Omicidio di Sharon Verzeni, non si esclude il gesto di uno squilibrato. A Terno molti hanno paura

LA SICUREZZA. Tra la piazza e la stazione: «Il problema è lo spaccio». Il sindaco Sala: siamo consapevoli. «Più telecamere, controlli, vertici con le Forze dell’ordine».

L’omicidio di Sharon Verzeni scuote Terno d’Isola. È ancora un mistero l’aggressione con accoltellamento che è costata la vita della 33enne nella notte di lunedì in via Castegnate. In paese si parla dell’accaduto e gli abitanti riflettono sulla situazione generale di sicurezza nel paese. Nessuno di loro, beninteso, ritiene Terno un covo di delinquenti. Di giorno non si segnalano problemi di particolare sorta. La sera tuttavia, e in «certe zone», la situazione cambia. È innegabile, un problema di sicurezza c’è: residenti e commercianti lo confermano. Ne è prova la voglia di parlare, ma per molti di loro in forma anonima. La preoccupazione, per qualcuno, di essere esposto e di diventare bersaglio di ritorsioni, è un elemento non trascurabile.

«Centro infrequentabile di sera»

È lo spaccio di droga il problema principale, «Si sa», dicono. «Ormai non si nascondono nemmeno più quando si passano le cose», ci dice un signore. Il luogo di ritrovo è nel cuore del paese, piazza VII Martiri. La gente non si sente sicura nel passarci e di conseguenza non la frequenta. «Dopo le otto di sera in piazza non si può andare», spiega una giovane. «Di fatto non è una piazza di paese, da poter vivere con libertà», le fa eco una commerciante. Per molti è un luogo abbandonato. «Bisogna portare la gente in piazza con degli eventi per fare in modo che questa venga vissuta e allontanare chi spaccia», commenta un altro commerciante. A diversi di loro, titolari di un’attività anche fuori dalla piazza, è capitato svariate volte di dover intervenire di persona per intimare agli spacciatori di allontanarsi dall’area fuori dal proprio negozio. Ma non è solo il traffico di sostanze stupefacenti. Spesso si sfocia in episodi di violenza, anche se il più delle volte «si aggrediscono tra di loro», come dice una giovane madre, sebbene comunque con cocci di bottiglia e schiamazzi vari che aumentano il desiderio di stare alla larga dalla piazza. Dove, raccontano, è scattato una sorta di coprifuoco «autoindotto»: «A casa entro le dieci e mezza». A parlare stavolta è Alessandro, 19 anni. Tre anni fa ha subìto un’aggressione, proprio in piazza. Un uomo l’ha avvicinato per chiedergli una sigaretta e lo ha afferrato per la collanina, rompendola. Un atto minaccioso che non ha avuto conseguenze, ma che resta impresso.

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Il coprifuoco «autoindotto»

Piazza VII Martiri non è l’unico punto critico. La stazione è un’altra zona calda, e pure nei parchi non va meglio. In particolare al parco Pivano. «Non ci sono giochi per bambini o attrazioni ma solo qualche panchina. È spoglio e quindi frequentato solo da certe persone», è il pensiero di un’altra ragazza. Da parte sua il Comune prova a intervenire. Accanto ai controlli effettuati dalle pattuglie delle forze dell’ordine, l’amministrazione ha sottoscritto in prefettura un protocollo per l’istituzione di un gruppo di controllo di vicinato «contro fenomeni di degrado e disturbo della quiete pubblica da parte di baby gang, atti vandalici ed episodi di spaccio, ma anche per cercare di tutelarsi da eventuali tentativi di furto», recita il documento. L’attività del gruppo di controllo non prevede il «pattugliamento» del territorio da parte dei residenti ma, attraverso i referenti di zona, permette di segnalare eventuali comportamenti illegali alle forze dell’ordine. Eppure l’attivazione del gruppo non convince i cittadini. Qualcuno è più duro: «Sono palliativi che gettano fumo negli occhi dei cittadini», commenta uno dei commercianti con cui abbiamo parlato. Qualcuno, semplicemente, come la giovane madre, si pone una domanda, legittima: «Dobbiamo arrivare a essere obbligati noi cittadini a controllare il paese per fare in modo che non ci sia più chi spaccia?».

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Il primo cittadino

«Siamo consapevoli del problema sicurezza sul nostro territorio e ci siamo mossi già da tempo. Potenziando la videosorveglianza, con vertici che abbiamo avuto con le forze dell’ordine, organizzando il controllo di vicinato»: così il sindaco di Terno d’Isola, Gianluca Sala, al secondo mandato dopo la rielezione dello scorso giugno. A gennaio di quest’anno è partito il progetto «Terno sicura: controllo di vicinato 2.0».

Il Comune aveva informato tutte le famiglie delle modalità con cui sarebbe iniziato il servizio, dividendo il territorio comunale in cinque zone di controllo con i relativi responsabili (centro, via Milano e zona Baccanello, via Castegnate, via Roma e via dei Vignali e zona stazione ferroviaria con via Cabanetti). Le segnalazioni, poi, vengono poi inviate all’Istituto di vigilanza privata, attivo 24 ore su 24. «Proprio recentemente – continua il primo cittadino – abbiamo avuto un vertice a Bergamo con il prefetto, i carabinieri e la Guardia di finanza per illustrare la nostra situazione e, insieme, trovare le soluzioni per contrastare il fenomeno».

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