Travolse e uccise un carabiniere a Terno d’Isola, pena ridotta di tre anni in Appello

La Corte accoglie la richiesta della difesa: da 9 a 6 anni e 2 mesi. La sorella del militare: «Altro dolore, per noi era già poco la prima sentenza».

Da 9 anni in primo grado a 6 anni, due mesi e 20 giorni: è stata ridotta di quasi tre anni, ieri mattina dalla Corte d’Appello di Brescia, la condanna per Matteo Colombi Manzi, il cuoco di 34 anni, di Sotto il Monte, che alle 2,45 del 17 giugno 2019 si trovava – con un tasso alcolemico tre volte superiore ai limiti – alla guida dell’Audi A3 che travolse e uccise l’appuntato scelto dei carabinieri Emanuele Anzini, 42 anni, impegnato in un posto di controllo a Terno d’Isola.

«Questa riduzione di pena per noi non è altro che un nuovo dolore che si aggiunge a tutto quello che stiamo vivendo già da due anni», commenta delusa e amareggiata Catia Anzini, la sorella della vittima. Il 14 febbraio dell’anno scorso Colombi Manzi era stato condannato a 9 anni in abbreviato per omicidio stradale e omissione di soccorso dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Bergamo, Massimiliano Magliacani. Il difensore, l’avvocato Federico Riva, aveva annunciato appello. E ieri il caso è tornato in un’aula di tribunale, quella della Corte d’Appello di Brescia: nell’udienza in camera di consiglio la Corte ha accolto la richiesta di patteggiamento concordato in secondo grado, riducendo la pena a 5 anni e 4 mesi per omicidio colposo con guida in stato di ebbrezza, ai quali si aggiungono 10 mesi e 20 giorni per omissione di soccorso.

La madre Eleonora Pendenza, la sorella Catia e la compagna Susanna Pagnotta si erano costituite parti civili con l’avvocato Francesca Pierantoni, presente ieri a Brescia, e parte offesa a processo e per il secondo grado si sono affidati a un gruppo specializzato nel risarcimento nei casi di omicidio stradale, «Giesse risarcimento danni». «Questo “regalo” di tre anni non mi sembra affatto giusto – sottolinea Catia Anzini –. Mio fratello ha trascorso 22 anni della sua vita a servire lo Stato ma, per la legge italiana, evidentemente, la sua vita conta poco. Per noi familiari erano già pochi i 9 anni stabiliti in primo grado, anche se nessuna pena potrà mai restituirci Lele. Ma adesso è come se ci stessero uccidendo nuovamente perché, come ho già chiarito, su quella strada quella notte di cadavere ce n’era uno solo, ma di persone uccise ce ne sono state molte di più». Attualmente Colombi Manzi non si trova gravato da alcun provvedimento restrittivo.

L’anno scorso il gup aveva stabilito un risarcimento simbolico di mille euro anche per l’Associazione italiana familiari e vittime della strada (Aifvs) e per l’Associazione sostenitori amici della Polizia Stradale (Asaps), mentre l’Arma dei carabinieri non si era potuta costituire a sua volta parte civile, come avrebbe voluto il colonnello Paolo Storoni, allora comandante provinciale perché l’Avvocatura di Stato si era espressa contro questa ipotesi. L’investimento mortale di Emanuele Anzini era avvenuto alle 2,45 del 17 giugno 2019 lungo la provinciale 166 a Terno. Lì l’appuntato scelto in servizio al nucleo radiomobile di Zogno stava svolgendo il suo lavoro assieme a un collega: avevano organizzato un posto di controllo davanti a un distributore di carburante. Anzini intimò l’alt all’Audi A3 guidata da Colombi Manzi, che procedeva a 75 chilometri orari, ma il cuoco non si fermò, investendo il carabiniere, morto sul colpo. Dopo la fuga, l’automobilista era tornato indietro ed era stato arrestato per omicidio stradale.

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