Canone antenne, tre Comuni sfidano i gestori telefonici
LA CONTESA. Alla base interpretazioni diverse della norma. In gioco mezzo milione di euro. Mediazione tra Fara Gera d’Adda, Osio Sopra e Caravaggio e le società.
È in corso una contesa fra alcuni Comuni della pianura e i gestori telefonici. Motivo dello scontro, arrivato nelle aule del Tribunale, è il pagamento delle concessioni e locazioni di immobili comunali che accolgono le antenne o altri impianti per la telefonia mobile dei privati. Fara Gera d’Adda, Caravaggio e Osio Sopra vantano nei confronti del gestore Inwit, e in parte inferiore di Vodafone, crediti per oltre 500mila euro di canoni non pagati. E per tutti e tre i casi è al momento in corso una mediazione giudiziaria per valutare se è possibile trovare un accordo fra le parti.
Cosa prevede la norma
Negli ultimi anni il legislatore, per agevolare il settore delle telecomunicazioni considerato strategico, ha introdotto diverse normative che hanno spinto i gestori telefonici a chiedere ai Comuni revisioni al ribasso dei contratti in essere. L’ultima, che ha avuto grande impatto, è stata la legge 160 del 2019 in cui si legge (al comma 381-bis) che «gli operatori che forniscono i servizi di pubblica utilità di reti e infrastrutture di comunicazione elettronica sono soggetti a un canone annuo pari a 800 euro per ogni impianto insistente sul territorio di ciascun ente». A fronte di questo agli enti locali sono presto arrivate richieste per l’applicazione di questo canone.
Le interpretazioni della giurisprudenza
I Comuni, da parte loro, non si sono detti favorevoli e hanno richiamato le interpretazioni della medesima legge che la giurisprudenza ha dato successivamente. Secondo queste ultime il canone annuo da 800 euro, meglio noto come «canone antenne», deve essere applicato solo per gli impianti telefonici installati sul patrimonio indisponibile dei Comuni, cioè quei beni che hanno una funzione pubblica effettiva e attuale. E il motivo è che solo in questi casi l’ente è tenuto a garantire equità alle società, a garanzia dell’offerta di servizi privati di pubblica utilità. Per i beni disponibili, invece, valgono sostanzialmente le regole del mercato.
Decreti ingiuntivi per un totale di circa mezzo milione
Ecco che allora il Comune di Fara Gera d’Adda si è rivolto al Tribunale di Bergamo per i canoni che non gli vengono versati dal 2014. E i giudici hanno emesso nei confronti di Inwit e Vodafone decreti ingiuntivi per circa 240mila euro. Decreti contro i quali i gestori telefonici hanno presentato opposizione.
Il sindaco di Fara: «Le antenne in questione sono installate su terreni che appartengono tutti al nostro patrimonio disponibile»
E ora è in corso la fase di mediazione: «Quei soldi ci spettano – sostiene il sindaco di Fara, Raffaele Assanelli –. Le antenne in questione sono installate su terreni che appartengono tutti al nostro patrimonio disponibile». Dello stesso avviso il sindaco di Osio Sopra, Luca Colleoni. In questo caso il Comune vanta nei confronti di Inwit un credito di circa 300mila euro per canoni non pagati dal 2020, riguardanti antenne installate sull’ex torre piezometrica del paese.
Anche a favore di Osio Sopra è stato emesso un decreto ingiuntivo nei confronti di Inwit a cui il gestore telefonico ha presentato opposizione. E pure in questo caso è in corso una mediazione: «Auspico che possa concludersi con esito positivo – commenta il primo cittadino –. Si tratta di denaro che ci spetta e che desidero utilizzare a beneficio della cittadinanza».
Inferiore è invece il credito, pari a 66mila euro, che Caravaggio deve incassare da Inwit per tre anni di canone non pagato per un’antenna installata su un palazzo di case comunali. Il Comune si è già visto dare ragione dalla Corte d’Appello di Brescia e, come per gli altri due casi, anche qui è in corso una mediazione «che speriamo vada a buon fine – sottolinea Claudio Bolandrini –. Fortunatamente, quando abbiamo visto che l’operatore non pagava, ci siamo mossi subito: in questo modo abbiamo evitato che il nostro credito lievitasse a cifre molto più importanti».
Inwit ha chiesto la puntuale attuazione della normativa
Sentita in merito ai casi di Fara, Osio Sopra e Caravaggio, Inwit ha evidenziato che «le semplificazioni normative adottate a livello nazionale non sempre vengono rispettate a livello locale. Molto frequentemente, inoltre, regolamenti e prassi locali non assecondano un passo adeguato nella realizzazione delle indispensabili infrastrutture per le telecomunicazioni mobili come quelle di Inwit, che la normativa configura, non a caso, come opere di urbanizzazione primaria, prioritarie in quanto aventi carattere di pubblica utilità». Ecco che allora la società, «dopo aver tentato la via del dialogo – fa sapere –, si è rivolta al Tribunale competente per chiedere la puntuale attuazione della normativa di riferimento applicabile».
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