Trombosi e tumori in rosa, un «legame» pericoloso

LO STATO DELL’ARTE. È nota la relazione fra chemioterapia, così come altre terapie antitumorali, e la trombosi, il cui rischio sale da quattro a undici volte.

Tromboembolismo, relazione tra trombosi e cancro, rischio per la popolazione femminile con tumore al seno e all’ovaio: sono i temi al centro del convegno «Tumori femminili e trombosi. Quanto ne sappiamo?», promosso da «Fondazione Artet» in collaborazione con il gruppo che si occupa dello sviluppo del progetto «Insieme si può. Insieme funziona», che si è svolto mercoledì 2 ottobre al «PalaSdf Nxt» di Bergamo nel contesto delle iniziative del festival «BergamoScienza».

Fondazione Artet

Nata nel 2018 da un’idea di Roberta Sestini, Giovanna Bosatelli ed Anna Falanga, «Fondazione Artet» promuove lo sviluppo e la diffusione della ricerca scientifica nel campo delle relazioni fra trombosi, emostasi e tumori per sviluppare conoscenze scientifiche innovative da mettere al servizio dei pazienti e della società. Al centro del confronto – moderato da Pasquale Intini, coordinatore di «Insieme si può. Insieme funziona», rete di associazioni e realtà attive nel campo della promozione della salute e della prevenzione – la necessità di aumentare la consapevolezza proprio sul particolare legame che intercorre tra i due fenomeni non solo tra medici e pazienti e con linguaggio tecnico, ma anche nell’opinione pubblica attraverso informazioni chiare e utili.

Il cancro al seno è in assoluto il tumore più diffuso ed è nota la relazione tra la chemioterapia, così come altre terapie antitumorali, e la trombosi

«La trombosi rappresenta la seconda causa di morte tra i pazienti oncologici, dopo il cancro stesso – ha spiegato Anna Falanga, ematologa e direttrice scientifica di “Fondazione Artet” –. Questo rischio è particolarmente alto nelle donne con tumore al seno o all’ovaio. Il cancro al seno, infatti, è in assoluto il tumore più diffuso ed è nota la relazione tra la chemioterapia, così come altre terapie antitumorali, e la trombosi, il cui rischio nei pazienti oncologici è da quattro a undici volte superiore rispetto alla popolazione generale. Il cancro all’ovaio - conclude Falanga - è invece un tumore ginecologico molto pericoloso a causa della possibile compressione di alcune vene da parte della massa tumorale».

La prevenzione

«È importante rafforzare la cultura della prevenzione – ha evidenziato Ilaria Sabatucci, oncologa ginecologa dell’ospedale Humanitas San Pio X –, attraverso una maggiore conoscenza dei fattori di rischio di complicanze trombotiche come stile di vita, sedentarietà, livelli di colesterolo e pressione sanguigna elevati, nonché quelli specifici legati al tipo di tumore, come quello aggressivo all’ovaio e allo stadio della malattia ».

«L’alta affluenza di pubblico e l’interesse dimostrato per gli interventi degli esperti testimoniano quanto sia necessario continuare a promuovere incontri di questo tipo»

«Mentre la medicina si occupa di curare attraverso medici e farmaci, il vero atto di guarire richiede un ristabilimento dell’equilibrio generale della persona – ha aggiunto Valeria Perego, psicologa e psicoterapeuta –. Purtroppo, sebbene la cura sia sempre presente, il processo di guarigione rimane spesso limitato».

«L’alta affluenza di pubblico e l’interesse dimostrato per gli interventi degli esperti testimoniano quanto sia necessario continuare a promuovere incontri di questo tipo – ha concluso Marcella Messina, assessora alle Politiche sociali e salute del Comune di Bergamo – per offrire alle donne e ai caregivers gli strumenti utili ad affrontare la malattia con maggiore consapevolezza e informazione».

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