Primo dei perdenti? C’è modo e modo di essere secondi

Altro che piazza d’onore. Enzo Ferrari era tranchant: «Il secondo è il primo dei perdenti», recita uno dei suoi slogan più iconici. In realtà, il menu della domenica ci racconta che nello sport è un po’ come a tavola. Ci sono secondi (intesi come piazzamenti) gustosi e appaganti. Altri senza infamia né lode: fanno il loro, ma i manicaretti sono altri. Altri ancora magari anche saporiti, ma che ti lasciano la fame.

Nella prima categoria rientrano a pieno titolo Jannik Sinner e Pecco Bagnaia. Tutti ci speravano, ma era irrealistico chiedere al tennista di Sesto Pusteria di battere per la seconda volta in cinque giorni l’extraterrestre Novak Djokovic. Eppure la sua onorevole resa al numero 1 nell’ultimo atto delle Atp finals non stona in una settimana da incorniciare. Con una gemma: giovedì avrebbe potuto far fuori Djokovic perdendo con il danese Holger Rune, e sapeva benissimo che il serbo era probabilmente l’unico in grado di batterlo in questo momento di grazia. Eppure l’ha salvato, vincendo con Rune.

Anche il piazzamento di Bagnaia a Losail, nel Gp del Qatar di MotoGp, è un secondo da pranzo della festa, visto che consentirà al pilota torinese di affrontare l’ultima gara della stagione a Valencia con 21 punti di vantaggio sullo spagnolo Jorge Martin, che nella Sprint race del sabato si era minacciosamente portato a -7. Stasera a Leverkusen contro l’Ucraina, invece, la nazionale di calcio andrà a caccia di un altro tipo di secondo posto, quello nel suo girone di qualificazione (ben staccata dall’Inghilterra) a Euro 2024. Ecco, questo è un anonimo secondo da mensa aziendale: ti tocca se timbri il cartellino, e questo (e nulla di più) sarebbe per gli azzurri centrare l’obiettivo. Senza trionfalismi.

E poi c’è l’ultimo tipo di secondo, quello della Ferrari di Charles Leclerc nel Gp di Formula 1 di Las Vegas. Saporito, ma non appagante, per chi è a digiuno di titoli dal 2007. Comunque da applausi, certo. Molto più del soddisfatto commento del team principal di Maranello, Frederic Vasseur: «La Red Bull domina, ma non siamo così lontani». Come succede sempre, dal 2010, a fine stagione. Poi all’inizio della successiva l’avversario di turno piazza la sgasata e il Cavallino torna a inseguire. Ecco, chissà quanto sarebbe stato contento Enzo Ferrari, di non essere così lontano.

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