Colesterolo «cattivo», un nuovo farmaco lo riduce della metà

Ricerche. È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’approvazione di Aifa per la rimborsabilità per Inclisiran, farmaco innovativo indicato negli adulti con ipercolesterolemia primaria (eterozigote familiare e non familiare) o dislipidemia mista.

Il farmaco, interferendo con l’RNA messaggero, è in grado di dimezzare i livelli di colesterolo a bassa densità (LDL-C, più comunemente, «colesterolo cattivo»), principale causa dell’aterosclerosi, la patologia vascolare più diffusa al mondo e responsabile di eventi coronarici e cerebrovascolari acuti (come l’infarto miocardico e l’ictus cerebrale). Inclisiran in Italia è indicato, in aggiunta alla dieta, in associazione a una statina o una statina con altre terapie ipolipemizzanti orali in pazienti non in grado di raggiungere gli obiettivi per l’LDL-C con la dose massima tollerata di una statina, oppure in monoterapia o in associazione ad altre terapie ipolipemizzanti in pazienti intolleranti alle statine o per i quali una statina è controindicata.

Il colesterolo LDL è riconosciuto come il principale fattore di rischio modificabile per la riduzione del rischio cardiovascolare. Cinquant’anni di studi clinici evidenziano infatti la correlazione diretta tra colesterolo LDL e la malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD). Questa, spesso diagnosticata solo dopo un infarto, ictus o altri eventi cardiovascolari, è provocata da un eccesso di colesterolo «cattivo» nel sangue che, aderendo alle pareti interne delle arterie, porta all’accumulo di depositi di grasso (ateroma o placca aterosclerotica) e rende più difficile il passaggio del sangue. Spesso i pazienti non presentano una sintomatologia specifica e, quindi, sono inconsapevoli del rischio di sviluppare questa pericolosa condizione. Nonostante sia il fattore di rischio cardiovascolare più facilmente modificabile, purtroppo ottenere una riduzione efficace e sostenuta nel tempo dei livelli di colesterolo LDL è ancora una sfida, tanto che 8 pazienti su 10 ad alto rischio non sono in grado di ridurre il loro LDL-C ai livelli raccomandati.

Inclisiran è la prima terapia a base di small-interfering RNA (siRNA) per la riduzione del colesterolo LDL, e rappresenta un nuovo approccio alla gestione dei pazienti con ipercolesterolemia. Si tratta di un piccolo RNA interferente (siRNA) a doppio filamento con un’elevata affinità per il fegato, all’interno del quale riduce i livelli di una proteina chiamata PCSK9, coinvolta nel metabolismo del colesterolo. Questo meccanismo aumenta la capacità del fegato di assorbire il colesterolo LDL e porta di conseguenza a una riduzione dei livelli di colesterolo LDL presente nel sangue.

«Questa molecola è capostipite di una nuova classe di farmaci altamente innovativi che mirano direttamente alla «radice» della malattia aterosclerotica piuttosto che ai suoi sintomi, grazie a un meccanismo d’azione che permette di ridurre i livelli di colesterolo LDL non solo in maniera efficace, ma anche sostenuta nel tempo. Un passo in avanti importante per raggiungere in un numero sempre più ampio di pazienti, il goal terapeutico raccomandato dalle nuove linee guida EAS» dichiara Pasquale Perrone Filardi, presidente eletto della Società Italiana di Cardiologia (SIC).

Inclisiran viene somministrato con due iniezioni all’anno, per via sottocutanea. Dopo la prima iniezione, la dose successiva viene somministrata a distanza di 3 mesi e in seguito ogni 6 mesi. Il farmaco è prescrivibile dallo specialista e la sua somministrazione viene effettuata da un operatore sanitario. «Si tratta di un’innovazione terapeutica che riteniamo abbia il potenziale per superare le attuali sfide all’aderenza e persistenza alla terapia, in quanto il nuovo farmaco comporta anche un vantaggio in termini di posologia rispetto ai farmaci già disponibili, grazie alla somministrazione sottocutanea su base semestrale», dichiara Furio Colivicchi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco).

«Sappiamo che le malattie cardiovascolari restano la principale causa di morte nel mondo e provocano più decessi di tutti i tumori messi insieme - commenta Emanuela Folco, Fondazione Italiana per il Cuore -. Per fortuna, sappiamo anche che è possibile prevenire l’80% degli eventi cardiovascolari con un’adeguata azione di prevenzione, favorendo la consapevolezza dei reali fattori di rischio modificabili da tenere sotto controllo, e ottimizzando la presa in carico del paziente con percorsi che facilitino l’aderenza del paziente».

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