Allergie, quando il sistema immunitario «non risponde»

MALI DI STAGIONE. La certezza che una persona sia malata la si ha solo dopo aver eseguito esami specifici.

Per alcuni è già arrivata. Per altri arriverà a breve, complici le fioriture di alberi e piante infestanti che iniziano a farsi sentire. Parliamo della allergia al polline, un «incubo» per milioni di italiani che in primavera si ritrovano alle prese con starnuti, bruciore agli occhi, naso chiuso o che cola e difficoltà respiratorie.

Se non identificata e gestita in modo efficace, può avere importanti ripercussioni sul benessere generale, sullo svolgimento delle normali attività quotidiane, sulla qualità del sonno notturno e sulla concentrazione. Ma come si fa capire se si è davvero allergici e a cosa in particolare? E come limitare e prevenire i fastidi? Ne parliamo con la dottoressa Stefania Milani, specialista in Allergologia e Immunologia Clinica, Responsabile del Servizio di Allergologia del Policlinico San Marco di Zingonia e di Smart Clinic, struttura del Gruppo San Donato all’interno de «Le Due Torri» di Stezzano e di Oriocenter.

Dottoressa Milani, cosa vuol dire essere allergici?

«L’allergia è una risposta anomala del sistema immunitario scatenata dal contatto con sostanze estranee all’organismo che comunemente sono innocue. Nelle persone ereditariamente predisposte, le allergie causano sintomi, infiammazioni e patologie a carico di differenti organi e apparati (polmoni, pelle, occhi e naso). Chi è predisposto, quando viene a contatto con sostanze estranee normalmente innocue (gli allergeni), produce con molta facilità e in grande quantità un tipo di anticorpi, le immunoglobuline E (IgE), che scatenano le reazioni allergiche. L’allergia è quindi una condizione in cui il sistema immunitario riconosce una sostanza estranea normalmente innocua (allergene) come se fosse un agente aggressivo da cui difendersi, scatenando una violenta reazione infiammatoria. È bene sottolineare che in tutte le forme di allergia esiste una predisposizione genetica, ma i sintomi possono manifestarsi anche nel corso degli anni».

Come si manifesta in particolare l’allergia ai pollini?

«L’allergia al polline è un’allergia stagionale poiché ha caratteristiche di diffusione diverse a seconda del periodo di fioritura della pianta, oltre che delle aree geografiche. In Italia, ad esempio, è durante la primavera che il numero di piante che fioriscono aumenta, in particolare gli alberi, come graminacee, betullacee, cupressacee e parietaria, rilasciando un’alta quantità e varietà di pollini nell’aria. I sintomi più comuni sono: rinite (il cosiddetto “raffreddore da fieno”), starnuti continui, congestione nasale, congiuntivite con occhi arrossati che lacrimano, maggiore sensibilità alla luce. In alcuni casi possono comparire anche dermatite e orticaria».

Come si diagnostica?

«La certezza che una persona sia allergica può essere ottenuta solo con un’adeguata visita dallo specialista che indicherà quali test cutanei (prick test) o esami del sangue siano necessari. Questi test, cosiddetti allergometrici, vengono prescritti ed effettuati dallo specialista allergologo e costituiscono valido e consolidato mezzo diagnostico. Inoltre sono di facile, veloce e sicura esecuzione. Minimamente invasivi sono ben tollerati anche dai bambini. Il prick test si esegue applicando una goccia della sostanza che si sospetta possa causare allergia (allergene) sulla superficie interna dell’avambraccio e la si fa penetrare nel primo strato della cute tramite l’infissione di una lancetta (strumento dotato di una piccola punta acuminata). Nell’arco di 20 minuti, cioè il tempo di rilascio dei mediatori dai mastociti cutanei (le cellule del sistema immunitario che intervengono nelle reazioni allergiche) sul braccio comparirà un pomfo, cioè una zona gonfia e arrossata di dimensioni variabili. In genere la risposta a un allergene è giudicata positiva (e quindi il soggetto è allergico) quando il pomfo relativo ha un diametro di almeno un quarto del diametro del pomfo di riferimento».

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