Addio piccola Giorgia, guerriera col sorriso
Fornovo. Aveva 9 anni, la sua sindrome rarissima, unico caso in Italia. «Tutti l’hanno amata tantissimo».
Il sorriso di Giorgia la guerriera si è spento, ma continuerà ad emanare la sua luce limpida sui tanti – grandi e bambini – che l’hanno conosciuta. Martedì mattina, nella chiesa parrocchiale di Fornovo San Giovanni, sarà una festa dei Santi con un piccolo angelo in più da tenersi stretto al cuore. L’ultimo saluto, il funerale celebrato alle 10.30 – l’ora della «Messa alta» – sarà un commosso dolce addio a Giorgia Chinaglia, la bambina di 9 anni mancata venerdì all’ospedale Papa Giovanni XXIII dopo una vita segnata dalla malattia.
Ma mamma Monica e papà Stefano, insieme ai tre fratelli Manuel, Dalila e Matteo e ai tanti parenti che l’hanno coccolata in questi anni, sanno quanto la sua vita non si limiti alla parola «malattia». C’erano gli agguati della sua mamma a farle «Bu» per riceverne in cambio un versetto e un sorriso largo largo. Ci sono stati sì i viaggi di ospedale in ospedale per dare un nome alla sua malattia – la Wwoxree, encefalopatia evolutiva, una sindrome talmente rara che Giorgia era l’unico caso in Italia –, ci sono state le crisi e i ricoveri, ma non si possono dimenticare i giorni felici in classe, alla scuola primaria del paese, insieme ai compagni della quarta C. E non si scordano i pomeriggi a fare ippoterapia, in piscina oppure a spasso in paese. « Abbiamo voluto, per quanto possibile, che Giorgia vivesse la sua vita come gli altri bambini» spiegano i genitori. Mamma Monica trova la forza, al telefono, di aprirsi oltre un dolore così grande che non si può raccontare, ma lei racconta «le feste a scuola: nei filmini fatti dalle maestre lei c’era sempre, ben truccata e vestita. L’hanno amata tantissimo».
E sono tanti «i messaggi vocali che i suoi amici ci hanno inviato in questi ultimi tempi – racconta ancora mamma Monica –: era ricoverata al Papa Giovanni da 20 giorni per una polmonite che non passava». È morta lì, nella terapia intensiva pediatrica «che insieme alla pediatria è il top dei top e lo diciamo dopo aver girato mezza Italia» aggiungono i Chinaglia. Ora, sulla sua bara, accanto a lei nella Cascina Fornace c’è il suo topolino «e c’è tanto rumore, quello delle tante persone che sono venute a trovarci, lo stesso rumore in cui l’abbiamo sempre immersa per stimolarla: le piaceva il baccano».
La diagnosi
A poche ore dall’ultimo saluto alla sua piccola, mamma Monica ha la forza di ricordare quando «mi accorsi che qualcosa non andava: aveva 40 giorni di vita» e con caparbietà convinse i medici dell’ospedale di Treviglio, dove era nata, a indagare: «Non era solo reflusso gastroesofageo, c’erano anche crisi epilettiche che a prima vista parevano solo sussulti». Soltanto dopo i viaggi all’istituto «Besta» di Milano, poi al centro «Nostra Famiglia» di Bosisio Parini, è arrivata la diagnosi: «Una sindrome rarissima, lei è l’unico caso in Italia e altri tre erano in Francia, già deceduti».
«Eri la nostra certezza e ora non ci sei più», hanno fatto scrivere sull’annuncio di morte. E a chi li disturba nel pieno della veglia per un ricordo rispondono salutando con un «Grazie, un abbraccio». Senza fine.
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