La salute / Bergamo Città
Domenica 05 Marzo 2023
Un «over 65» ogni tre è alle prese con la sordità
Ipoacusia. Si tratta comunque di una patologia che può interessare tutte le fasce d’età, anche quelle più piccole.
Sono circa 7 milioni le persone in Italia con ipoacusia, la patologia che comporta la riduzione o perdita dell’udito. Tuttavia, malgrado la sua diffusione, meno di un terzo della popolazione ha effettuato un controllo dell’udito negli ultimi 5 anni e più della metà non l’ha mai fatto. Un altro dato allarmante è che, secondo le stime dell’OMS, entro il 2050 circa una persona su cinque sperimenterà una forma di diminuzione della capacità uditiva. La Giornata mondiale dell’udito dello scorso 3 marzo ha quindi l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica a non trascurare la salute del nostro senso uditivo. Ne parliamo con il dottor Giovanni Cugini, responsabile dell’Otorinolaringoiatria di Humanitas Castelli di Bergamo.
Dottor Cugini, chi sono le persone più colpite da sordità?
«In Italia riguarda una persona su tre tra gli over 65. Ma si tratta di una patologia che può interessare tutte le fasce d’età, anche i più piccoli. Tanto è vero che la sordità neonatale è il difetto sensitivo ereditario più frequente nei neonati e, se non diagnosticata e trattata precocemente, può portare a deficit in grado di influire negativamente sullo sviluppo neurosensoriale, di apprendimento e inserimento sociale del bambino. Sicuramente però vi è un aumento significativo dei casi con l’avanzare dell’età, arrivando a toccare il 50% dell’incidenza oltre gli 80 anni».
Quali sono le cause?
«La sordità può essere congenita, conseguenza di malattie infettive come rosolia, morbillo e meningite o anche di una particolare conformazione anatomica dell’orecchio, facilmente trattabile, che non permette il corretto drenaggio del muco dall’orecchio medio. In età avanzata è dovuta al progressivo e graduale invecchiamento delle strutture nervose dell’udito che comporta una difficoltà a livello uditivo, inizialmente solo sui suoni ad alta frequenza e poi via via anche sui suoni a media e infine bassa intensità».
La familiarità può essere un fattore?
«Sì, infatti raccomandiamo a chi ha parenti che hanno cominciato a sentire poco in giovane età di fare controlli periodici, annuali o ogni due, per scoprire precocemente ed eventualmente trattare efficacemente patologie come l’otosclerosi (una malattia dell’orecchio medio che può portare a una forma di sordità)».
Conta l’esposizione ai rumori?
«Conta molto. Tanto è vero che in età adulta l’esposizione al rumore professionale e non è, insieme al fisiologico invecchiamento (chiamato presbiacusia), tra le principali causa di sordità. I rumori sono al centro dell’attenzione anche dell’OMS che stima che, a causa di abitudini di ascolto non sicure, oltre un miliardo di giovani nel mondo potrebbe essere a rischio di perdita dell’udito».
Si può parlare di prevenzione?
«Sicuramente. La prevenzione può iniziare sin dai primissimi giorni d’età, con le vaccinazioni per il morbillo, meningite, rosolia e parotite epidemica che possono prevenire le forme di sordità nei bambini ed evitando il più possibile l’esposizione ai rumori. Mi rivolgo in particolare ai lavoratori esposti a rumore professionale: è molto importante usare sistemi di protezione acustica individuale, molto spesso utilizzati non correttamente per la loro “scomodità”».
Come può essere trattata la sordità?
«Dipende dalle cause. Quando è dovuta all’accumulo di secrezioni, nel bambino viene trattata normalmente con lavaggi nasali e, se non risulta sufficiente, con un intervento chirurgico di modesta entità. Parimenti l’otosclerosi viene trattata chirurgicamente. Le sordità neurosensoriali, vale a dire quelle definitive, sono migliorabili con l’utilizzo di protesi acustiche, che non devono essere imposte dal medico o dal familiare ma “desiderate”, quando la persona inizia a rendersi conto che la difficoltà uditiva lo porta ad essere esclusa e, in particolare, ad autoescludersi dal contesto sociale».
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