Al Guggenheim Museum
sfila un trattore di Treviglio
Un enorme trattore del gruppo Same Deutz-Fahr di Treviglio, dalla linea futuribile e un po’ aggressiva, con mastodontiche ruote, parcheggiato in piena Fifth Avenue.
Piantato lì, a troneggiare giusto davanti all’ingresso principale del Solomon R. Guggenheim Museum, con l’arco dei suoi parafanghi che fa eco alle celebri «curves» del Frank Lloyd Wright’s building.
Un simbolo del lavoro agricolo, nel cuore della città più città del mondo. Non è un fotomontaggio, ma il frutto della provocatoria inventiva dell’architetto, urbanista, saggista olandese, Rem Koolhaas, curatore, con il suo studio di ricerca e design AMO, della mostra «Countryside, The Future», allestita, fino al 14 agosto al museo nel centro di New York.
Il grande, di per sé iconico trattore di Sdf è il pezzo di benvenuto. «Siamo orgogliosi del fatto che il nostro modello di punta, il trattore Deutz Fahr 9340 TTV Warrior», mezzo per impieghi gravosi, gestibile da remoto tramite computer, sia stato scelto da uno dei più celebri musei al mondo come “icona” della manifestazione», dice il presidente onorario di Sdf, Vittorio Carozza. «Il trattore, che con il suo avvento ha rivoluzionato l’agricoltura nel XIX secolo, si è trasformato in una piattaforma di lavoro computerizzata, dotata di una serie di dispositivi e sensori che generano un’interfaccia digitale sempre più sofisticata tra conducente e terreno.
Ogni azione, dalla semina al diserbo, è sempre più specifica, più attenta al singolo dettaglio, per generare maggiori raccolti e i minori sprechi. Essere parte di questo progetto a New York rappresenta un ulteriore riconoscimento all’impegno di Deutz-Fahr nei confronti del design e delle tecnologie d’avanguardia». Il 9340 TT Warrior, bestione supertecnologico da oltre 15 tonnellate, è posto accanto a un modulo dove, sotto la luce ottimizzata di Led apparentemente rosa, vengono coltivati circa 45 kg di pomodori alla settimana. Di fronte, Central Park, polmone verde di una città di asfalto, vetro e cemento. La presenza di un trattore sulla Fifth Avenue può apparire, ovviamente, assurda e fuori luogo, ma questo è proprio l’effetto atteso. Rem Koolhaas desidera che gli abitanti delle città si rendano più sensibilmente conto dell’altro 98% della superficie terrestre non urbana. Ed è per questo che i visitatori ricevono i primi assaggi della mostra dal Deutz-Fahr parcheggiato all’esterno. «Siamo stati felici», ha affermato Koolhaas, «di annunciare la mostra con la brutale e rara presenza a New York di un enorme trattore». Un progetto destinato, come nelle intenzioni dei curatori, ad essere oggetto di dibattito e polemiche, nato da un rapporto molto stretto con alcune università (Harvard, Pechino, Wageningen, Nairobi).
«Questa non è una mostra d’arte», ha postato Troy Conrad Therrien, curatore delle iniziative d’Architettura e digitali del Guggenheim, «e nemmeno un’esposizione d’Architettura. È qualcosa d’altro. Antropologica, sociologica, politica. Volevamo che gli spettatori sapessero, appena arrivati alla sede dell’esposizione, ancor prima di entrare, che le loro attese sarebbero state destabilizzate: per questo abbiamo messo un trattore proprio davanti all’ingresso».
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