Si sognava pittore, è stato artista dei dolci:
a Ponte San Pietro ha chiuso «Brena»

LA STORIA. La pasticceria ha cessato la sua attività. Nella carriera del fondatore Achille molti premi. Il ricordo va a quella torta fatta in 150 ore di lavoro.

Per quanti arrivavano dai paesi dell’Isola, la pasticceria «Brena» di via Roma, a Ponte San Pietro, è stata per anni una tappa quasi obbligata: pochi resistevano alla tentazione di assaggiare le sue specialità. Per la cittadina è stata una sorta di biglietto da visita dell’eccellenza dolciaria che Achille Brena ha fatto conoscere e portato in tutto il mondo.

«Volevo fare il pittore»

È stata, perché dopo quasi sessant’anni di attività, la pasticceria ha chiuso. «Motivi personali», infatti, hanno portato a chiudere definitivamente lo storico locale che Achille Brena aveva aperto nel 1965 e che ha sempre gestito con la moglie Silvia. «Il mio sogno – racconta - era di fare il pittore e frequentare l’Accademia di Brera ma per vari motivi non ho potuto realizzarlo». Ha rimediato riversando il suo estro artistico nella decorazione dei dolci che creava nel suo laboratorio. A 17 anni dopo aver fatto l’apprendista in alcune pasticcerie, Brena è assunto dall’azienda Frattini di Milano, che raggiunge tutti i giorni in bicicletta, e dove frequenta per due anni una scuola serale di pasticceria. Il suo desiderio era di avere un negozio che portasse il suo nome.

L’apertura nel 1965

Grazie al supporto della mamma nel 1965 apre con orgoglio la «Brena», come la chiamano a Ponte. Nel corso degli anni fioccano premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. Le foto delle sue torte, famosa quella che riproduce il Duomo di Milano che ha richiesto 150 ore di lavoro, compaiono sulle pagine delle riviste specializzate del settore. Lo chef Gary Rulli, considerato tra i maggiori maestri pasticcieri negli Usa, dice che deve il suo successo al pasticcere di Ponte che definisce «il suo mentore»: gli ha svelato «i segreti della pasticceria e del lievito naturale».

La «Brena» non è solo rinomata per le sue produzioni, i panettoni a Natale sono tra i più richiesti, ma anche perché da quel punto di osservazione privilegiato di via Roma, Achille e la moglie hanno visto cambiare la vita d’intere generazioni: dai tanti frequentatori del mercato che il venerdì arrivavano a Ponte per comprare cose e attrezzi, che allora si potevano trovare solo lì, a quelli che andavano alle giostre in occasione della festa patronale, «fiumane ininterrotte di giovani che calavano in paese tutte le sere per divertirsi in piazza». Ora i tempi sono cambiati, dice spesso con una punta di rimpianto. Anche la pasticceria è cambiata, nel tempo il locale si è ridimensionato mantenendo sempre la sua eleganza e il gusto degli arredi che l’ha sempre contraddistinto: un esempio tra stile viennese e veneziano che Achille ha sempre amato definire «il regno di mia moglie».

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