Campi e alberi imbiancati: torna la poesia della galaverna
Con le prime gelate torna lo spettacolo mattutino in pianura e non solo.
È tornata, con il primo gelo, la galaverna, vocabolo tutt’altro che dialettale che descrive la singolarità naturale di campi e alberi nelle freddolose mattinate - le ultime, da domenica - impreziosite di bellezza arabescata . La galaverna, di lontana reminiscenza lombarda e di manzoniana memoria, racconta un paesaggio sottozero che subisce un incanto quasi misterioso e cambia volto: ogni cosa, in quel particolare momento, perlopiù mattutino, assume una dimensione di inedita poesia.
Laddove le campagne, brulle in questo periodo, sono avvolte dal gelo con l’apporto di un po’ di nebbia – che poi scompare lasciando spazio al sole – ebbene lì si costituisce questa gioiosa meraviglia, brinata inconsueta e affascinante. L’armonia che ne trasuda si coniuga con la bellezza, uno sprazzo di intima suggestione che irrompe in un mondo perlopiù lontano dall’apprezzare la semplicità e la delicatezza primitiva della natura . Guardare in queste mattinate un campo rivestito di bianco candore o alberi trapuntati di goccioline raggelate, se ci avvicina ancor più alla tenerezza della terra di pianura rendendola intensamente amica, racconta come questo territorio contenga i germi di una bellezza rara, da amare e da conservare nella sua splendida integrità ambientale. E consente di innamorarci ancor più di casa nostra, della pianura che si estende dalla Bassa bergamasca, dalla zona di Treviglio al Cremasco e al Lodigiano: qui fra nebbie, caldo asfissiante estivo e rigore invernale, domina il silenzio operoso, ovattato e amorevole delle campagne a perdita d’occhio.
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