
(Foto di Maraviglia)
IL COMMENTO. Prendete un ragazzo di 15 anni e provate a spiegargli che l’uomo è vissuto per millenni senza smartphone. Farete una fatica tremenda. Poi spiegategli che c’è stata un’epoca (lunga) in cui la Ferrari dominava il Mondiale di Formula 1 e l’Atalanta faceva la spola fra Serie A e Serie B. Forse farete ancora più fatica.
Dall’alba rossa alla notte nerazzurra è stata una domenica amara, ma si tratta di due gradi di amarezza nemmeno lontanamente paragonabili. Se per la Ferrari si è trattato dell’ennesima delusione dopo i proclami invernali, seguiti all’incoraggiante epilogo della stagione scorsa e all’ingaggio di Lewis Hamilton – il più titolato del lotto – per l’Atalanta è stata comunque una serata storica dato che mai, nella sua storia, era arrivata a giocarsi una sfida che poteva valere il primato a questo punto della stagione. È andata male, ma quelle 7 ore trascorse a sognare la vetta fra il pareggio del Napoli a Venezia e il gol di Carlos Augusto per l’1-0 dell’Inter resteranno comunque qualcosa di indimenticabile, vissuto con lo spirito giusto come con lo spirito giusto la gente di Bergamo ha accettato il verdetto del campo. Che al di là degli episodi, ha detto che l’Inter è più forte.
È andata male, ma quelle 7 ore trascorse a sognare la vetta fra il pareggio del Napoli a Venezia e il gol di Carlos Augusto per l’1-0 dell’Inter resteranno comunque qualcosa di indimenticabile, vissuto con lo spirito giusto come con lo spirito giusto la gente di Bergamo ha accettato il verdetto del campo
Non solo dell’Atalanta – se perdi 8 scontri diretti di fila, fra cui i tre di questa stagione, è il caso di prenderne atto in assoluta serenità – ma anche di tutte le altre squadre del campionato. Non è un caso, del resto, se è l’unica ancora in corsa nella massima competizione europea. Alla fine, è proprio questo l’unico appiglio al quale possono aggrapparsi le inseguitrici: un calendario che nei prossimi due mesi riserverà all’Inter almeno quattro partite in più, due con il Bayern in Champions e due con il Milan in una Coppa Italia che, anche volendolo, la squadra di Inzaghi non potrà snobbare. Insomma, non è finita finché non è finita, anche se da ieri è un po’ più finita. Ma a chi pensa che i 6 punti di distacco dall’Inter siano la pietra tombale sui sogni di scudetto, vale la pena di ricordare che gli stessi 6 punti sono quelli di vantaggio sulla quinta, la Juve in caduta libera. Insomma, se fosse finita (male) la corsa scudetto, sarebbe parimenti finita (bene) la volata Champions. Un lusso.
Purtroppo, o per fortuna, non è così. E allora g odiamoci queste ultime 9 partite. Senza smettere di sognare.
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