Displasia dell’anca, l’articolazione va corretta tempestivamente

UN ESAME SEMPLICE. Va eseguita un’ecografia delle anche, entro i primi 2-3 mesi di vita, entro 45 giorni nelle situazioni a rischio.

Tra le problematiche che si possono presentare nei bambini fin dalla nascita e che devono essere identificate per essere curate quanto prima, c’è la displasia, un’alterazione che riguarda l’articolazione dell’anca e che può avere origine genetica o essere la conseguenza di una posizione anomala assunta dal bambino nel grembo materno, in la gravidanza.

La diagnosi precoce

«La displasia congenita dell’anca – spiega il dottor Andrea Nardi, radiologo referente dell’Ambulatorio di Radiologia di Humanitas Medical Care di Bergamo – colpisce soprattutto le bambine ed è una delle malformazioni ortopediche più comuni dell’età pediatrica, nella quale si crea un rapporto articolare non stabile, dovuto al fatto che la testa del femore e l’acetabolo, la parte del bacino in cui si inserisce il femore, non si “agganciano” come dovrebbero perché l’acetabolo non si è sviluppato in modo sufficiente».

La verifica dell’esistenza o meno di questa problematica deve essere fatta, come detto, senza

aspettare troppo tempo dopo la nascita, aggiunge il dottor Nardi: «È necessario eseguire un’ecografia delle anche, entro i primi 2-3 mesi di vita, entro 45 giorni nelle situazioni a rischio. È un esame semplice da eseguire, veloce, con il bambino che viene posizionato sul lettino su un fianco, grazie all’aiuto della mamma o del papà, e che non prevede l’utilizzo di alcun tipo di radiazioni. È fondamentale procedere con un’identificazione precoce, perché restando in quei tempi si ha la possibilità di intervenire e adottare le misure che consentiranno di ottenere una crescita e uno sviluppo regolare dell’anca ancor prima che il bambino cominci a camminare. L’ecografia dell’anca, poi, è ripetibile anche a breve distanza di tempo, nel caso in cui sia necessario valutare la progressione della maturazione e dello sviluppo durante la terapia».

L’uso di tutori

Esistono vari livelli di gravità di displasia, per cui ogni caso deve essere affrontato in modo personalizzato. «La cura prevede l’utilizzo di correttivi sotto forma di tutori, che devono essere indossati dal bambino per uno o due mesi e che provvedono a mantenere le gambe divaricate, così da consentire una maturazione corretta dell’anca. L’obiettivo è quello di “forzare” l’articolazione nel suo momento di sviluppo, in modo tale che quello che è un rapporto irregolare tra femore e bacino rientri nella normalità e consenta il corretto movimento dell’anca».

Provvedere fin da subito a un posizionamento corretto dell’articolazione, conclude il dottor Nardi, evita: «nell’immediato l’insorgenza, nei casi più lievi di un’artrosi precoce, già in giovane età, e nei casi più gravi di una lussazione, cioè di una perdita completa dei rapporti articolari. E, in futuro, la necessità di dover affrontare situazioni che, in una buona parte dei casi, possono essere risolte solo grazie a un intervento chirurgico di artroscopia o con l’inserimento di una protesi».

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