Donare e ricevere il midollo osseo, in un attimo vite legate a doppio filo

LA BUONA DOMENICA. La storia di Simone Ruggeri: «Accettando la procedura ti assumi la responsabilità della salute di un’altra persona».

«Non dare solo le tue cure - scrive Madre Teresa di Calcutta -, ma dai anche il tuo cuore». Ci sono molti modi per realizzare questo principio nella vita quotidiana, e Simone Ruggeri, presidente dell’Ordine dei fisioterapisti di Bergamo, lo ha messo in atto sia con la sua professione sia nel mondo del volontariato, come donatore di sangue con Avis e di midollo con Admo (Associazione donatori midollo osseo): in fondo si tratta sempre di offrire una parte di sé per aiutare gli altri.

Simone ha girato un video per raccontare la sua donazione, diffuso sui social come strumento prezioso di sensibilizzazione: «I donatori di midollo - spiega - non sono supereroi ma hanno due superpoteri: buon sangue e generosità. Se anche tu pensi di averli sei il tipo giusto per intraprendere questa avventura».

L’incontro con Admo alla Strabergamo

Da sempre sportivo, dinamico e sensibile ai temi del volontariato, si è avvicinato per la prima volta a uno stand di Admo una decina d’anni fa in occasione della Strabergamo, camminata non competitiva: «Alla fine del percorso sul Sentierone - racconta - mi sono fermato e i volontari mi hanno segnalato che c’era la possibilità di eseguire un semplice test di tipizzazione per iscriversi al registro dei donatori di midollo osseo. È un’operazione che richiede pochi minuti, l’ho fatto volentieri. Ci stavo pensando da un po’ e come donatore Avis conoscevo già l’ambiente e il valore della donazione».

Timori e pregiudizi verso il trapianto

Di recente ho proposto un incontro rivolto a tutti i fisioterapisti lombardi per approfondire gli aspetti medici legati alla donazione di midollo osseo

Simone vive con la sua famiglia a Villa d’Almé e per la sua professione di fisioterapista è predisposto a un atteggiamento di particolare attenzione verso gli altri: «Come professionista sanitario - osserva - sicuramente sono sensibile ai temi che riguardano la salute e il benessere. Anche per questo di recente ho proposto un incontro rivolto a tutti i fisioterapisti lombardi per approfondire gli aspetti medici legati alla donazione di midollo osseo, in modo da favorire e diffonderne la conoscenza. Ci sono ancora molte persone che hanno timori e pregiudizi, mi premeva invece offrire informazioni complete e corrette per far capire che la donazione di midollo osseo è semplice e alla portata di tutti».

Molti, infatti, sono ancora convinti che l’unico metodo per prelevare il midollo sia quello «tradizionale» dalle ossa del bacino, con un intervento chirurgico, anche se molto semplice, della durata di circa 45 minuti: in questo caso il donatore viene sottoposto ad un’anestesia generale o epidurale, e dopo il prelievo viene tenuto normalmente sotto controllo per un paio di giorni prima di essere dimesso dall’ospedale. Oggi questo avviene solo in due casi su dieci, in particolari situazioni e in base alla valutazione degli specialisti.

La donazione per aferesi

«Raccogliendo informazioni più dettagliate - aggiunge Simone - ho scoperto che nella maggior parte dei casi la donazione di midollo osseo avviene per aferesi, e questo ha allontanato qualunque preoccupazione». In otto casi su 10, come si legge anche sul sito di Admo (www.admo.it), la donazione viene eseguita con il prelievo da sangue periferico: in questo caso è prevista la somministrazione, nei cinque giorni precedenti, di un farmaco che promuove la crescita delle cellule staminali nel midollo osseo e il loro passaggio nel sangue. Questa tipologia di prelievo, indicata appunto come aferesi, si avvale dell’utilizzo di separatori cellulari: il sangue prelevato da un braccio attraverso un circuito sterile entra in una centrifuga dove la componente cellulare utile al trapianto viene isolata e raccolta in una sacca, mentre il resto viene reinfuso nel braccio opposto. «Non è molto diverso dalle donazioni di plasma che faccio abitualmente per Avis».

La chiamata dell’ospedale per la donazione

Dall’iscrizione al registro dei donatori alla chiamata dell’ospedale per una possibile compatibilità sono trascorsi oltre dieci anni: «Me n’ero quasi dimenticato - prosegue Simone -. Poi un giorno, mentre ero al lavoro, ho ricevuto una telefonata dal numero dell’ospedale di Bergamo. È stata una sorpresa sentire che il centro trasfusionale mi segnalava una possibile compatibilità per la donazione di midollo. Ho provato gioia ed emozione: mi sono reso conto che non si è mai abbastanza pronti a ricevere notizie come queste». Simone ne ha subito parlato con la moglie: «Lei mi ha sempre sostenuto, era con me al momento della tipizzazione. Non si era iscritta in quell’occasione semplicemente perché era incinta». Attualmente hanno tre figli di 12, 9 e 2 anni: «Ho parlato della donazione di midollo anche con le mie figlie maggiori, usando parole semplici in modo che potessero capire chiaramente sia il procedimento del prelievo sia l’importanza di questo gesto per aiutare una persona con una grave malattia, cercando di illustrare per sommi capi anche il funzionamento del sistema immunitario». In questo modo anche i familiari sono stati coinvolti in tutte le fasi della donazione: «La più preoccupata forse era mia madre, ma dopo averle spiegato ogni passaggio con chiarezza, anche lei si è tranquillizzata ed è stata felice di sostenermi».

Le analisi prima della donazione

Prima del prelievo è prevista una serie di analisi per verificare la compatibilità piena tra donatore e ricevente. Se queste danno esito positivo gli accertamenti proseguono per sincerarsi delle condizioni di salute del donatore: «Il personale dell’ospedale che mi ha seguito - afferma Simone - mi ha guidato e accompagnato in tutto il percorso, chiarendo ogni dubbio, spiegandomi ogni aspetto per filo e per segno. All’inizio, forse, qualche piccola preoccupazione c’era, soprattutto pensando alla mia famiglia, che conta su di me, ma le spiegazioni che ho ricevuto mi hanno dato molta sicurezza. Mi sono reso conto presto che compiere questo gesto così importante sarebbe stato semplice e senza rischi».

Le responsabilità del donatore

Una volta appurato che non c’erano ostacoli alla donazione di midollo, è iniziata l’ultima fase di preparazione: «Ho trovato giusto e positivo che pochi giorni prima i medici ricordino al donatore che accettando la procedura si assume la responsabilità della salute di un’altra persona. Mi hanno avvertito che eravamo arrivati a un punto critico di questo processo, e che avrebbero dovuto iniziare le terapie necessarie per indebolire il sistema immunitario del ricevente, per migliorare le possibilità di successo del trapianto. Questo però significava rendere il paziente molto vulnerabile. Per questo mi hanno chiesto di evitare di stancarmi troppo o di espormi a rischi per la salute che potessero impedire il prelievo».

In quelle giornate le vite di donatore e ricevente sono unite a doppio filo: «Ho sentito che era davvero importante impegnarmi a offrire una possibilità di cura in più a una persona gravemente malata, perché potenzialmente avrei potuto salvarle la vita».

L’assunzione del farmaco che stimola la crescita delle cellule staminali nel midollo osseo non gli ha causato particolari effetti collaterali: «Non sono diventato verde come Shrek - scherza Simone - e non mi sono cresciute le orecchie da elfo. Non ho avuto particolari fastidi o dolori, e questo mi ha permesso di vivere serenamente quel periodo, cogliendone solo gli aspetti positivi».

Il momento della donazione

Nel giorno della donazione Simone è stato accompagnato in ospedale dal padre: «I medici mi avevano consigliato di non rientrare da solo dopo il prelievo, prevedendo che potessi avvertire una particolare stanchezza e debolezza. Alla fine, in realtà, ero meno debilitato di quanto mi aspettassi, ma sono stato comunque contento di avere compagnia».

Nonostante i medici gli avessero consigliato di prendersi qualche giorno di riposo, Simone ha ricominciato rapidamente la consueta routine: «Dovevo assistere agli esami di laurea, uno dei compiti legati al mio ruolo nell’Ordine dei fisioterapisti, e sono riuscito ad assolvere l’impegno senza problemi, con uno slancio in più, grazie alla bella esperienza che avevo vissuto».

Simone e il volontariato

Il volontariato occupa un posto importante nella vita di Simone: «Sono iscritto ad Avis e Aido da quando avevo vent’anni, e non ho mai saltato una donazione. Quando mi hanno detto che con la donazione di midollo avrei potuto salvare la vita di una persona, mi sono reso conto di quanto unico e speciale fosse questo gesto, che a me alla fine non è costato nulla. Nella mia vita quotidiana e nella mia professione mi prendo cura delle persone. Cerco di essere d’aiuto, al massimo però posso migliorare la loro qualità di vita. Con la donazione, invece, ho potuto fare di più, ho avuto quindi una possibilità straordinaria di rendermi utile. Vorrei che questa sensibilità si diffondesse: donare è alla portata di tutti, non richiede abilità particolari e non causa alcun disagio a chi lo fa. Non mi sento un supereroe, mi sembra una cosa semplice e normale. Anche per questo ho girato un video per documentare i diversi passaggi e invitare altri a iscriversi ad Admo».

Il rapporto con il ricevente

Non ha lasciato messaggi al ricevente: «Non volevo metterlo in obbligo di rispondermi. Ho preferito così. Non desidero neppure sapere come stia chi ha ricevuto il midollo, preferisco mantenere un completo anonimato. Sono lieto di aver potuto offrire un dono senza un secondo fine e senza pretendere nulla in cambio, in un contesto sociale che spesso sembra andare in direzione opposta».

Ora Simone continua a impegnarsi con Admo come testimonial: «Ho già dato la mia disponibilità a intervenire ad altre iniziative dell’associazione, perché penso sia molto importante mettersi in rete per favorire l’iscrizione al registro dei donatori. Qualcuno dei miei amici e conoscenti ha già manifestato il desiderio di seguire l’esempio, spero che lo facciano in tanti».

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