«Minacciati da Sangare: zitti perché i nostri genitori temevano ritorsioni»

I TESTIMONI. Rintracciati dai carabinieri i due quindicenni di Chignolo: uno è già stato sentito e ha confermato. Il fermato aveva due telefonini: «Le ho messo una mano sulla spalla: Sharon tremava». A breve sarà trasferito.

«Si è avvicinato a noi e ha detto qualcosa sulla mia maglietta e poi, allontanandosi in bici, ci ha minacciato mostrando il coltello. Nei giorni successivi avevamo capito che era Sangare, ma non abbiamo parlato perché i nostri genitori temevano ritorsioni». Alla fine sono stati rintracciati dai carabinieri non perché abbiano deciso di presentarsi spontaneamente, ma grazie a un filmato della videosorveglianza di Chignolo d’Isola nel quale si vedono loro due, ragazzini di 15 anni, uno con indosso la maglietta del Paris Saint-Germain e, poco dopo, anche Moussa Sangare. Era stato lo stesso ventinovenne in carcere per l’omicidio di Sharon Verzeni a riferire la circostanza agli inquirenti e le immagini hanno confermato l’accaduto.

Leggi anche

Erano passati circa venti minuti dalla mezzanotte tra il 29 e il 30 luglio scorsi: Sangare ha poi raggiunto in bici Terno d’Isola alla ricerca di una «vittima più vulnerabile», poi trovata, mezz’ora dopo le minacce ai due ragazzini, in Sharon, intercettata all’altezza del civico 32 di via Castegnate e accoltellata a morte, a caso e senza un motivo, tra l’altro in quello che gli inquirenti chiamano l’unico «cono d’ombra», ovvero non coperto dalle telecamere nel tragitto da casa della donna, tutto praticamente invece ripreso nei 40 minuti precedenti. Ieri mattina i carabinieri del reparto operativo di Bergamo hanno rintracciato i due quindicenni e nel pomeriggio uno dei due è stato anche sentito, confermando il tutto e spiegando di non aver parlato prima su suggerimento dei genitori che temevano ritorsioni.

Delitto di Terno. Identificati i due ragazzini. Hanno confermato che quella sera Sangarè li minacciò. Video di www.bergamotv.it

La confessione di Sangare

Emergono intanto dettagli sulla confessione di Sangare davanti al gip. In un passaggio racconta: «Ho poggiato una mano sulla spalla di Sharon e tremava visibilmente». Dettaglio che ha spinto gli inquirenti a far cercare dai carabinieri del Ris di Parma, dove si trovano gli abiti di Sharon, eventuali tracce del suo Dna sulla spalla della maglia che indossava Sharon quella sera: sarebbe la conferma del suo racconto, anche se non è detto che il semplice poggiare una mano abbia lasciato tracce di Dna. Il profilo genetico di Sangare sarà invece confrontato con le tracce trovate sul corpo di Daniela Roveri, la donna sgozzata nell’androne del palazzo dove viveva, a Colognola, la sera del 20 dicembre 2016. Si tratta comunque di un passaggio formale: Sangare agli inquirenti ha detto di non aver commesso precedenti delitti ma, al di là di questo, l’ipotesi che sia stato lui a uccidere la Roveri è ritenuto altamente inverosimile. Non saranno invece svolti analoghi raffronti per il caso di Gianna Del Gaudio, sgozzata in casa a Seriate il 26 agosto del 2016 e altro caso irrisolto: in quel periodo, infatti, Sangare non era in Italia.

Leggi anche

Emerge poi che il ventinovenne di Suisio già durante il primo interrogatorio in caserma aveva inizialmente dato la colpa a qualcun altro, indicando – nel suo ruolo, in quel momento, di semplice testimone in bicicletta – un fantomatico aggressore di Sharon del quale agli inquirenti non risultava alcuna traccia. Messo alle strette di fronte alle immagini di lui in bici, ha ammesso le proprie responsabilità e, come si dice, svuotato il sacco. Due giorni dopo aver ucciso Sharon, temendo a quel punto di finire tra i sospettati – in un mese di indagini gli inquirenti avevano individuato una settantina di abitanti della zona dell’Isola quali potenziali persone su cui indagare – ha infilato in un calzino il coltello che ha usato per uccidere Sharon (inizialmente nascosto in casa, in via San Giuliano a Suisio, sotto un divano-letto) e pure una collana che indossava, sotterrando il tutto a Medolago vicino all’Adda, dove ha invece gettato altri tre coltelli (tutti sono stati poi recuperati).

Delitto di Sharon Verzeni, i Ris a Suisio. Video di Carabinieri Bergamo

Ricapitolando le sue giornate tipo agli inquirenti, Sangare ha riferito di essere spesso annoiato: «Certe volte “scrollavo” il cellulare, stavo a letto o facevo un minimo di pulizie in casa», ha raccontato. Di cellulari – è emerso – ne aveva due: uno, vecchio modello ancora con i tasti e usato solo per le telefonate, e poi uno smartphone senza sim e usato solo per navigare sfruttando wi-fi pubblici. Al momento dell’omicidio aveva con sé entrambi gli apparecchi, dei quali a breve sarà eseguita la «copia forense» per le analisi del caso. Agli inquirenti ha dichiarato di mantenersi tramite le royalties di alcuni vecchi brani, ma c’è il sospetto che potesse anche rubare, smontare e rivendere biciclette o parti di esse (anche quella usata per la fuga era stata smontata in parte, forse per nascondere tracce della vittima). Nei prossimi giorni Sangare potrebbe essere trasferito da via Gleno a un altro carcere: all’interno della casa circondariale è stato infatti oggetto di minacce.

Leggi anche

© RIPRODUZIONE RISERVATA