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Cologno, uccise la compagna in casa: assolto per vizio totale di mente
LA SENTENZA. Il 48enne nigeriano dovrà rimanere in una Rems per otto anni. Il pm chiedeva un ricovero da 25 anni, la difesa da dieci.
Assolto per la totale incapacità di intendere e volere al momento dei fatti. Ma Aimiose Osarumwense, il nigeriano 46enne che il 28 marzo dello scorso anno uccise a coltellate la compagna Joy Omoragbon, 48 anni, nel monolocale di Cologno al Serio dove abitavano, dovrà rimanere in Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) per almeno otto anni. Lo ha deciso mercoledì 26 febbraio la Corte d’assise di Bergamo presieduta da Patrizia Ingrascì (a latere Francesca Mazza).
«Se non curato, il 46enne potrebbe avere degli «atteggiamenti deliranti»
La perizia dello psichiatra Massimo Biza, incaricato dal tribunale, aveva già stabilito il vizio di ment e. Da un ulteriore approfondimento specialistico era emerso che l’imputato è anche socialmente molto pericoloso. In quest’ultima integrazione, effettuata nei mesi scorsi su richiesta della Procura, si era stabilito che, se non curato, il 46enne potrebbe avere degli «atteggiamenti deliranti».
Già nel 2011 e nel 2013 (dopo un’aggressione alla compagna) il nigeriano fu ricoverato in psichiatria. L’uomo era restio alla terapia farmacologica, ma dal 2015 al 2018 prese a frequentare mensilmente il Cps dove gli veniva somministrata tramite puntura. Nel 2019 fu lui a chiedere un «rafforzamento» della terapia. Fino al 2023, quando assicurò di stare meglio e di non voler più assumere medicinali.
Nella residenza di Castiglione
Anche nella Rems di Castiglione delle Stiviere, dove si trova, Osarumwense ha parlato di «una possessione demoniaca» che farebbe riferimento a qualche «colpa del padre», affermando che quando accoltellò più volte la compagna «era presente un suo parente», mentre invece la coppia era sola. Nei suoi racconti c’è persino Joy Omoragbon. Che, secondo l’imputato , «non è morta».
L’assoluzione per incapacità di intendere e volere era stata invocata sia dal pm Laura Cocucci che dal difensore Francesco Pierotti. Il primo aveva chiesto il ricovero nella Rems per 25 anni; il secondo per 10 anni. Sulla durata è stata più clemente la Corte d’assise, anche se il periodo decretato nel casi di pazienti psichiatrici è elastico: ogni sei mesi vengono sottoposti a controlli sulla pericolosità sociale e, se gli accertamenti danno esito positivo, si può andare oltre il termine fissato dai giudici. Insomma, un paziente rimane nella Rems fino a quando non viene eventualmente giudicato non più pericoloso dal punto di vista sociale.
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