Addio a Vincenzo, anima di Zingonia. Ha visto l’età dello splendore e il degrado

IL LUTTO. Era arrivato nel 1966 dalla Sicilia e nel quartiere aveva aperto una tipografia. Negli ultimi anni si era dedicato a divulgare, con mostre e lezioni, la storia del paese.

Zingonia piange uno dei suoi primi abitanti, forse il più affezionato a quel quartiere che ha amato profondamente, spendendosi sempre per ricordarne i fasti del passato e per promuoverne la rinascita dal degrado.

All’ospedale Papa Giovanni di Bergamo è morto lunedì 17 marzo, all’età di 83 anni, Vincenzo Profita. Se ne è andato circondato dall’affetto delle figlie Marilena e Debora e dalla moglie Letizia che era sempre al suo fianco e che lo rimproverava spesso affettuosamente «perché – gli diceva – stai sempre a parlare di Zingonia».

A Zingonia dalla Sicilia

Profita, di origini siciliane, era giunto in Bergamasca nel novembre 1966 perché gli era stato offerto un lavoro in una legatoria. E, come gli piaceva sempre ricordare, «c’era una nebbia così fitta che non riuscivo a guidare». Nel dicembre dello stesso anno era tornato in Sicilia per sposarsi. Quindi, con la moglie, era risalito a Zingonia per andare a vivere nel condominio Anna 2, uno dei sei condomini simbolo del degrado del quartiere abbattuti nel 2019. Questo particolare evidenzia come Profita abbia vissuto sulla sua pelle la storia di Zingonia (ha abitato anche a «Le 4 torri», in via Oleandri, prima di costruirsi la sua villetta in corso America). E del quartiere l’ottantatreenne ha conosciuto anche il fondatore, Renzo Zingone: «Fu lui – era un altro aneddoto che raccontava spesso – a convincermi a costruire il mio primo capannone: “A Zingonia manca una tipografia”, mi disse. Così, dopo cinque anni a lavorare sotto padrone, decisi di mettermi in proprio».

Dallo splendore al degrado

E nacque cosi la tipografia Print Office che, a malincuore, chiuse nel 2022. Nel 2016 Profita, per celebrare i 50 anni di vita a Zingonia, aveva affisso uno striscione sulla cancellata della sua tipografia che recitava: «50 anni vissuti a Zingonia felicemente». Mezzo secolo in cui ha vissuto tutto del quartiere: dal suo momento di massimo splendore negli Anni ’70 con ristoranti, bar, balere piene di fermento. Fino a quello di maggior degrado, a partire dalla fine degli Anni ’90, che visse anche in questo caso da vicino: nel marzo 2013, nella via della sua tipografia, un giovane marocchino fu ucciso con una bottigliata alla gola. A casa sua Profita teneva un vero e proprio archivio di giornali, fotografie, documenti che raccontano la storia di Zingonia. E dopo che era andato in pensione si era dedicato anima e corpo a divulgare, con mostre e lezioni, il suo sapere nelle scuole del territorio. Negli ultimi anni si diceva inoltre felice del percorso di rinascita in corso del quartiere, anche se non era mai completamente soddisfatto. E così non mancava di sferzare gli amministratori ( e non si faceva scrupoli a telefonar loro direttamente) a fare meglio, soprattutto per quanto riguardava la zona produttiva, che lui considerava la vera anima di Zingonia. «In sua memoria porteremo avanti la sua opera – afferma la figlia Debora –. Ciò che Zingonia era stata e quello che aveva rappresentato all’epoca della sua nascita non verrà dimenticato. Come spero non venga dimenticato il bene che, nel massimo delle sue possibilità, papà ha sempre cercato di fare per questo quartiere». La camera ardente rimarrà all’allestita al Papa Giovanni fino a domani. Poi la salma verrà portata per la cremazione al Tempio crematorio di Bergamo.

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