
La salute / Bergamo Città
Giovedì 17 Aprile 2025
Sul bilancio familiare «pesa» la salute: 1.484 euro a testa
L’ANALISI. La salute e la previdenza. Nel bilancio familiare, sono queste le due voci su cui si ripone maggiore attenzione: un segno dei tempi, legato ai costi della sanità (e al ricorso al privato per far fronte ai lunghi tempi d’attesa del pubblico) e all’incertezza sul fronte previdenziale.
A confermarlo è la nuova ricerca «Over», l’«Osservatorio vulnerabilità e resilienza» delle Acli lombarde, basata sulle dichiarazioni dei redditi elaborate dai Caf dell’associazione. Le prime proiezioni sui «730» del 2024, e dunque relativi all’anno fiscale 2023, vanno in questa direzione: in Bergamasca gli utenti dei Caf Acli (sono stati analizzati 39mila contribuenti) hanno speso in media 1.484 euro a testa in salute, tra visite ed esami, e 2.286 in previdenza, «casella» al cui interno rientrano ad esempio i versamenti per i piani pensionistici.
La traiettoria è quella di un costante aumento: le spese per la sanità sono salite dell’11,7% tra 2019 e 2023 (ed è aumentata la quota dei contribuenti che le dichiarano, passati dal 75,1% del 2023 all’80,2% del 2023), mentre quelle per la previdenza hanno fatto un balzo del 9,8%. Curiosità, l’incremento percentuale maggiore si è registrato nelle spese per gli immobili, da 1.126 a 1.491 euro (+32,4%), legate alle agevolazioni fiscali su interventi di efficientamento o ristrutturazione.
in Bergamasca gli utenti dei Caf Acli (sono stati analizzati 39mila contribuenti) hanno speso in media 1.484 euro a testa in salute, tra visite ed esami, e 2.286 in previdenza, «casella» al cui interno rientrano ad esempio i versamenti per i piani pensionistici
Ogni «uscita» ha un peso differente a seconda della propria condizione economica. Le Acli hanno provato a indagare anche questa prospettiva, mettendo a confronto i contribuenti più abbienti con quelli più fragili. Sul bilancio familiare di ciascuna persona, le spese per la sanità pesano per l’11,9% del proprio reddito per chi è più «povero» (fascia che tecnicamente viene definita come il «primo quintile», cioè il 20% dei contribuenti con i redditi più bassi) e solo il 3,6% per chi è più «ricco» (per il «quinto quintile», cioè il 20% di chi ha dichiarato i redditi più alti).
I numeri
In Bergamasca, chi si è rivolto alle Acli per il «730» ha dichiarato un reddito medio di 26.965 euro per il 2023: la traiettoria è di aumento, visto che nel 2022 ci si attestava a 25.912 euro e nel 2019 a 25.059 euro. Ma questi dati vanno letti alla luce dell’inflazione, ed è quanto provato a fare da «Over», che ha calcolato il «reddito equivalente a valore costante», cioè indicizzando i redditi all’inflazione. E il risultato conferma l’indebolimento del potere d’acquisto anche in Bergamasca tra 2019 e 2023: «In media – si legge nel report – i redditi equivalenti a valore costante sono diminuiti nel periodo del 4,2%, essenzialmente a causa dell’inflazione (contro una media lombarda di -4,6%). Il calo è stato più contenuto per i lavoratori (-2,9% a livello provinciale, più contenuto rispetto al -4,2% a livello regionale)». Parallelamente, aggiunge lo studio, «è aumentata la sperequazione dei redditi»: sempre tra 2019 e 2023, il potere d’acquisto (quindi il reddito indicizzato all’inflazione) della fascia di contribuenti più fragile s’è ridotto del 14,4%, quello della fascia più abbiente è calato solo del 3,1%.
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