«Chetogenica», la dieta che mette a dieta i carboidrati

ALIMENTAZIONE. Una recente ricerca ha puntualizzato le indicazioni ai pazienti per seguirla correttamente.

Se ne parla sempre più spesso, soprattutto ora che la prova costume si avvicina. È la dieta chetogenica, detta anche terapia nutrizionale KeNuT, acronimo inglese di Ketogenic Nutritional Therapy, che promette di far perdere peso in modo sicuro e senza patire la fame. «Le diete chetogeniche sono terapie dietetiche nelle quali l’apporto di carboidrati non supera i 30-50 gr al giorno e l’apporto calorico è fornito da proteine ad alto valore biologico e da un ridotto, ma indispensabile, apporto di grassi» spiega la dottoressa Cristina Robba, nefrologa responsabile dell’ambulatorio di Nutrizione Clinica del Policlinico San Marco e nutrizionista di Smart Clinic «Le Due Torri» di Stezzano. «Fino a qui, nulla di nuovo. Nel mese di marzo, però, un gruppo di ricercatori ha pubblicato un interessante articolo (Journal of Endocrinological Investigation) per puntualizzare le indicazioni alla prescrizione di questa dieta, le modalità di assunzione dei pasti, oltre a riassumere e spiegare il meccanismo d’azione».

Dottoressa Robba, partiamo dal meccanismo d’azione. In cosa consiste?

«Quando l’apporto di carboidrati è drasticamente ridotto nell’alimentazione, il nostro organismo è in grado di produrre glucosio attraverso due processi chiamati glicolisi e gluoconeogenesi ai quali seguono cambiamenti ormonali che fanno rilasciare acidi grassi dal tessuto adiposo. Questi acidi grassi vengono poi trasformati in corpi chetonici dal fegato. I corpi chetonici diventano così una vera e propria fonte energetica per l’organismo, in quanto muscoli, cuore e cervello sono in grado di utilizzarli come un ottimo carburante».

Il termine «chetosi» lascia sempre qualche dubbio sulla sicurezza della dieta…

«La chetosi è fisiologica in molti momenti della nostra vita. Inoltre, in caso di KeNuT si tratta di una chetosi definita nutrizionale o terapeutica: durante una dieta chetogenica i valori di glicemia restano sempre nei limiti di norma, così come il pH del sangue».

Per chi può essere utile questo tipo di alimentazione?

«Possono beneficiare di una terapia dietetica chetogenica persone obese o con sovrappeso con comorbidità, come il diabete non insulino dipendente, o sovrappeso associato a obesità viscerale (con abbondanza di grasso nell’addome), ma soprattutto è indicata in donne affette da policistosi ovarica e recentemente è stata utilizzata anche nel trattamento della psoriasi. Questo perché si tratta di uno schema nutrizionale fortemente antinfiammatorio».

Lo schema prevede l’utilizzo di pasti precostituiti, 4 o 5 al giorno a seconda di quanto indicato dal medico specialista, accompagnati da due abbondanti porzioni di verdura e acqua

E per quanto riguarda le modalità di assunzione e la composizione dei pasti, cosa dice lo studio?

«È stato ribadito che le KeNuT, per essere sicure, devono essere effettuate con i cosiddetti meal replacement, ossia pasti precostituiti con adeguato apporto di proteine ad alto valore biologico, pochi carboidrati e pochi grassi. L’utilizzo dei pasti sostituiti si è dimostrato vincente rispetto alla sola eliminazione dei carboidrati e all’apporto di proteine in termini di perdita di peso ma soprattutto per garantire l’apporto corretto di micro e macronutrienti. È stato inoltre evidenziato che i pazienti che utilizzano i pasti precostituiti hanno un microbiota intestinale più sano rispetto a coloro che utilizzano proteine animali. Inoltre i prodotti confezionati in singole dosi non ammettono errori nel conteggio dei corretti apporti di carboidrati, diminuiscono alcuni stimoli sensoriali collegati al pasto, permettendo un miglior controllo delle calorie introdotte, senza fatica e con una maggiore riduzione del senso di fame. Lo schema prevede l’utilizzo di pasti precostituiti, 4 o 5 al giorno a seconda di quanto indicato dal medico specialista, accompagnati da due abbondanti porzioni di verdura e acqua. Dopo qualche settimana, si riprende l’introduzione di prodotti freschi (proteine animali con verdure) ai pasti principali. Ottenuto l’80% della perdita desiderata, si inizia la graduale reintroduzione di carboidrati (a basso indice glicemico)».

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