Uccise il figlio accoltellandolo, chiesta una condanna a 21 anni

BOTTANUCO. Delitto Corna, il pm: «Il padre si accanì con una ferocia inaudita». La difesa chiede le attenuanti: delitto in un contesto di enorme sofferenza.

«Si è accanito con una ferocia inaudita sul figlio Giambattista». Il pubblico ministero Letizia Aloisio, nell’invocare la condanna a 21 anni per Paolo Corna, allontana l’ipotesi che il contesto familiare vissuto nella casa di famiglia a Bottanuco fosse caratterizzato da una costante aggressività e violenza da parte del figlio 54enne. Così si è espressa parlando del «carattere autoritario e dispotico» del 78enne che, il 3 settembre 2023, ha ucciso il figlio dopo una lite legata alla richiesta di soldi. Figlio che aveva un passato di dipendenze (era anche stato in comunità per sette anni) e, come evidenziato in aula anche dalle sorelle, soprattutto nell’ultimo periodo ogni fine settimana aveva ripreso a ubriacarsi e, di conseguenza, era aggressivo con gli anziani genitori.

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Le posizioni di accusa e difesa

Per l’accusa, però, «siamo ben lontani dai contesti in cui ci sono tossicodipendenti che maltrattano i genitori».Opposta la visione offerta dall’avvocato Barbara Bruni, che difende Paolo Corna. Il legale ha citato l’episodio del 29 aprile 2023, quando il figlio minore di Giambattista – affidato a una delle sue sorelle – si trovava nella casa di Bottanuco e aveva chiamato la zia dicendole che il padre «sta picchiando i nonni», mentre lui per paura si era chiuso in bagno. Bruni ha rilevato che «quasi ogni fine settimana» i genitori chiamavano le figlie, perché il 54enne beveva e diventava aggressivo. E ricordando che la stessa madre di Giambattista, moglie di Paolo, sentita dalla Procura dopo l’omicidio ripeteva: «Noi avevamo paura». Insomma, una situazione difficile che si ripeteva ogni fine settimana, quando Giambattista beveva.

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«Deve essere aiutato»

Ma i genitori non volevano denunciare il figlio, neanche dopo il fatto avvenuto a fine aprile 2023: «Non voglio aggravare la sua posizione, deve essere aiutato», le parole del padre riportate in aula. Poi, si arriva al 3 settembre 2023. Giambattista rientra a casa per pranzo, scoppia una lite perché chiede soldi (si ipotizza per continuare a bere). I genitori chiamano i carabinieri ma quando arrivano il figlio dorme, e la situazione è tranquilla. Il 54enne si alza dopo che vanno via e scoppia un nuovo litigio. Il padre impugna un coltello e il figlio lo sfida a colpirlo. Poi va in camera, danneggia i mobili. Entra il padre e lo colpisce all’addome, uccidendolo. È lui che chiama i soccorsi, e confessa l’omicidio. L’avvocato Bruni invoca quindi non solo le attenuanti generiche ma anche della provocazione per accumulo, per una serie di situazioni pregresse che hanno portato all’esasperazione. Con l’innesco del fattore scatenante: la paura che il figlio facesse del male alla moglie. «Ci sono diversi tipi di omicidio, qui è maturato in un contesto quantomeno di enorme sofferenza», ha rilevato l’avvocato chiedendo che la pena sia «giusta». Il 7 ottobre, le eventuali repliche dell’accusa. Poi la sentenza.

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