Porta Sud, si va avanti con la Vitali
«Siamo pronti, crediamo al progetto»

Nessuna manifestazione d’interesse per l’acquisto dei 128 mila metri quadri dell’area dello scalo merci . La procedura prevede ora l’accordo con chi ha redatto il masterplan.

Tempo scaduto. Ma si va avanti. Zero manifestazioni d’interesse all’acquisto dei 128.064 metri quadri dell’ex scalo ferroviario di Bergamo: il termine è scaduto alle 12 di ieri e nessuno ha risposto al bando di Ferservizi, una delle (tante) società della galassia delle Ferrovie. Non era una proposta di compravendita, ma una sorta di sondaggio per verificare l’interesse del mercato sull’area di Porta Sud, valutata 16 milioni e 650 mila euro.

Ora la palla torna nel campo della Vitali di Cisano Bergamasco che nel giugno 2018 ha risposto ad un altro bando delle Ferrovie e preparato un masterplan dell’area, coordinato dall’architetto spagnolo Francisco Mangado. Anche in quel caso è stata la sola in corsa a conferma dell’interesse che ha sull’operazione.

Il diritto di prelazione

Da Ferservizi e Sistemi Urbani (altra società del gruppo) bocche cucite: una comunicazione ufficiale è attesa nei prossimi giorni, ma l’iter futuro dell’area è di fatto già segnato, nero su bianco nel bando per la manifestazione d’interesse. La Vitali, difatti, «in virtù della procedura di selezione per l’elaborazione del masterplan» ha un diritto di prelazione «in base alle pattuizioni contrattuali conseguenti all’aggiudicazione» da esercitare entro 30 giorni dall’esito della vendita. Che non ci sarà.

E allora scatta un’altra fattispecie, espressamente indicata: se «nessun operatore formula una valida manifestazione d’interesse, Sistemi Urbani negozierà con Vitali entro 3 mesi successivi alla chiusura della procedura di gara un accordo sulle condizioni economiche e temporali di compravendita dell’area». Quindi di riffa o di raffa è da Cisano (anche se il gruppo è di fatto basato a Milano) che ora si deve passare.

«Destinazioni ancora più attuali»

«Noi siamo pronti. Il masterplan che abbiamo presentato l’anno scorso è di assoluto livello e con previsioni importanti» commenta Massimo Vitali, presidente dell’omonimo gruppo. «Riconfermiamo il nostro interesse a questa operazione che darà un nuovo volto alla città in una delle sue parti più complesse ma ricche di potenzialità». Vitali ricorda come «il masterplan contenga destinazioni che, alla luce dell’emergenza Covid-19, diventano ancora più importanti e strategiche». Il riferimento è «all’housing sociale, agli spazi per la sanità e la ricerca e soprattutto al nuovo polo scolastico».

Una realtà da 12 mila studenti ottenuta dallo spostamento oltre i binari del «Lussana» e del «Secco Suardo» così da creare un unico polo (con impianti sportivi) con «Paleocapa», «Natta», Quarenghi» e «Galli». E ancora, un parco da 450 mila metri quadri a scavalco dei binari a raccordare le varie parti dell’intervento: un centro di eccellenza sanitaria con spazi per degenza, ricerca e alta formazione, un mercato coperto nell’area Autolinee e una nuova stazione a ponte in un polo intermodale con bus, tram, treni (compreso quello per Orio) e mezzi privati, con 3.000 posti auto.

Un orizzonte decennale

«Ora abbiamo la certezza di un interlocutore e con lui ci confronteremo per il futuro di questa area strategica, come già fatto nella redazione del masterplan. L’esito della procedura semplifica molto l’iter di un progetto nel quale crediamo molto, come dimostrato dall’impegno di questi anni» commenta Francesco Valesini, assessore alla Riqualificazione urbana.

L’area si sviluppa su 128.064 metri quadri, per la stragrande maggioranza compresi nell’ambito 1 dell’Unità minima d’intervento (Umi) 1 di Porta Sud che in realtà arriva a 345 mila metri quadri. Ma dal computo va tolto lo spazio per i binari, quello per le distanze di sicurezza e l’area dell’Inps ora occupata in parte dal parcheggio dell’ex gasometro. L’ambito 2 si sviluppa invece verso via David e Bono e comprende aree private per circa 92 mila metri quadri.

Uno spazio complesso, dove vige il classico effetto-domino: se parte una tessera seguono tutte le altre. E il pezzo pesante ce l’hanno in mano le ferrovie. Ma è chiaro che gli strascichi e le incertezze del Covid potrebbero farsi sentire, tanto più su un intervento dall’orizzonte temporale (almeno) decennale e da 1 miliardo di investimenti.

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