C’è un legame tra la salute della bocca e quella del cuore

NUOVE RICERCHE. Recenti studi hanno rilevato che esiste un nesso tra le placche di aterosclerosi e le malattie della gengiva per via dei batteri della parodontite.

Avere una bocca sana non è solo una questione estetica. Oltre a essere un ottimo biglietto da visita, un bel sorriso è infatti anche sinonimo di cuore sano. A confermare il legame «diretto» tra la salute del cavo orale e quella del cuore sono diversi studi internazionali che hanno dimostrato che la perdita di uno o più denti (per cause non traumatiche ma patologiche) si associa a un maggior rischio di sviluppare malattie cardiovascolari negli anni a venire.

«Il legame tra salute del cuore e della bocca non è nuovo e sono sempre di più gli studi internazionali che lo confermano - sottolinea il dottor Edoardo Franzini, responsabile del Polo Odontoiatrico del Centro di Radiologia e Fisioterapia di Gorle -. L’ultima ricerca dell’Università Islamica Imam Muhammad bin Sa’ud presentata a Dubai nel corso della Conferenza mediorientale dell’American College of Cardiology ha infatti confermato gli esiti di diversi studi passati che avevano collegato la salute cardiovascolare alla parodontite, malattia che se non trattata porta alla perdita di uno o più denti e che è caratterizzata da stato infiammatorio del cavo orale. Pertanto, curando la bocca si può prevenire il rischio di parodontite e si possono ridurre i problemi cardiovascolari legati a questa patologia».

Una corretta igiene orale ha quindi una grande importanza per la salute del cuore: i batteri della parodontite possono infatti raggiungere il cuore attraverso il sangue con conseguenze negative sulla sua salute. E in caso di parodontite grave il rischio di ipertensione raddoppia. «La parodontite è la prima causa di perdita di denti dopo i 30 anni – conferma Franzini -. Nello studio presentato a Dubai sono state coinvolte in tutto 316.588 persone di età compresa tra 40 e 79 anni. L’8% del campione risultava senza denti e il 13% con malattie cardiovascolari. È emerso che solo il 7% del campione soffriva di malattie cardiovascolari pur non avendo denti mancanti. Anche quando si è andati a valutare la perdita solo parziale di denti (da uno a sei in meno) è emersa una forte associazione con le malattie cardiovascolari».

A confermare l’ipotesi che gli accumuli di grasso che intasano le arterie e scatenano infarti e ictus non dipendano solo da ciò che si mangia è un altro recente studio realizzato dall’Università del Connecticut di Storrs che mette in evidenza ancora una volta quanto la salute della bocca sia importante per la salute generale. «Lo studio ha rilevato che esiste un nesso tra le malattie della gengiva e le placche di aterosclerosi - sottolinea Franzini -. La correlazione tra le due malattie è legata ai batteri presenti nella bocca per effetto della parodontite. Tecnicamente si parla di traslocazione di patogeni parodontali dal cavo orale al sistema circolatorio: in altre parole, i batteri presenti nel tartaro della bocca possono essere ritrovati nel cuore, nelle arterie o in altri organi distanti dalla bocca, fino agli arti inferiori».

Come sempre anche in questi casi la prevenzione può far la differenza

«Ai pazienti affetti da parodontite - conclude il dott. Franzini - si suggerisce di seguire scrupolosamente le regole dell’igiene orale e di sottoporsi a regolari visite di controllo dal proprio dentista di fiducia. La strategia di intervento dipende ovviamente dalla gravità della patologia. Nel nostro polo odontoiatrico il trattamento di una parodontite di livello non avanzato viene eseguito applicando un protocollo dedicato che comincia con lo studio, da parte dell’igienista dentale, delle sacche gengivali e del loro stato di salute. Una volta valutato l’indice di sanguinamento si prosegue con la pianificazione delle sedute di curetaggio e di igiene periodica, normalmente ogni 4-6 mesi. A questi pazienti consigliamo anche il trattamento laser che consente di decontaminare le tasche e, quindi, di “pulire” la bocca dai batteri».

In caso di paradontopatie gravi o in stato avanzato, infine, la soluzione è quella di «bonificare» la bocca, ovvero estrarre gli elementi dentali compromessi e provveder a posizionare gli impianti. «Anche in questo caso però non bisogna mai sottovalutare l’importanza dell’igiene periodica – conclude Franzini -. Anzi, ogni tre mesi è consigliato un trattamento con l’igienista dentale per un’ablazione specifica con polvere di glicina, materiale studiato appositamente per rimuovere gli accumuli batterici presenti sui colletti dentali».

© RIPRODUZIONE RISERVATA