«Il malato si cura anche con il sostegno psicologico»

L’INTERVENTO. Marta Roncalli, psicologa clinica in Politerapica Seriate. «La sofferenza non ha confini tra mente e corpo: occorre occuparsi di tutto».

Nella malattia spesso accade che tutte le attenzioni siano per il corpo del paziente. È l’involucro esterno (la parte visibile e concreta) della persona a ricevere la maggior parte delle cure. Dimentichiamo che esiste una dimensione interiore, quella della mente che è parte integrante dell’individuo e ha la stessa dignità e lo stesso diritto alla salute. Per questo motivo è essenziale occuparci di tutte e due le componenti. Se non stiamo bene, non è solo la parte fisica a risentirne ma anche quella mentale. E viceversa. Ce lo dice la dottoressa Marta Roncalli, Psicologa clinica in Politerapica di Seriate.

La cura oltre il farmaco

«Spesso diamo alla parola “cura” il significato di “rimedio”, un intervento che ha lo scopo di guarire, un’azione limitata nel tempo, come la somministrazione di un farmaco. “Cura” ha però significati più ampi e complessi. La sua origine evoca premura, preoccupazione e interesse. Descrive uno spazio condiviso, un tempo continuato, un percorso e una relazione a servizio del bisogno, attraverso il sostegno verso l’altro.

Un sostegno fondamentale quando pensiamo a tutte le diverse forme che può assumere la sofferenza di un essere umano (vulnerabilità, debolezza, malattia) e a quanto sia importante capire come accettare, accogliere, stare in contatto con le nostre parti più fragili. Tanto più che la malattia (temporanea, cronica, o terminale) si presenta spesso inattesa e pretende molto da noi: accettazione di limiti che non eravamo disposti a considerare, fatiche da sopportare, cambiamenti nel modo di vivere e di agire. Anche nel modo di pensare e di pensarci, la malattia mette in discussione chi siamo e cosa facciamo».

Tra mente e corpo niente confini

«La sofferenza non ha confini tra mente e corpo: per questo necessita di un intervento che racchiuda tutti gli aspetti della cura, a cominciare dal sostegno psicologico fornito da professionisti della salute mentale. Si tratta di un supporto con diversi obiettivi: sviluppare e potenziare risorse personali, esplorare bisogni e aspettative, imparare a gestire emozioni negative. Il sostegno psicologico ha lo scopo di sostenere la persona nella presa in carico dei suoi bisogni e dei suoi desideri; di aiutare l’individuo ad assumere un ruolo attivo nella sua vita perché non si senta sopraffatto o addirittura bloccato dalla patologia. Infine, restituire la responsabilità di ciò che può fare ciascuno, per se stesso e attraverso se stesso».

Uguale sofferenza psicologica

«La facoltà di autodeterminarsi, di scegliere e di volere nobilita la condizione di esseri umani. Deve essere rispettata e preservata in ogni momento della vita. Soprattutto nella malattia. Il sostegno psicologico permette un’apertura verso la ricerca di significati e preserva i legami, consentendo la motivazione necessaria ad accogliere sé e gli altri. Tumore al polmone, fibromialgia o deficit erettile (per citare alcune condizioni molto diverse tra loro) manifestano sintomi differenti; possono però produrre ansia, rabbia, stress, paura. Occuparsi delle emozioni negative di un paziente non significa solo offrirgli sostegno psicologico ma anche metterlo nelle condizioni per ricevere supporto medico».

La pandemia lo ha dimostrato

«Durante il periodo di pandemia - dice ancora Roncalli - la popolazione mondiale ha dolorosamente sperimentato un viscerale bisogno di cura che è venuta spesso a mancare, insieme a risorse e certezze. Appare oggi evidente l’utilità di percorsi psicologici finalizzati ad assistere nella sofferenza e nel dolore: quando manca questo tipo di supporto, ci sentiamo soccombere nell’integrità di esseri umani. Un’integrità che dipende dal benessere di corpo e psiche: è l’unione di queste due componenti (due facce della stessa medaglia) che ci permette di stare bene, di sentirci bene».

Sostegno psicologico

«Dalla prevenzione, alla diagnosi precoce, alla presa in carico, fino alla gestione consapevole della malattia, ognuno di noi, per tutta la vita, è inserito nel circuito della cura e dispone di strumenti per essere sostenuto dal punto di vista fisico, psichico, sociale. In un contesto focalizzato sulla patologia, restituire una posizione centrale alla persona permette di porre le basi per una cultura della salute psicofisica che non abbia il solo scopo di curare, ma anche di avere cura dell’essere umano in quanto tale», conclude Roncalli.

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