Nuove prospettive terapeutiche contro il cancro

IL RUOLO DEGLI ORMONI. Le immunoterapie, pur avendo rivoluzionato il trattamento di molti tumori solidi, non risultano efficaci allo stesso modo in tutti i pazienti.

In particolare, numerosi studi evidenziano una differente risposta terapeutica nei due sessi. Questo fenomeno è stato confermato anche dai ricercatori di Humanitas, da anni impegnati nella comprensione delle differenti risposte di uomini e donne alle terapie oncologiche, un progetto sostenuto anche da Fondazione Humanitas per la Ricerca. Frutto di questo impegno scientifico è la review appena pubblicata su Cancer Cell dal dott. Fabio Conforti, oncologo medico di Humanitas Gavazzeni e ricercatore di Humanitas University, e il prof. Alberto Mantovani, presidente di Fondazione Humanitas per la Ricerca e professore emerito dell’Ateneo. La review, raccogliendo e analizzando quanto pubblicato sul tema negli ultimi anni, mette ordine e apre nuove prospettive di comprensione del fenomeno.

Gli autori avanzano l’ipotesi che, oltre ai fattori tumorali, gli ormoni sessuali – e in particolare il loro impatto sul microambiente tumorale – influenzino l’efficacia delle immunoterapie. Questa scoperta spiegherebbe la differenza di efficacia nei due sessi e suggerisce che proprio gli ormoni sessuali potrebbero migliorare la risposta alle immunoterapie, offrendo così una strategia terapeutica più mirata ed efficace, anche per le donne.

Il divario di genere nella ricerca

Storicamente, le donne sono state sottorappresentate nella ricerca clinica, specialmente negli studi sugli immunoterapici. La preoccupazione per il rischio di eventi avversi legati al sistema immunitario, in particolare nei pazienti con malattie autoimmuni, ha contributo alla loro esclusione dai trial, dal momento che le donne costituiscono l’80% dei pazienti affetti da queste patologie. Come sottolineato da Fabio Conforti: «Questa mancanza di inclusione ha impedito una comprensione adeguata delle risposte immunologiche nelle pazienti femminili, ritardando la scoperta delle differenze nella risposta agli immunoterapici. Non solo, ma anche negli studi in cui le donne sono meglio rappresentate, i risultati spesso non sono disaggregati e non è possibile trarre conclusioni specifiche per i due sessi».

Il ruolo degli ormoni

Uno degli aspetti chiave emersi dall’analisi della letteratura condotta dal team di Humanitas è il ruolo degli ormoni sessuali nel modulare la risposta immunitaria. «Gli ormoni, in particolare estrogeni e androgeni, esercitano una forte influenza sulle risposte immunitarie, promuovendo meccanismi di immunosoppressione nel microambiente tumorale», spiega Alberto Mantovani. «Ecco perché le fluttuazioni ormonali, tipiche del ciclo mestruale e della menopausa nelle donne, potrebbero interferire con l’efficacia delle immunoterapie». L’abbinamento di terapie ormonali potrebbe essere quindi cruciale per comprendere le differenze tra i sessi nella risposta ai trattamenti oncologici. Allo stesso tempo, gli ormoni potrebbero offrire una nuova strategia terapeutica.

Agire sugli ormoni sessuali potrebbe essere una strategia promettente per potenziare l’efficacia dell’immunoterapia, aprendo la strada a trattamenti personalizzati che tengano conto delle specificità di sesso e di ormoni

Il futuro di queste ricerche

La manipolazione degli ormoni sessuali in combinazione con l’immunoterapia rappresenta una nuova promettente frontiera terapeutica. Gli autori della review suggeriscono infatti che agire sugli ormoni sessuali potrebbe essere una strategia promettente per potenziare l’efficacia dell’immunoterapia, aprendo la strada a trattamenti personalizzati che tengano conto delle specificità di sesso e di ormoni. Tuttavia, questo approccio solleva diverse sfide metodologiche. La principale difficoltà risiede nell’interazione complessa tra sesso, ormoni sessuali e risposta immunitaria, che variano in modo significativo tra uomini e donne e di cui ancora sappiamo poco. «Sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare come genetica, fisiologia, patologie e stile di vita interagiscano con gli ormoni sessuali, influenzando così la risposta immunitaria antitumorale. Ed è necessario condurre studi clinici più inclusivi, che considerino le differenze di sesso nella risposta all’immunoterapia», concludono Fabio Conforti e Alberto Mantovani. «Per promuovere strategie terapeutiche eque ed efficaci per tutti i pazienti sarà fondamentale il supporto delle Agenzie Regolatorie e la stretta collaborazione multidisciplinare tra oncologi, immunologi, endocrinologi e statistici».

«Sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare come genetica, fisiologia, patologie e stile di vita interagiscano con gli ormoni sessuali, influenzando così la risposta immunitaria antitumorale. Ed è necessario condurre studi clinici più inclusivi, che considerino le differenze di sesso nella risposta all’immunoterapia»

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