A 9 mesi un tumore raro, il «piccolo Edo» oggi ha 18 anni: «Salvato dalla generosità»

LA STORIA. Un viaggio reso possibile dalle donazioni: arrivarono a 200mila euro. La mamma: «Travolti da un’ondata di amore».

«Mi piacerebbe, un giorno, visitare gli Stati Uniti: dopo l’operazione che mi ha salvato la vita, non ci sono più tornato. In fondo, è anche grazie all’America se oggi sono qui e sto bene». Ha compiuto 18 anni il 22 agosto Edoardo Borleri, di Urgnano, che oggi frequenta il quinto anno di Informatica all’Istituto statale Archimede di Treviglio. Ama lo sport e nel 2007, quando aveva appena nove mesi, tutti lo avevano imparato a conoscere come «il piccolo Edo». Nato con un linfangioma multicistico gigante a grappolo al collo e al torace, 17 anni fa la sua storia aveva commosso tutti, facendo partire una gara di solidarietà che, in poco tempo, gli aveva permesso di raggiungere gli Stati Uniti ed essere operato al Children’s Hospital di Seattle, dato che in Italia nessun centro era in grado di assicurare la buona riuscita dell’intervento, a causa della rarità della patologia.

L’unica ancora di salvezza

Una rarissima forma tumorale di origine linfatica, benigna ma potenzialmente mortale perché, crescendo, avrebbe potuto intaccare laringe, trachea ed esofago, soffocandolo. L’unico modo per salvarlo era intervenire chirurgicamente al più presto. Solo che l’unico centro in grado di effettuare l’operazione si trovava Oltreoceano e bisognava sborsare più di 200mila euro tra viaggio e intervento. I genitori, Elisabetta e Domenico, non avrebbero mai potuto raccogliere da soli l’ingente cifra necessaria. Somma che è stata raggiunta in breve tempo, grazie alla generosità di tanti cittadini, gruppi e associazioni, e all’aiuto del professor Luciano Minelli, chirurgo pediatrico degli allora Ospedali Riuniti (oggi specialista in chirurgia pediatrica presso il reparto di Chirurgia del Policlinico San Pietro), che per primo aveva preso a cuore e seguito fino in fondo la vicenda di Edoardo.

E sabato 7 dicembre, nella sede della polisportiva di Urgnano proprio insieme al professor Minelli, con cui Edoardo ha ormai instaurato un rapporto filiale («È il suo angelo» dice mamma Elisabetta) la famiglia ha voluto ringraziare nuovamente le tante persone che hanno permesso quel viaggio della speranza permettendo a Edo di guarire completamente e crescere sano. «Mi sembra di tornare a 18 anni fa, all’angoscia e alla speranza di quel periodo» si commuove mamma Elisabetta, a raccontare quell’ondata di amore inaspettata che li travolti. La raccolta fondi era partita dall’asilo paritario di Urgnano, frequentato dalla figlia primogenita Eleonora. «Grazie a suor Maria Rosa, che allora era direttrice della scuola, il caso di Edoardo ha cominciato ad essere conosciuto in tutta la provincia. Abbiamo partecipato anche a manifestazioni, eventi sportivi, e tra le donazioni più generose c’è stata la curva Nord dell’Atalanta. A tutti loro, ancora oggi, va il nostro infinito grazie». Per convogliare al meglio la raccolta fondi, era stata creata anche un’associazione chiamata «Gioia onlus», alla cui inaugurazione aveva partecipato anche padre Fulgenzio Cortesi, il grande missionario passionista di Castel Rozzone, mancato nel 2021, fondatore del Villaggio della Gioia in Tanzania.

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