Colpito da un braccio meccanico, muore in cantiere a 58 anni: «Amava il lavoro e la famiglia. Era felice di ciò che faceva»

IL DRAMMA. Giuseppe Bolognini abitava a Pumenengo dove era molto conosciuto. L’infortunio mortale a Soncino: vani i soccorsi. Il ricordo del fratello, lascia una figlia di 26 anni.

Era da tempo impegnato a Soncino, nel Cremasco, in via Alda Merini 1, nel cantiere dove si sta costruendo il nuovo asilo nido comunale del paese. Ma giovedì 5 dicembre la sua giornata lavorativa si è interrotta al mattino, trasformandosi in tragedia. Giuseppe Bolognini, operaio edile di 58 anni, di Pumenengo, è morto colpito dal braccio meccanico di una betonpompa . Quando è stato colpito, il cinquantottenne si trovava nel cortile al di fuori dell’edificio in costruzione, ma comunque sempre all’interno del perimetro del cantiere. Bolognini aveva una figlia, Chiara, di 26 anni, e un fratello, Gianbattista. Sono stati loro i primi ad accorrere nella cittadina in provincia di Cremona non appena sono stati informati di quando accaduto dalle forze dell’ordine.

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La betonpompa per le gettate di cemento

Giunti però sul posto, non hanno potuto fare altro che rimanere all’esterno del cantiere, nell’attesa di informazioni che poi sono state fornite loro una volta condotti alla stazione dei carabinieri di Soncino. La tragedia si è consumata intorno alle 11. Nella ricostruzione dell’accaduto e nell’individuazione di eventuali responsabilità sono impegnati, oltre alle

forze dell’ordine, anche i tecnici del dipartimento sicurezza sul lavoro dell’Ats Valpadana di Cremona, arrivati in via Merini non appena informati dell’accaduto. Poco prima dell’infortunio mortale, dentro il cantiere del nuovo asilo nido era giunta una betonpompa per l’esecuzione di alcune gettate di cemento: questo tipo di macchinario consente infatti sia di trasportare il calcestruzzo in una betoniera, sia di trasferirlo all’esterno, attraverso una pompa, per le gettate. Secondo una prima ricostruzione, il macchinario di lavoro aveva abbassato le staffe per ancorarsi al terreno. Dopodiché aveva alzato ed esteso il suo lungo braccio meccanico da cui sarebbe dovuto uscire il cemento per effettuate le gettate. A questo punto, però, il terreno sotto le staffe della betonpompa, probabilmente per il suo peso, è ceduto, facendo inclinare il macchinario. Ed è a allora che il braccio meccanico, in quel momento esteso per tutta la lunghezza del cantiere, è caduto, colpendo Bolognini in pieno sulla testa, con la sua parte finale, e sfiorando il braccio di un altro operaio che si trovava a fianco a lui.

La situazione è apparsa subito grave

Inclinandosi, la betonpompa è anche andata addosso a un ponteggio. Ma nessun altro operaio è rimasto fortunatamente coinvolto. Subito accortisi di quanto accaduto, tutti gli altri lavoratori impegnati in quel momento in cantiere sono corsi verso il cinquantottenne per cercare di soccorrerlo. Capita la gravità della situazione, hanno immediatamente dato l’allarme, chiamando il 118. Sul posto sono intervenuti un’automedica, un’ambulanza e l’elisoccorso di Brescia. Le condizioni di Bolognini sono apparse subito disperate: i soccorritori hanno cercato a lungo di rianimarlo. Alla fine, però, non hanno potuto purtroppo fare altro che constatarne la morte sul posto. Oltre ai carabinieri della stazione di Soncino e ai tecnici dell’Ats Valpadana, in via Merini sono intervenuti anche i vigili del fuoco di Brescia per la messa in sicurezza del cantiere.

Molto conosciuto a Pumenengo

La salma di Bolognini è stata poi trasportata e composta nella camera mortuaria del cimitero di Cremona, dove si trova a disposizione dell’autorità giudiziaria. Sarà probabilmente sottoposta all’autopsia. La data dei funerali non è quindi ancora nota. Maggiori informazioni si avranno all’inizio della prossima settimana. La notizia della tragedia è arrivata subito a Pumenengo, dove il cinquantottenne era molto conosciuto. Da tutti coloro che lo conoscevano viene descritto come «un uomo tutto casa e lavoro» e molto buono: «Io sono straniera, ma ormai vivo a Pumenengo da tanto tempo – racconta una vicina di casa –. All’inizio Giuseppe ha aiutato molto me e la mia famiglia. Mio marito ha lavorato insieme a lui per due anni. Veniva spesso a casa nostra e per ogni necessità c’era sempre. Aveva un cuore d’oro. Sono sconvolta per quanto accaduto».

Bolognini viveva con la figlia in una abitazione in via Tintorie, dove risiedono anche l’anziana madre Teresa, di 85 anni, e il fratello Gianbattista con la sua famiglia, tra cui la moglie Cristina Ottolini, consigliere comunale a Romano di Lombardia e il figlio Federico, consigliere comunale invece a Pumenengo. Bolognini sei anni fa aveva perso la moglie Luisa per un infarto. Una tragedia che aveva colpito duramente lui e la figlia. Ma da qualche anno il cinquantottenne si era rifatto una vita con un nuova compagna, Pasqualina.

La comunità di Pumenengo è rimasta molto scossa dalla tragedia: «Siamo un piccolo paese e ci conosciamo tutti – sostiene affranto il sindaco Mauro Barelli –. Giuseppe era una persona seria e benvoluta. Quanto accaduto mi ha lasciato letteralmente di sasso». Il pensiero del primo cittadino va poi alle morti sul lavoro: «La perdita di persone che muoiono sul posto di lavoro è insopportabile. Perché non si riesce a debellare questa piaga?».

Felice del suo lavoro

«E pensare che era felice di lavorare in quel cantiere a Soncino perché era vicino a casa». Queste le parole di Gianbattista Bolognini, fratello di Giuseppe. Il fratello del defunto, saputo cosa era accaduto, è subito corso a Soncino insieme alla nipote Chiara, figlia ventiseienne di Giuseppe: «Ma non ci hanno fatto avvicinare – racconta ancora Gianbattista –. Poi i carabinieri ci hanno accompagnato in caserma e ci hanno spiegato cosa era accaduto: incredibile».

Il dolore dei famigliari

I familiari di Bolognini hanno avuto la conferma della tragedia dai carabinieri che si sono recati ad avvisarli nella loro abitazione in via Tintorie. Ma qualche informazione era già arrivata loro da alcune telefonate. «Mi ha chiamato una mia amica – racconta la cognata del defunto, Cristina Ottolini, consigliere comunale a Romano – e mi ha chiesto se andava tutto bene. Le ho risposto “perché?”. Allora mi ha informato delle notizie che già giravano sul web su quanto era appena accaduto a Soncino: non ci volevo credere».

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Sei anni fa la perdita della moglie Luisa

Dai suoi familiari Giuseppe Bolognini viene ricordato come un uomo particolarmente buono e calmo, dedito al suo lavoro, che faceva da quando era un ragazzo, e alla sua famiglia. Sei anni fa era morta la moglie Luisa per un infarto: «Quando era accaduta questa tragedia – racconta ancora la cognata – eravamo rimasti tutti sotto choc. Ma poi Giuseppe si era rifatto una vita con la sua nuova compagna Pasqualina e tutto aveva ricominciato ad andare bene. Anche per la figlia Chiara che ora si trova ad affrontare un altro dramma. Siamo sconvolti e non riusciamo a smettere di piangere».

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