Calcinate, sciolto il Consiglio comunale. Arriva il commissario Domenico Marino

LA CRISI. Come più volte paventato, giovedì i tre gruppi all’opposizione hanno presentato le dimissioni in municipio in tempo per poter andare al voto nella prima tornata utile. Il Prefetto ha nominato il commissario, sarà il vice prefetto aggiunto Domenico Marino.

Nessuna sorpresa, era nell’aria da tempo: da giovedì l’amministrazione comunale di Calcinate è sciolta. Dopo gli annunci delle ultime settimane e giorni, infatti, ieri alle 16,30 i tre gruppi consiliari di opposizione – «Controcorrente per ripartire», «Impegno Civico» e «Lista Lorena Boni - Impegno per Calcinate» – hanno rassegnato le dimissioni. Appena in tempo per poter andare al voto alla prima tornata elettorale tra aprile e giugno: rientrano nel voto di primavera, infatti, i Municipi i cui Consigli vengano sciolti, per motivi diversi dalla scadenza naturale, entro il 24 febbraio. Intanto sarà commissariamento.

La nomina del commissario

Nella mattinata di venerdì è arrivata la comunicazione della Prefettura: «Il Prefetto di Bergamo, Luca Rotondi, a seguito delle dimissioni contestuali rassegnate in data odierna da 7 dei 12 consiglieri comunali, ha disposto la sospensione del Consiglio Comunale di Calcinate per impossibilità di funzionamento dell’organo consiliare ed ha nominato Commissario prefettizio per la provvisoria amministrazione del Comune, in attesa del decreto di scioglimento del Consiglio da parte del Presidente della Repubblica, il Viceprefetto Aggiunto in servizio presso la Prefettura di Bergamo, dr. Domenico Marino, con i poteri di Sindaco, giunta e consiglio».

Un destino già scritto

Un destino che sembrava già scritto da tempo ormai, almeno da quando lo scorso ottobre, in seguito a visioni opposte emerse in fase di adozione del Piano di governo del territorio, un pezzo della maggioranza guidata dal sindaco Angelo Orlando era finita all’opposizione, creando il gruppo «Impegno Civico». Nella nuova minoranza erano confluiti i consiglieri Paola Taiocchi, sollevata dall’incarico di assessore dal sindaco, il già capogruppo di maggioranza Ubaldo Del Carro e l’ex consigliere di maggioranza Angelo Luisoni. Con sette consiglieri di opposizione - oltre ai tre «dissidenti», Lorena Boni e Antonio Barbarisi del gruppo «Impegno per Calcinate», Laura Lorenzi e Sonia Volpi di «Controcorrente per ripartire» - la maggioranza in Consiglio era venuta meno, di fatto congelando l’azione amministrativa degli ultimi quattro mesi. Fino ad arrivare alla rottura definitiva: la mancata convocazione del Consiglio comunale in cui si sarebbe dovuto discutere del bilancio di previsione, su cui le tre opposizioni avevano anticipato il voto contrario. L’«ultimatum» dato dalle minoranze per convocare la riunione è scaduto ieri: non essendo pervenuta nessuna comunicazione in merito, ieri pomeriggio, come avevano anticipato, si sono presentate in municipio per consegnare le dimissioni.

Le posizioni di maggioranza e opposizione

«Il sindaco – scrive “Impegno per Calcinate” in una nota – ha contraddetto le proprie dichiarazioni, ritardando la convocazione del Consiglio comunale e scegliendo una strategia che avrebbe portato a un commissariamento lungo e dannoso per il paese. Per evitare questa paralisi amministrativa di ben 15 mesi, il nostro gruppo ha preso una decisione cruciale: dimettersi al momento giusto per ridurre lo stallo a soli 90 giorni». Parla di «pagina triste della politica calcinatese» il gruppo «Controcorrente per ripartire», condannando l’operato di «un sindaco che, invece di assumersi le sue responsabilità, le scarica sulle opposizioni» e di «un gruppo di maggioranza che in soli due anni si è sfasciato non sapendo superare personalismi e protagonismi e andare oltre».

Riguardo alle dimissioni, i consiglieri si dicono «consci della responsabilità che ci stiamo assumendo e siamo sicuri di agire nell’interesse dei calcinatesi, per permettere di indire nuove elezioni e trovare finalmente una stabilità politica e amministrativa». I tre fuoriusciti dalla maggioranza sostengono che «questa crisi è stata prodotta dalla volontà del sindaco di perseguire, nel Pgt, scelte contrarie al programma condiviso. La nostra – aggiungono – non è una decisione presa con leggerezza, ma l’esito obbligato di un percorso con il quale, fin dall’inizio, abbiamo cercato di lavorare per trovare una soluzione responsabile e istituzionalmente corretta alla crisi in corso».

«Concludo questa esperienza con rammarico e molta amarezza – dice Orlando –. Rispetto le posizioni politiche pur non condividendole e anzi ritengo che con un impegno superiore e una visione meno personalistica e più consapevole dei reali bisogni del paese si sarebbero potuti raggiungere altri obiettivi».

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