Malattie professionali, Bergamo prima in Lombardia

I DATI. Anche nel 2024 Bergamo è risultata infatti la provincia lombarda con più denunce di malattie professionali: sono state 1.002 nell’anno da poco concluso, praticamente un pareggio delle 1.004 pratiche del 2023.

La terra orobica rappresenta così quasi un quarto di tutte le denunce per malattie professionale registrate in Lombardia (4.280 nel 2024). Dati che si prestano a una doppia lettura: il «sistema Bergamo» – la collaborazione tra sindacati, aziende, sistema sanitario – ha da anni messo in campo un sistema mirato per portare alla luce le malattie professionali, cioè le patologie connesse allo svolgimento duraturo di una mansione, ma la continuità del fenomeno suggerisce la durevole presenza di fattori di rischio.

«Sono due facce della stessa medaglia – ragiona Angelo Chiari della Cgil Bergamo –: Bergamo ha molte denunce di questo tipo perché c’è la capacità di farle emergere, e avviene da tempo, ma allo stesso tempo rimangono delle criticità negli ambienti di lavoro che ancora non si riescono a risolvere. Ci sono delle esperienze positive storiche, come il servizio mutualizzato nel settore edile e degli artigiani: gli enti bilaterali offrono alle imprese la sorveglianza sanitaria, con un team di medici che segue migliaia di lavoratori».

«Avremo una popolazione che lavorerà sempre più in età avanzata: la contrattazione collettiva e una nuova organizzazione del lavoro devono porre queste questioni come una priorità»

L’andamento delle malattie professionale si coniuga all’invecchiamento della popolazione lavorativa, legato alle nuove regole previdenziali e alla nuova congiuntura demografica, un fattore che impone di ripensare la vita in azienda. Si rischia di lavorare pur portando con sé delle fragilità della salute. «L’attenzione a una corretta organizzazione del lavoro diventa fondamentale – aggiunge Luca Nieri della Cisl Bergamo –. L’aiuto della tecnologia deve almeno alleviare, se non eliminare, alcuni dei fattori di rischio. Avremo una popolazione che lavorerà sempre più in età avanzata: la contrattazione collettiva e una nuova organizzazione del lavoro devono porre queste questioni come una priorità».

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