La salute / Bergamo Città
Venerdì 15 Novembre 2024
Quando il legamento va in pezzi, a nuovo
con l’artroscopia
L’INTERVISTA. Come funziona l’intervento chirurgico dopo la rottura del legamento del ginocchio.
Il ginocchio gioca un ruolo fondamentale nella nostra capacità di movimento. Il suo continuo «piegamento» ci consente di camminare, correre, saltare, alzarci da una sedia, pedalare… tutte azioni che richiedono contemporaneamente grandi doti di elasticità e di forza, perché i carichi sostenuti volta per volta da questa articolazione sono tutt’altro che indifferenti.
Una varietà di azioni che, per essere eseguite, richiedono una struttura complessa, in cui ogni componente è chiamata a eseguire un compito rigoroso e preciso. Il problema sorge quando uno di questi elementi subisce un danno. In particolare, tra quelli più esposti a problematiche ci sono i legamenti, i «filamenti» elastici e robusti che consentono al ginocchio di mantenere stabilità anche durante i movimenti più estremi, come ad esempio le rotazioni. Si sente spesso parlare di lesione o rottura del crociato anteriore, una situazione che riguarda in particolare gli sportivi, come spiega il dottor Vincenzo Condello, specialista che opera nell’Ortopedia di Humanitas Castelli di Bergamo.
Dottor Condello, quali possono essere le cause di una lesione di questo legamento?
«Si tratta di una lesione in genere correlata a eventi di origine traumatica. Spesso, nello sport, la rottura del legamento avviene a causa di distorsioni che non necessariamente derivano da contatti diretti con avversari di gioco. La causa può essere un semplice cambio di direzione brusco e improvviso, come quelli che possono verificarsi nel calcio, nel basket, nella pallavolo, ecc.».
Come viene trattata la lesione del crociato anteriore?
«Il tipo di intervento varia in base all’attività fisica praticata, all’età e alle esigenze di ogni singolo paziente. Più l’età è giovane e più c’è l’esigenza di un intervento chirurgico, che possa trattare anche le eventuali lesioni meniscali o cartilaginee, che spesso si accompagnano alla rottura del legamento crociato anteriore e che, a lungo andare, potrebbero provocare un’alterazione dei carichi sull’articolazione e una conseguente insorgenza di artrosi».
Come si «ripara» un legamento lesionato o rotto?
«La tecnica chirurgica è artroscopica e prevede l’esecuzione di piccoli tagli attraverso cui vengono inseriti gli strumenti chirurgici e la telecamera che consente al chirurgo di visualizzare su uno schermo l’area in cui agisce. La sostituzione del legamento rotto viene effettuata utilizzando parti del corpo dello stesso paziente, definite perciò autologhe. Si tratta, in particolare dei tendini – negli sportivi vengono scelti quelli che non influenzano in modo particolare la loro attività sportiva –, che vengono prelevati, “lavorati” e innestati al posto del legamento lesionato. Una procedura veloce e sicura che consente di non inserire parti esterne all’interno dell’organismo del paziente».
È sempre possibile utilizzare tendini autologhi, cioè del paziente stesso?
«No, non lo si può fare, ad esempio, quando il paziente ha già subito, in passato, un prelievo tendineo. Oppure in caso di lesioni multi-legamentose, che richiedono la sostituzione di più legamenti. In questi casi si ricorre alle “banche” che forniscono legamenti provenienti da donatori e ultimamente, ma è ancora poco diffusa, sta affermandosi la soluzione di utilizzare tendini di derivazione animale modificati per poter essere innestati nell’uomo. I risultati, da questo punto di vista sono molto incoraggianti».
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