Buone pratiche genitoriali: il fattore sociale ha il suo peso

Istituto Mario Negri. Le famiglie con mamme giovani, disoccupate, con un basso livello di istruzione e che risiedono al Sud hanno maggiori difficoltà.

Dopo i nove comportamenti indicati domenica scorsa in grado di favorire la crescita del bambino - comportamenti da tempo promossi nell’ambito di programmi di prevenzione ed educazione alla salute - ecco ulteriori sei buone pratiche per genitori e caregiver ancora oggetto di studio, ma di cui si stanno accumulando sempre più evidenze di efficacia.

1. Tummy time. Tummy Time (in italiano «il tempo del pancino») è il far trascorre al neonato del tempo a pancia in giù anche se non tende a farlo spontaneamente. Il motivo? Si tratta di un’attività essenziale che aiuta a rafforzare i muscoli del collo, delle spalle e della schiena del bambino, preparando il terreno per rotolare, gattonare e, infine, camminare.

2. Ascolto della musica. Ascoltare musica durante la gravidanza migliora la capacità del cervello del bambino di elaborare suoni e linguaggio. E, una volta venuto alla luce, il nascituro sarà in grado di riconoscere perfettamente le musiche ascoltate nel periodo di gestazione. Sarà come riportarlo nell’ambiente accogliente e protettivo del grembo materno.

3. Attività all’aria aperta. Le attività all’aria aperta aiutano i bambini a sviluppare coordinazione, forza fisica e resistenza, contrastando l’obesità infantile, fenomeno in preoccupante aumento a causa di sedentarietà e abuso di alimenti ultra-processati.

4. Assenza di esposizione agli schermi. L’aumento dello «screen time», ossia il tempo di esposizione a schermi come smartphone, tablet, televisione o computer in età precoce, ossia prima di imparare a parlare, espone maggiormente i bambini a disturbi comportamentali e dell’apprendimento: frustrazione, isolamento, dipendenza, ritardo del linguaggio, scarso autocontrollo.

5. Limitare la durata di accensione della TV in casa. Sono diversi gli studi, sempre più numerosi, che mettono in guardia i genitori dalla sovraesposizione al piccolo schermo. Le raccomandazioni degli esperti sono per evitare l’esposizione agli schermi nei minori di 18 mesi e di non superare un’ora al giorno in età prescolare (tra 2 e 5 anni). La TV accesa in casa può, in ogni caso, rappresentare una fonte di distrazione per i bambini, anche quando non sono davanti allo schermo.

6. Routine della nanna. I bambini, si sa, amano le routine, quei gesti ripetuti giorno dopo giorno che danno sicurezza perché consentono loro di sapere quello che viene dopo. Fra le routine più importanti c’è quella della nanna. Un bagno caldo, poi una storia letta ad alta voce, una canzoncina o, semplicemente, coccole. Piccoli passi ripetuti ogni sera, sempre alla stessa ora.

Tutti questi comportamenti sono stati oggetto di uno studio dell’Istituto Mario Negri che ha visto coinvolti i bambini partecipanti alla coorte (gruppo) NASCITA (NAscere e creSCere in ITAlia), un progetto di ricerca coordinato dal Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto in collaborazione con l’Associazione Culturale Pediatri (ACP). Nel corso dello studio sono stati seguiti nel tempo, dalla nascita fino al compimento dei 3 anni di età, oltre 5000 bambini. Si tratta, al momento, della coorte di nuovi nati con la più alta rappresentatività della realtà italiana a livello geografico.

I fattori socio - demografici

Dall’indagine è emerso che alcuni fattori socio-demografici contribuiscono in modo rilevante all’adozione delle buone pratiche genitoriali di sopra elencate. Un esempio: le famiglie con mamme giovani, disoccupate, con un basso livello di istruzione e che risiedono nelle regioni del Sud d’Italia hanno una minore probabilità di adottare pratiche come l’allattamento prolungato fino al sesto mese. Il motivo? Il basso livello di alfabetizzazione sanitaria e la conseguente difficoltà nell’accedere alle informazioni sulla salute, comprenderle e metterle in atto, così come la minore efficienza dei servizi sanitari nelle regioni del Sud: «A molti bambini i benefici per la salute e lo sviluppo dell’allattamento al seno non sono garantiti, ancor più in alcuni contesti geografici, in cui questa disuguaglianza si somma ad altre.

Più supporti alla famiglia

Vista l’importanza dell’educazione e dell’occupazione materna, nel delineare il futuro e la salute del neonato, i dati emersi indicano che l’esito degli interventi educazionali per tutte le coppie genitoriali sinora e da tempo attuati (p.es. durante i corsi pre-parto o da parte di ginecologi e pediatri nel corso delle visite routinarie) è da migliorare. Bisognerebbe anche offrire maggior supporto alle famiglie con livelli di scolarità inferiori, minore stabilità economica e con primo figlio, anche con l’implementazione delle visite domiciliari di operatori socio-sanitari, ove necessario», ha commentato Antonio Clavenna medico e specialista in Farmacologia Clinica, ricercatore presso il Laboratorio di Epidemiologia dell’Età Evolutiva dell’Istituto di Ricerche Mario Negri.

Solo una mamma su tre fa il vaccino antipertosse

Sono 6 le pratiche adottate da più del 75 per cento dei genitori italiani: astensione da fumo e alcol in gravidanza, posizione supina del neonato, tummy time, ascolto della musica insieme (orientato al bambino) e TV accesa per meno di 4 ore al giorno. Solo un terzo delle mamme italiane ha invece scelto di fare il vaccino antipertosse, contro il 55% di quelle statunitensi nel 2019 o il 75% di quelle spagnole nel 2018. Interventi che sono da tempo ampiamente oggetto di promozione, come la profilassi con acido folico o l’allattamento esclusivo al seno per almeno 6 mesi, sono scarsamente attuati. Anche la lettura ad alta voce sin dai primi mesi di vita è adottata in modo continuativo da solo un terzo delle famiglie, nonostante questo intervento sia stato proposto in Italia a partire dagli anni 2000 con crescenti evidenze sull’efficacia nel favorire lo sviluppo del bambino.

(2 - fine. Tratto da un articolo a cura di Marianna Monte e Antonio Clavenna, pubblicato sul sito dell’Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri»)

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