Prostata, non sempre è necessario il chirurgo

AL «PAPA GIOVANNI XXIII». Da Pozzo: «Ciò che distingue la nostra “Prostate Unit” è il grado di appropriatezza».

C’è anche l’Asst «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo tra le strutture sanitarie premiate da Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, nella seconda edizione del Bollino Azzurro. Il riconoscimento seleziona i centri con i migliori servizi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione in ambito uro-andrologico, con focus sul tumore della prostata e sulle complicanze funzionali postchirurgiche. Per il «Papa Giovanni XXIII» si tratta di una conferma. Era l’unico ospedale pubblico in provincia ad aver ricevuto il prestigioso Bollino nella prima edizione del premio.

Con la «Prostate Unit», l’approccio è multidisciplinare e mininvasivo - «Tra i punti di forza dell’Ospedale di Bergamo figura l’esperienza della Prostate Unit, un team multidisciplinare istituito otto anni fa – dichiara Luigi Da Pozzo, professore ordinario di Urologia all’Università di Milano Bicocca e direttore dell’Urologia dell’Asst “Papa Giovanni XXIII” –. Su ogni singolo caso un team composto dall’urologo, dal radioterapista, dall’oncologo medico, dal radiologo e dal medico nucleare studia e valuta le indicazioni terapeutiche più appropriate».

All’ospedale di Bergamo il paziente può accedere a diversi trattamenti all’avanguardia. Laddove l’indicazione più adeguata sia quella chirurgica, gli urologi ricorrono se possibile all’approccio mininvasivo robot-assistito.

L’intervento? Non sempre è necessario - Secondo le stime più recenti, in Italia ogni anno circa 10.000 uomini colpiti da tumore alla prostata presentano una neoplasia di ridotte dimensioni e scarsa aggressività. Si tratta di circa un terzo dei nuovi casi diagnosticati, che non necessariamente devono essere operati con urgenza. Lo dimostra «PRIAS-ITA», la sezione italiana del più grande studio al mondo a promuovere la sorveglianza attiva. Lo studio raccoglie oltre undicimila pazienti e vede l’Urologia del «Papa Giovanni» tra i centri leader del progetto.

«Ciò che distingue il nostro centro è l’orientamento all’appropriatezza del trattamento, cioè la

scelta di valutare il singolo caso e di non procedere con l’operazione chirurgica quando non giustificata dal quadro clinico – prosegue Da Pozzo -. Se la diagnosi di tumore alla prostata evidenzia una limitata aggressività e un rischio di progressione basso o molto basso, sconsigliamo al paziente di sottoporsi ad un’operazione e attiviamo la sorveglianza attiva, uno schema di esami e controlli periodici che ci permettono, in alternativa alle terapie radicali standard, di tenere controllato l’avanzamento del tumore. Analogamente ci sono condizioni cliniche per le quali può risultare più indicato un trattamento di radioterapia».

Tumore del rene: un altro «Bollino» - Il riconoscimento all’Urologia arriva a poche settimane da un premio ricevuto per il trattamento di un’altra malattia oncologica in ambito urologico. A metà dicembre la Società Italiana di Urologia (SIU) ha assegnato il «Bollino Arancione» a 43 centri italiani di eccellenza, selezionati sulla base di rigorosi parametri scientifici, che si distinguono per l’approccio avanzato nella prevenzione, diagnosi e cura del tumore del rene. L’approccio multidisciplinare e la presenza di tutte le specialità, anche in questo caso permette di mettere a confronto specialisti di alto livello per ciascun singolo caso, anche in presenza di complicanze o di comorbidità, garantendo un’assistenza completa e all’avanguardia.

«Il Bollino Arancione è un riconoscimento prestigioso. La selezione ha preso in esame le dotazioni tecnologiche, l’adeguatezza delle professionalità a disposizione del paziente e parametri come i volumi di attività e il rispetto delle linee guida internazionali. È un premio che riconosce l’impegno di tutte le équipe coinvolte, insieme a noi, nel trattamento delle neoplasie del rene», ha concluso Da Pozzo.

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