Omicidio di Sharon Verzeni: il coltello non si trova, si indaga sul movente

TERNO D’ISOLA. Giovedì 1° agosto è in programma l’autopsia sulla 33enne uccisa a coltellate. Cellulari e telecamere al setaccio, non escluso il gesto di uno squilibrato.

Si scava nella vita di Sharon Verzeni per trovare il movente di un delitto che, al momento, sembra non avere un perché. I carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo e della Compagnia di Zogno, coordinati dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio, stanno compiendo un lavoro lungo e difficile su più fronti. C’è quello delle telecamere, fondamentale per cercare di individuare l’assassino, gli interrogatori di familiari, amici e colleghi di lavoro, per capire se avesse problemi con qualcuno, l’analisi del cellulare alla ricerca di telefonate o messaggi significativi, l’autopsia che sarà eseguita giovedì mattina, per accertare con esattezza il numero delle coltellate e se ci siano ferite da difesa.

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L’esame al «Papa Giovanni»

Quattro, riferite dai primi soccorritori, le coltellate con cui la barista di 33 anni di Terno d’Isola sarebbe stata colpita alla schiena e al torace. Ma giovedì alle 11,30, nella camera mortuaria dell’ospedale Papa Giovanni, il medico legale Matteo Marchesi, incaricato dalla Procura, dovrà verificare se ce ne siano altre, quale è stata letale, in quale ordine sono state inferte e se la ragazza abbia cercato di difendersi dal suo aggressore. Si cercano, anche, eventuali tracce lasciate dall’assassino sul corpo e sui vestiti di Sharon. Il coltello non è stato trovato: sono stati passati al setaccio tutti i cestini e la piattaforma ecologica, giardini e siepi, quindi mercoledì mattina il sindaco Gianluca Sala ha dato il via libera per far ripartire la raccolta differenziata e il conferimento dei rifiuti nella piazzola, bloccati martedì.

Le telecamere

Le telecamere hanno dato un primo, importante riscontro: quelle dei vicini di casa di via Merelli, dove Sharon e il compagno Sergio Ruocco sono andati a vivere tre anni fa, hanno ripreso la ragazza mentre usciva di casa verso mezzanotte. Dopo di lei non è più uscito nessuno, elemento che esclude il compagno. Sempre attraverso l’analisi delle telecamere di videosorveglianza gli inquirenti hanno ricostruito il percorso di Sharon per le strade del paese fino a via Castegnate, dove è stata uccisa a mezzanotte e 50. Nel tratto di strada in cui è stata accoltellata, davanti a una villetta al civico 32, non ci sono telecamere. Si sta procedendo a un enorme lavoro tecnico per acquisire ed estrapolare le riprese di quelle comunali e dei privati, alla ricerca dell’assassino. Che potrebbe essere stato a piedi, ma anche avere un veicolo parcheggiato lungo la strada, o abitare nella stessa via Castegnate. Si lavora anche sull’analisi delle celle telefoniche, per capire chi fosse in quella zona al momento del delitto. Zona, però, densamente abitata. Nessuna delle persone che hanno soccorso per prime la barista ha visto allontanarsi qualcuno, nessuno ha sentito un litigio o una discussione tra Sharon e il suo aggressore, ma solo la ragazza che urlava: «Aiuto, aiuto».

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Anche questo è un elemento da tenere in considerazione: se si fosse incontrata con qualcuno che conosceva e avessero litigato, o se uno sconosciuto avesse tentato un approccio, si sarebbero sentite le voci. Invece tutto fa pensare a un’aggressione fulminea, probabilmente alle spalle, di cui la ragazza non ha fatto nemmeno in tempo ad accorgersi. È un’ipotesi, seppur inquietante, che viene ritenuta possibile da chi indaga. Sharon si sarebbe trovata nel momento sbagliato con la persona sbagliata.

Sharon ha avuto la forza per chiamare il 112 e dire: «Aiuto, sono stata accoltellata, sono a Terno».

Una volta aggredita, ha avuto la forza per chiamare il 112 e dire: «Aiuto, sono stata accoltellata, sono a Terno». Ha urlato: «Aiuto, aiuto», ha attraversato la strada barcollando e si è aggrappata alla ringhiera della villetta, dove poi si è lasciata cadere all’indietro sul marciapiede in una pozza di sangue. Per localizzarla, la centrale Soreu ha utilizzato la posizione fornita da una coppia di giovani che si è fermata a soccorrerla poco dopo.

I familiari e gli amici

Quando è uscita di casa, Sharon aveva solo il cellulare e le chiavi di casa, che aveva ancora addosso: dunque anche la pista del tentativo di rapina sembra molto improbabile. E non risulta abbia chiamato qualcuno o ricevuto telefonate lunedì sera.

Omicidio di Scharon Verzeni, il punto. Video di Bergamo Tv - Simona Befani

Se non è stato il gesto di uno squilibrato, chi poteva avere un tale risentimento nei confronti della ragazza per arrivare a ucciderla? I carabinieri stanno interrogando in queste ore i familiari, il fratello Cristopher e la sorella Melody, i genitori Bruno e Maria Teresa, che erano in ferie e martedì sono tornati in tutta fretta, gli amici e i colleghi di lavoro del bar «Vanilla» di Brembate, dove lavorava da circa un anno e dove la descrivono come una ragazza tranquilla e taciturna. Prima di fare la barista aveva lavorato come estetista al centro «Dajing» di Borgo Santa Caterina, dove le clienti la ricordano come una ragazza estremamente timida, che faticava a scambiare due parole e parlava sempre con un filo di voce.

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A Bottanuco, paese d’origine della famiglia, Sharon era conosciuta ma non frequentava bar e locali notturni. Si era avvicinata alla chiesa di Scientology ma dalla Missione della chiesa della Bergamasca, che ha sede a Gorle, nessun commento. I carabinieri hanno sequestrato anche il cellulare di Sergio Ruocco: si indaga sulla coppia, alla ricerca di qualsiasi dettaglio che possa indirizzare verso la strada giusta.

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