Omicidio di Sharon, sul cellulare di Sangare 16 passi per ritrovare il coltello

DELITTO DI TERNO. Sangare aveva salvato nelle note la fotografia dell’albero sulla riva dell’Adda a Medolago e il percorso per arrivare al punto in cui aveva sotterrato l’arma. Sabato i sub alla ricerca della borsa con i coltelli.

Nelle note sul cellulare Moussa Sangare aveva salvato la fotografia del punto in cui aveva sotterrato il sacchetto di terriccio con il coltello utilizzato per uccidere Sharon Verzeni e il percorso da fare per recuperarlo, a partire da un albero sulla riva dell’Adda a Medolago. Grazie a quelle indicazioni, un numero preciso di passi, 16, a partire da quell’albero fotografato, i «metal detective» del bresciano Mu.Re. (Museo Recuperanti) il 30 agosto hanno ritrovato il sacchetto: all’interno c’erano il grosso coltello da cucina con tracce di sangue, due molto evidenti sulla lama, e le collanine che il giovane indossava la notte del delitto. Tutto materiale consegnato ai Ris.

I 16 passi sul cellulare

Perché Sangare si fosse segnato il punto in cui ritrovare il coltello, evidentemente, è per andare a recuperarlo in un secondo momento

Senza quelle indicazioni ritrovate sul cellulare, le ricerche sarebbero state ben più faticose. Invece, mentre in Procura a Bergamo era in corso la conferenza stampa sul fermo di Sangare, gli uomini del Mu.Re. e il Nucleo sommozzatori volontari di Treviglio avevano già recuperato il sacchetto sotterrato e uno dei due che aveva gettato nel fiume, a sei metri di profondità, zavorrato con due grossi sassi: dentro c’erano i vestiti che indossava. Sabato pomeriggio gli stessi sommozzatori, sempre coordinati dai carabinieri, torneranno nell’Adda a cercare la terza borsa, nella quale Sangare ha raccontato di aver gettato le scarpe e altri tre coltelli che aveva in casa. È previsto bel tempo e il fiume sarà battuto palmo a palmo. Questa borsa, avendo i manici, è più facile che sia stata trascinata via dalla corrente facilitata dalle piogge di questi ultimi giorni. Perché Sangare si fosse segnato il punto in cui ritrovare il coltello, evidentemente, è per andare a recuperarlo in un secondo momento, quando le acque si sarebbero calmate.

Il coltello come «ricordo»

Dopo il delitto Sangare getta il coltello in un prato, torna a recuperarlo, lo tiene in casa per due giorni e infine va a nasconderlo a Medolago

Quando è stato interrogato dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio e dal gip Raffaella Mascarino ha riferito di volerlo tenere «come un ricordo, per avere memoria di quello che avevo fatto». Una sorta di souvenir, un feticcio da guardare per riprovare le stesse forti emozioni di quella sera? «Sono rimasto scioccato – aveva risposto su come si era sentito dopo il delitto – mi sono chiesto perché non stessi piangendo. Mi veniva da piangere però al tempo stesso mi sentivo libero, pensavo che roba. Sul divano ho provato una specie di confort come se mi fossi liberato di un peso». Oppure, ipotesi più inquietante, avrebbe recuperato il coltello per usarlo ancora? Quando gli è stato chiesto se avesse già aggredito altre persone prima di Sharon, ha risposto «questo è il mio primo omicidio ». Ma gli investigatori stanno andando avanti con gli accertamenti, e il suo Dna sarà comparato con altri casi irrisolti non solo in Bergamasca. Si cerca anche di capire se il biglietto trovato nel suo portafogli, appunti scritti a mano su un omicidio commesso nel 2021 a Concordia Sagittaria da un nigeriano di nome Moses, possa averlo in qualche modo ispirato. L’uomo aveva accoltellato la moglie sotto gli occhi dei tre figli. Sangare nei suoi interrogatori ha più volte parlato di «feeling», sensazioni, ispirate da film, serie tv, polizieschi e trasmissioni che si occupano di cronaca nera: «Sono interessato anche ai casi dove l’assassino utilizza coltelli».

Il quindicenne minacciato

Oggi, invece, potrebbe essere sentito in audizione protetta il quindicenne di Chignolo d’Isola minacciat o con il coltello insieme a un coetaneo da Sangare alle 0,20, mezz’ora prima che incrociasse Sharon a Terno d’Isola. I due ragazzini sono stati identificati grazie a un filmato della videosorveglianza di Chignolo: non si erano presentati dai carabinieri per paura di ritorsioni. Martedì è stato ascoltato il primo: ha raccontato che Sangare li aveva avvicinati chiedendo quanto costasse la sua maglietta del Paris Saint-Germain, ma lui gli aveva risposto che era «tarocca». Sangare li aveva minacciati mostrando il coltello e si era allontanato in bicicletta. Al giudice ha spiegato che «volevo intimidirli per vedere come reagivano». Una prova, in un’escalation in cui, dopo essere uscito di casa alle 0,15, incontra solo uomini che però si limita a minacciare o a guardare perché «li avrei solo rapinati». Sharon no, lei è la vittima perfetta: una donna sola, che cammina con le cuffiette «guardando le stelle». Dopo il delitto Sangare getta il coltello in un prato, torna a recuperarlo, lo tiene in casa per due giorni e infine va a nasconderlo a Medolago. Ma ha l’accortezza di segnare nelle note del cellulare il punto esatto in cui l’ha sotterrato, in modo da andare a recuperarlo. Che fosse solo «per ricordo» è già inquietante.

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