Malattie intestinali, in Italia ne soffrono in oltre 250mila

Grazie ai progressi della medicina, oggi è possibile garantire ai pazienti una buona qualità di vita.

Oltre 250 mila persone in Italia soffrono di «MICI», le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, Colite Ulcerosa e Malattia di Crohn. Definite come disabilità invisibili, in realtà impattano fortemente sulla quotidianità di chi ne è affetto. Si tratta di patologie ritenute ancora relativamente rare (in Italia ne sono affetti oltre 200.000 pazienti), ma la cui frequenza sembra essere in costante aumento anche per una maggiore attenzione al problema. Le MICI rappresentano oggi, insieme alle malattie Epatologiche, il più importante gruppo di patologie che il gastroenterologo è chiamato ad affrontare.

I sintomi tra cui dolore addominale, stanchezza, dolori articolari, frequenti scariche e perdita di peso, portano a limitazioni fisiche e pressioni mentali causando spesso ansia e depressione. La natura cronica di queste condizioni può rendere difficile la pianificazione della propria vita nel lungo termine e se la diagnosi è fatta soprattutto su giovani donne fertili, la malattia incide su aspetti delicati della propria vita come la programmazione di una gravidanza.

Temi affrontati durante l’incontro «Le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino. I medici incontrano i pazienti», iniziativa, patrocinata dal Comune di Milano, e promossa ed organizzata dall’Associazione Nazionale per le Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino, AMICI Italia, in collaborazione con l’IBD Center di Humanitas, uno tra i centri italiani maggiormente specializzati in queste patologie.

«Grazie ai progressi in medicina, oggi possiamo garantire ai pazienti una buona qualità di vita con terapie innovative e percorsi multidisciplinari che affrontano tutti gli aspetti clinici e psicologici legati alla Malattia di Crohn e alla colite ulcerosa», ha spiegato Alessandro Armuzzi, co-direttore dell’IBD Center e responsabile dell’Unità Operativa IBD di Humanitas.

«Ormai la chirurgia non è più considerata come l’ultima opzione quando il paziente non risponde più alle terapie mediche - ha aggiunto Antonino Spinelli, co-direttore dell’IBD Center e responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia del Colon e del Retto di Humanitas -. Oggi, grazie anche all’approccio multidisciplinare alle malattie infiammatorie croniche intestinali, la chirurgia, sempre meno invasiva, è un’arma che può essere utilizzata in qualunque momento del percorso terapeutico, a seconda delle necessità di ogni persona».

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