Il quinto gol è quell’abbraccio di Gasp a Lookman

IL COMMENTO. Non chiediamoci perché. E non stiamo nemmeno qui a pensare a come potrebbe essere la classifica con i punti persi in casa con Torino, Cagliari e Venezia. Godiamocela e basta, questa Atalanta che va a trattare la Juve a casa sua, spegnendone le ultime speranze di scudetto e rinvigorendo le proprie, come se fosse il Verona o l’Empoli.

Questa Atalanta che fuori casa non perde da agosto, che risponde facendo la voce grossa a Inter e Napoli quando la pressione era tutta su di lei. Che si rimette improvvisamente a correre dopo alcune partite col fiato corto e le gambe pesanti. Esattamente come un anno fa, di questi tempi, a Lisbona. Cominciò lì la cavalcata esaltante verso il delirio di Dublino. E ieri sera, proprio come a Dublino, l’Atalanta di Gasperini si è difesa attaccando. Doveva gestire 3 punti di vantaggio sulla Juve nella corsa Champions, l’ha fatto sorprendendo con un tridente mai visto in cui il grande ex Cuadrado – otto anni in bianconero con allori di ogni tipo – dispensava fantasia, tecnica e saggezza da attaccante esterno, prima di abbandonare per infortunio.

Sulle spalle aveva quella maglia numero 7 gettata alle ortiche la scorsa estate dall’altro grande ex della sfida, Koopmeiners. Per un tempo malinconicamente seduto in panchina a rimuginare sulle scelte d’agosto e gettato nella mischia dopo l’intervallo, in tempo per vivere dal campo la Waterloo bianconera.

Pensando all’Inter

E adesso domenica sera, con l’Inter al Gewiss Stadium, si gioca per allungare il sogno, cercando di fare in modo che duri così tanto da diventare un obiettivo. Di questo si parlerà a Bergamo per una settimana, dopo quindici giorni in cui, con la squadra terza in classifica a tre punti dalla vetta, si è solo mugugnato chiedendosi dove andrà Gasperini e chi arriverà al suo posto. Finché domenica 9 marzo, dopo Verona ed Empoli, è arrivata un’altra vittoria da cinque gol: il quinto, a 10’ dalla fine, è stato quell’abbraccio con sorriso, fra il Gasp e Lookman, al momento della sostituzione dell’anglo nigeriano.

Lasciamo stare la poesia: gli spogliatoi delle squadre di calcio, in fondo, sono ambienti di lavoro come tutti gli altri. Ma se il lavoro è realizzare un sogno, è più facile provare a farlo con un sorriso che sa di leggerezza.

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