesse operato secondo le regole che la società si è autoimposta e che sono state approvate dalla stessa Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture, non sarebbe successo quello che è poi successo». Non è parsa nutrire dubbi a riguardo l’avvocata Elisa Scaroina, che ieri, assieme alla collega Paola Severino (un passato da ministra della Giustizia del governo Monti), si è prodigata davanti ai giudici della sesta sezione del Tribunale di Milano in una lunga arringa difensiva a favore di Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana all’epoca del disastro ferroviario del 25 gennaio 2018. Disastro ferroviario, il più grave mai avvenuto in Lombardia, nel quale persero la vita tre passeggere del treno pendolari Cremona-Treviglio-Milano, tra cui Maddalena Milanesi, 61 anni, medico originario di Caravaggio, e Pierangela Tadini, 51 anni, impiegata di Misano Gera d’Adda.
Avevano individuato il guasto ed erano stati addirittura portati i giunti in loco per la sostituzione. Ma non li hanno sostituiti per tempo.
«I manutentori sapevano che cosa fare e, soprattutto, avevano tutti gli strumenti per fare tutto quello che avrebbero dovuto fare», ha insistito in aula il legale di Gentile, a processo con le accuse di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo, lesioni colpose e omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, al pari di altri sette imputati. Il legale ha poi proseguito sottolineando che «non può essere attribuita nessuna responsabilità alla catena di comando di Rfi. Avevano individuato il guasto ed erano stati addirittura portati i giunti in loco per la sostituzione. Ma non li hanno sostituiti per tempo. Che cosa mai avrebbe dovuto fare l’amministratore delegato? Andare lui a sostituire di persona i giunti danneggiati?».
La posizione della Procura
Di diverso avviso i pm milanesi Maura Ripamonti e Leonardo Lesti, che hanno chiesto di condannare Gentile a otto anni e quattro mesi di reclusione.
Il deragliamento mortale di Pioltello non è stato un fatto occasionale, legato alla colpa di “pedine” che stavano più in basso
Come hanno sostenuto in sede di requisitoria, nel luglio scorso, «il deragliamento mortale di Pioltello non è stato un fatto occasionale, legato alla colpa di “pedine” che stavano più in basso (ossia degli operai, ndr), ma è riconducibile alla colpa che arriva fino all’amministratore delegato Gentile che, in quanto datore di lavoro, aveva il dovere di garantire la sicurezza dell’intero esercizio ferroviario di Rfi». Dietro questa affermazione una precisa convinzione, quella che «un rallentamento su quel tratta sarebbe stata l’unica cosa che, esclusa la sostituzione del giunto, avrebbe potuto prevenire con certezza l’incidente».
Oltre a sollecitare due condanne a otto anni e quattro mesi per Gentile e l’ex direttore della direzione produzione di Rfi. Umberto Lebruto, la Procura ambrosiana ha chiesto altre tre condanne. Con l’udienza di ieri si è conclusa di fatto la lunga maratona difensiva da parte dei legali degli imputati. Il processo ormai è ormai in discesa e si intravede la sua fine. La prossima udienza è stata fissata il 28 gennaio. In quell’occasione ci sarà spazio per le repliche e le eventuali controrepliche delle parti.
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