Colecisti, se la bile «precipita» sono dolori

LA CALCOLOSI BILIARE. Le cause sono molteplici, congenite o genetiche. Colpisce maggiormente le donne.

I medici della Chirurgia generale e dell’ Endoscopia digestiva dell’Ospedale Bolognini di Seriate protagonisti, in ambito regionale, di un congresso multidisciplinare volto a delineare i migliori percorsi di cura per i pazienti affetti da colecistite severa. Questa condizione, caratterizzata da uno stadio acuto avanzato, può evolvere in setticemia, una complicanza pericolosa per la vita del paziente che richiede un trattamento medico e chirurgico tempestivo.
Il programma dell’evento, che si terrà il 31 ottobre presso lo spazio Daste di Bergamo, conferma l’attitudine dell’Asst Bergamo Est nel favorire la condivisione di conoscenze e di esperienze tra professionisti. Durante il congresso, verranno esplorate le nuove frontiere della chirurgia laparoscopica, delle tecniche endoscopiche e della radiologia interventistica.
L’obiettivo è incoraggiare un dialogo costruttivo tra specialisti di discipline diverse, seppur complementari, al fine di delineare i migliori percorsi di assistenza e cura nei pazienti affetti da colecistite acuta.

«Richiameremo l’attenzione su alcuni scenari di colecistiti acute dove la scelta tra le diverse strategie di trattamento chirurgico, percutaneo o endoscopico – spiega il dott. Antonio Piazzini Albani, direttore della Chirurgia generale dell’Ospedale Bolognini di Seriate e presidente del congresso - deve tener conto di molteplici fattori di rischio, in particolar modo nei pazienti fragili. Il trattamento adeguato rappresenta una vera sfida per il chirurgo. Ringrazio i responsabili scientifici del congresso Fabio Pace, Lorenzo Vescovi e Michele Marini, che con il loro determinante contributo hanno contribuito alla realizzazione di questo importante evento». Per info e iscrizioni: [email protected] – Il programma è disponibile sul sito www.asst-bergamoest.it)

Ma inquadriamo meglio la patologia nella sua forma «normale». Si calcola che circa il 10-15% della popolazione italiana sia affetta da colecisti con una prevalenza nei soggetti oltre i 60 anni di età e nel sesso femminile (circa 3 volte rispetto a quella che si registra degli uomini).

Cos’è e a cosa serve la colecisti?

«Appartenente all’apparato digerente, la cistifellea (o colecisti) è un piccolo organo cavo, situato nell’ addome che ha l’importante compito di immagazzinare e rilasciare la bile nell’intestino tenue, ossia il liquido giallo-verdastro secreto dal fegato, da cui dipende la digestione dei grassi. Chiaramente, per poter adempiere alle sue funzioni, la cistifellea è in collegamento sia con il fegato (da cui proviene la bile) che con l’intestino tenue (che è la sede di scarico della bile); tale collegamento è sostenuto dai dotti biliari. La colecistite acuta è l’espressione medica che descrive l’infiammazione della cistifellea a insorgenza brusca e repentina. La colecistite acuta riconosce diverse cause. Nella maggior parte dei casi è dovuta alla presenza di calcoli biliari (o calcolosi biliare).

Perché si formano i calcoli?

«Il meccanismo non è ancora completamente chiarito, di solito la bile prodotta dal fegato presenta un equilibrio tra i suoi componenti, colesterolo e sali biliari. Quando questo equilibrio viene alterato, una delle componenti precipita favorendo l’accumulo e la formazione dei calcoli. Le cause sono molteplici. Possono essere congenite o genetiche, dovute all’età, all’alimentazione, al peso, alla presenza di diabete. Inoltre il sesso femminile ne è maggiormente colpito».

Quali fastidi possono essere causati dai calcoli?

«Poche volte si ha un riscontro del tutto occasionale, in assenza di sintomi, per un esame eseguito per altri motivi. Altre volte si hanno disturbi generici: cattiva digestione, lingua amara, sgradevole sapore in bocca, sonnolenza, cefalea, senso di peso allo stomaco, dolore al fianco o sotto il costato destro a volte irradiato alla schiena».

Come si curano? Si possono sciogliere da soli?

«Non esiste una soluzione valida per tutti i casi, per questo motivo ogni paziente necessita di una valutazione specifica. Esistono terapie farmacologiche a base di acidi biliari per cercare di sciogliere i calcoli, ma queste hanno successo solo raramente. La soluzione definitiva è di solito l’intervento chirurgico, che prevede la rimozione della colecisti utilizzando la laparoscopia. Questa tecnica consiste nell’inserire strumenti e una piccola telecamera attraverso piccoli fori nella pancia, permettendo ai chirurghi di operare senza dover fare un grande taglio. La maggior parte di questi interventi ha esito positivo».

Quanto si rimane ricoverati?

«Se tutto procede regolarmente e l’intervento viene portato a termine con la procedura laparoscopica, il giorno successivo all’intervento può essere dimesso, mentre la normale attività lavorativa può essere ripresa a partire dalla settimana successiva. Naturalmente il tutto è da correlare a quello che è il normale “habitus” del paziente».

E se non si cura, a quali problemi si può andare incontro?

«Se non si cura, le complicanze possono essere varie: 1) Colecistite che è una infiammazione della parete della colecisti che da sottile si inspessisce e diventa dura portando a un’esacerbazione del dolore e alla febbre; 2) Ittero, si diventa gialli perché i calcoli specie se piccoli, contenuti nella colecisti, passano nella via biliare impedendo il passaggio della bile prodotta dal fegato; 3) Pancreatite, infiammazione del pancreas dovuta quasi sempre allo stesso meccanismo del calcolo bloccato nel tubicino e che impedisce lo svuotamento del “succo pancreatico”. Tutte queste complicanze di necessità portano al ricovero in urgenza in pronto soccorso».

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