Denunciato dai genitori per spaccio quando era un ragazzino: «In comunità sono rinato»
Pontirolo Stefano, denunciato dai suoi genitori quando era ancora minorenne e il suo percorso di riabilitazione. «Ora faccio il giardiniere, voglio restituire i soldi alla mia famiglia. E l’anno prossimo mi iscrivo all’Università».
È passato dall’essere denunciato alla Polizia dai suoi stessi genitori, a lavorare per pagarsi gli studi che il prossimo anno concluderà con la maturità. E il suo prossimo obbiettivo è laurearsi in Scienze dell’educazione: «Non mi ero reso conto di quanto fossi caduto in basso. Grazie allo studio e al lavoro sono tornato a vivere». È il percorso di rinascita compiuto da Stefano (è un nome di fantasia), entrato minorenne, ad aprile 2020 all’età di 16 anni, nella comunità residenziale dell’Aga (Associazione genitori antidroga) di Pontirolo. Da maggiorenne ora ha cominciato a lavorare come giardiniere per il «Il Gabbiano» di Treviglio, cooperativa sociale che a molti ex consumatori di sostanze stupefacenti presi in cura dall’Aga offre occasioni di impiego come fondamentale passo per il reinserimento sociale e il raggiungimento dell’indipendenza economica.
«Restituire i soldi ai genitori»
Il primo obbiettivo di Stefano ora è restituire i soldi che i suoi genitori hanno speso per lui a cominciare dal momento più difficile, ossia quando lo hanno denunciato alla Polizia: «Avevano capito – racconta – che fumavo hashish così non mi davano più soldi. Per tutta risposta io, arrivato in prima superiore, ho iniziato a spacciare. Così hanno deciso di denunciarmi alle Forze dell’ordine: mi ricordo ancora quando ho visto i poliziotti entrare in casa. Ovviamente lo hanno fatto per il mio bene e infatti poi non mi hanno abbandonato, pagandomi l’avvocato per affrontare il percorso giudiziario conseguente alla mia condanna per spaccio di droga».
L’affidamento all’Aga
Fortunatamente Stefano non è finito in carcere ma è stato affidato all’Aga dove ha cominciato il suo periodo di rinascita. Non solo partecipando ai percorsi terapeutici ma anche recuperando il tempo scolastico perduto. Grazie ancora all’aiuto economico dei genitori si è iscritto a una scuola privata che non richiedeva la presenza, fatta eccezione per l’esame di fine anno che ha sempre superato, riuscendo così a recuperare la seconda e la terza. «Studiare in una comunità di recupero – afferma – non è certo facile, soprattutto perché non c’è nessuno che ti può spiegare determinati contenuti. Per questo motivo sono stato contento di esserci riuscito. Ma mi mancava stare insieme ai mie coetanei, così l’anno scorso ho chiesto di poter frequentare le lezioni in presenza e gli educatori dell’Aga me l’hanno concesso».
«Amicizie vere»
Questo è stato il primo passo per il reinserimento del giovane, «bello» come lui stesso sostiene, «ma non facile perché prima le mie relazioni a scuola erano basate sul condividere il consumo di stupefacenti. Poi, invece, ho iniziato ad avere amicizie vere, non semplici da creare ma per questo motivo ancora più belle». Il secondo passo è stato quello appena compiuto, ossia avere iniziato a lavorare. Un lavoro faticoso, soprattutto nel caldo torrido di questi mesi: il giardiniere per la cooperativa «Il Gabbiano». Si tratta di un impiego che lo vede impegnato dal lunedì al sabato «un po’ pesante da sostenere – spiega – perché a volte, mentre sto strappando l’erba sotto il sole, vedo i miei coetanei andare in piscina. Ma poi penso a cosa ho fatto e quindi poi mi dico che adesso va bene così».
L’Università l’anno prossimo
Il lavoro da giardiniere per Stefano è però solo momentaneo. L’anno prossimo vuole iniziare a studiare all’Università Scienze dell’educazione, per poi un giorno diventare un educatore professionale. «Voglio mettermi in gioco con i giovani come me – conclude –. I nostri genitori sottovalutano troppo cosa facciamo: il consumo di alcol e stupefacenti già fra i minorenni è altissimo. Come viene anche sottovalutato il consumo di hashish definito una droga leggera: sono tutte stupidate. Io non ho mai assunto altro eppure è due anni che sono in comunità».
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