La Buona Domenica / Valle Cavallina
Domenica 21 Luglio 2024
«Ho donato il midollo a uno sconosciuto. Spero stia bene, in memoria di mamma»
DANIELE ARCHETTI . Il giovane di Trescore ha perso la madre nel 2017. Poi l’Admo e il percorso della donazione.
Ci sono legami che non si spezzano mai e continuano a generare amore e bellezza per sempre. Daniele, 25 anni, ha donato il midollo osseo e in questo gesto ha visto un modo per onorare la memoria di sua madre - morta sette anni fa a causa di un tumore - e di realizzare la sua eredità, portando luce nella vita di qualcun altro: «Sono stato felice e grato di poterlo fare - sorride -. È un modo per regalare a una persona una possibilità di guarigione».
Dal dolore della mancanza, Daniele ha fatto così germogliare qualcosa di buono: «Mia madre amava la vita e l’ha vissuta intensamente fino in fondo. Sarebbe stata felice di poter avere una speranza, purtroppo nel suo caso non c’era questa opportunità. Avrei fatto di tutto per poterla salvare e quando ho deciso di iscrivermi all’Admo l’ho fatto anche pensando a lei».
Chi è Daniele
Daniele vive a Trescore Balneario con la sua compagna Sabrina e lavora come tecnico in un’azienda della zona. È cresciuto a Predore e nel suo paese ha avuto la possibilità di fare esperienze che hanno contribuito a sviluppare in lui una sensibilità particolare e un
atteggiamento di attenzione al prossimo: «La scuola metteva in atto diversi progetti di collaborazione con l’istituto Angelo Custode. Ho un ricordo molto positivo di quel periodo, in cui ci capitava di affiancare ragazzi con disabilità in laboratori didattici e attività ricreative. Ogni anno ci riunivamo con altre scuole della provincia per dei tornei sportivi, occasioni importanti per imparare cosa significa essere davvero inclusivi e vicini a chi convive con fragilità e difficoltà. Così mi sono abituato a vedere questi aspetti come “normali”, perché fanno parte della vita quotidiana di tutti, anche se in modi diversi».
L’importanza dell’Admo
Ha scoperto l’esistenza di Admo, Associazione donatori midollo osseo (info su www.admo.it), grazie a un amico: «Non se ne sente parlare spesso, ci sono altri gruppi molto più conosciuti, e quando l’ho scoperta ne ho apprezzato subito l’attività. Così quando si è presentata l’occasione di sottoporsi alla tipizzazione per l’iscrizione al Registro nazionale dei donatori di midollo osseo, a uno stand di Admo a Sarnico, l’ho colta al volo. Dare la mia adesione mi è sembrato bello e importante. Sapevo che la compatibilità tra non consanguinei è molto rara, di uno ogni centomila, perciò non mi aspettavo di essere chiamato, anche se ci speravo».
Come è avvenuta la donazione
Sono passati anni, e Daniele aveva smesso di pensarci, quando è arrivata una telefonata: «Stavo lavorando, ho visto un numero che non conoscevo e istintivamente ho risposto: era l’ospedale che mi annunciava una possibile compatibilità. Mi sono emozionato, quasi non riuscivo a credere che stesse succedendo davvero».
Il pensiero di Daniele è corso subito alla madre: «A settembre ricorre il settimo anniversario della sua morte. La sua malattia è iniziata nel 2014, quando avevo quasi quindici anni. Sembrava si fosse ripresa, ma due anni dopo purtroppo ha avuto una ricaduta e nel 2017 è morta. In quel periodo ho sperimentato un senso profondo di sofferenza e solitudine, che mi ha fatto crescere molto velocemente».
Durante la malattia della mamma Daniele ha fatto il Cammino di Santiago con la comunità di Predore: «Abbiamo percorso 250 chilometri in una settimana, è stata un’esperienza forte dal punto di vista spirituale. Abbiamo portato con noi sia mia madre sia un’altra persona in quel periodo malata, ricordandole nella preghiera, ed è stato un modo per dare senso a un periodo molto difficile».
Anche nella malattia la mamma di Daniele gli ha offerto una testimonianza forte: «L’ho vista peggiorare pian piano, perdere la sua autonomia, trascorrere lunghi periodi in ospedale. Lei però è sempre stata coraggiosa e sorridente, ha sempre amato la vita. Ha vissuto pienamente, fino in fondo. Era sempre lei che mi confortava. Mi ricordo che negli ultimi tempi, quando entrambi sapevamo che presto se ne sarebbe andata, vedendo che ne soffrivo mi ha detto di non preoccuparmi, che mi sarebbe sempre stata vicina, e che avrebbe vegliato su di me. Sento che è vero e anche in questa vicenda della donazione c’è un po’ di lei. Continuo a portarla con me, con la bellezza e l’amore che mi ha donato finché è vissuta».
Quando gli è stata presentata la possibilità di donare il midollo osseo ha ripensato a quei momenti: «Mi sono reso conto che se si fosse presentata una possibilità di guarigione le avrei dato moltissimo valore. Un gesto così può cambiare il destino di un malato e della sua famiglia. Tutti dovrebbero farlo pensando anche a sé stessi: nella vita può capitare a chiunque di avere bisogno di aiuto. C’è chi mi ha detto che sarebbe disposto a donare solo a un familiare, ma non a uno sconosciuto. Per me invece è importante indipendentemente da chi sia il ricevente».
È andato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per un secondo prelievo, seguito da una lunga pausa: «Sono passati quasi due mesi, temevo che alla fine la compatibilità non si fosse rivelata perfetta, e un po’ mi dispiaceva. Poi invece mi hanno richiamato: a quel punto mi hanno spiegato nei particolari quale fosse l’iter per arrivare alla donazione. Prima di tutto dovevano accertare che le mie condizioni di salute fossero ottimali, e mi hanno quindi chiesto di sottopormi a una serie di accertamenti. Ero convinto fin dall’inizio e sicuro di voler arrivare fino in fondo, ma questa attenzione per la situazione del donatore mi ha fatto sentire molto sereno e sicuro rispetto all’intera procedura».
Daniele ha superato tutti i controlli. I medici hanno deciso che la donazione avvenisse per aferesi, una procedura che prevede l’utilizzo di separatori cellulari: il sangue prelevato da un braccio attraverso un circuito sterile entra in una centrifuga, dove la componente cellulare utile al trapianto viene isolata e raccolta in una sacca, mentre il resto viene reinfuso nel braccio opposto. Così nella settimana precedente la donazione, come prevede il protocollo, ha assunto per iniezioni il farmaco che stimola la crescita delle cellule staminali emopoietiche nel sangue e il loro passaggio nel sangue periferico: «Solo in quei giorni - osserva - ho avvertito dei lievi sintomi influenzali. Avevo dato il consenso anche per l’intervento di prelievo del midollo direttamente dalle ossa del bacino, ma non è servito. Nel giorno della donazione Sabrina mi ha accompagnato ed è rimasta ad aspettarmi fino alla fine. Devo ringraziare di cuore anche i suoi genitori che mi hanno sempre sostenuto».
Per Daniele è stata una giornata da ricordare: «Ero contento, perché sentivo di realizzare qualcosa di bello. Alla fine, ero un po’ stanco ma stavo comunque molto bene. Non ho avvertito dolori».
L’unica, piccola limitazione ha riguardato l’attività sportiva: «Ho sempre giocato a calcio, mi hanno chiesto solo di saltare la partita della domenica che ha preceduto la donazione, per evitare di comprometterla a causa di un infortunio, e di riprendere gli allenamenti con calma, riguardandomi un po’ per dare al corpo il tempo di riprendersi. Non ho avuto alcun problema».
Donatore e ricevente non possono incontrarsi, ma Daniele ha comunque approfittato della possibilità di lasciare un messaggio: «Ho scritto una lettera raccontando qualcosa di me, ma soprattutto della speranza che ho sempre nutrito di poter aiutare qualcuno con la mia donazione. Mi piacerebbe molto sapere se il ricevente ora sta bene, anche se purtroppo per questioni di privacy non si può. Chissà, in futuro forse deciderà di scrivermi. Mi sento fortunato per aver potuto compiere questo gesto, e se anche non riceverò mai risposta va bene comunque».
La donazione di midollo per Daniele ha rappresentato l’inizio di un impegno nel mondo del volontariato: «Continuerò a partecipare alle attività di Admo, agli incontri di sensibilizzazione e agli stand per le tipizzazioni. Mi rendo conto che non è facile convincere le persone a iscriversi, dato che non basta una firma, serve un piccolo esame, e c’è chi di fronte a questo si dimostra molto diffidente».
Intanto ha avviato il suo personale «passaparola» raccontando questo percorso a familiari e amici: «Sono intervenuto anche a un incontro con gli studenti degli ultimi anni delle superiori in Città Alta durante una giornata dedicata alle tecniche di rianimazione e all’uso del fibrillatore, in cui erano presenti diverse associazioni».
Ora potrà sottoporsi annualmente a una serie di controlli: «La salute del donatore viene presa molto sul serio e considerata attentamente. È un aspetto positivo e interessante che paradossalmente potrebbe spingere qualcuno a donare il midollo osseo anche per tutelare la propria salute. Fai del bene agli altri ma anche a te stesso».
La famiglia di Daniele, suo padre e le sue due sorelle, hanno accolto con gioia la notizia della sua donazione: «All’inizio forse erano un po’ preoccupati che potesse accadermi qualcosa, poi però si sono tranquillizzati. Sanno che questa esperienza per me è stata importante e mi resterà nel cuore per sempre».
La donazione per Daniele continuerà a essere un aspetto importante della vita: come scrive Goethe, per essere felici bisogna viaggiare con due borse «una per ricevere, l’altra per dare». «Adesso - racconta - voglio iscrivermi all’Avis e iniziare un nuovo percorso, seguendo l’esempio di mio padre, che l’ha sempre fatto fin dalla sua giovinezza. Penso che vivere con questa prospettiva, pensando anche agli altri, permetta di guardare il mondo con occhi diversi e di aprire orizzonti nuovi, offrendo tante opportunità per crescere e migliorare».
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