Medici di base, l’emergenza è grave
Il 20% è avviato verso la pensione

Nel prossimo triennio lasceranno 125 camici bianchi su 605. In città il 30% del totale verso l’addio. Marinoni: «Previsti cinque anni di crisi».

A fine giugno 1.500 abitanti del Villaggio degli Sposi, quartiere cittadino, hanno ricevuto una lettera inviata da Ats Bergamo. «Il suo medico andrà in pensione» - era la sostanza della comunicazione. Un problema non da poco, soprattutto dopo l’epidemia di coronavirus che ha colpito la provincia di Bergamo. Altre lettere identiche sono già state finite nelle cassette della posta di decine di migliaia di bergamaschi. A San Tomaso, un altro quartiere della città, a Costa Volpino, Cene, Zogno, Almenno San Bartolomeo, Paladina e tanti altri paesi, dalle valli alla Bassa.

Una questione, quella dei medici che stanno andando in pensione, già grave oggi e ancora più preoccupante per i prossimi mesi. Se non verranno prese contromisure, è destinata ad esplodere. Secondo i documenti ufficiali forniti dalla stessa Ats sono 30 i medici che quest’estate lasceranno i loro ambulatori (e i loro pazienti). 20 titolari e 10 provvisori. Ma il vero esodo è previsto nel prossimo triennio: 71 medici sono già certi di lasciare perché arrivano al traguardo dei 70 anni. Altri 54 possono appendere il camice al chiodo riscattando gli anni della laurea. In totale sono 125 i medici che si avviano alla pensione. Il 20% sul totale di 605 (più 60 provvisori).

La mappa dei Comuni che si ritroveranno presto con gli ambulatori scoperti è stata disegnata da Ats ed è contenuta nel report fornito al consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Dario Violi, che ha richiesto un accesso agli atti per fare luce sul futuro della medicina territoriale in provincia di Bergamo. Un futuro incerto. Che non dipende solo dagli ultimi mesi segnati dall’emergenza. Già prima dell’arrivo del coronavirus la mail dell’Ordine dei Medici era intasata di richieste per il calcolo della pensione. A tal punto che lo stesso Ordine ha deciso di dare una priorità bassa e rimandare tutto l’arretrato a dopo l’estate. Nel frattempo però in 41 hanno già lasciato, alcuni purtroppo sono morti sul lavoro, altri hanno anticipato l’uscita in estate. Trentuno se ne vanno nei mesi estivi. Il totale fa 71, a cui seguiranno poi gli altri 125 entro il 2023.

Tra le aree critiche va segnalata la città: sono 22 i medici avviati alla pensione, quasi il 30% dei 79 totali. Non se la passano meglio altri Comuni: a Treviglio lasceranno in 3, così come a Romano di Lombardia, Caravaggio, Cologno al Serio, Calusco d’Adda, Almé. E se nei Comuni grandi trovare una soluzione è più semplice, l’incognita più seria riguarda le valli, dove già ora è complesso trovare una copertura a migliaia di pazienti. Una realtà a cui non solo Ats deve dare una risposta. La politica e i sindaci sono chiamati fare la loro parte per cercare di suggerire una nuova organizzazione. Per tamponare le uscite estive Ats ha avviato una serie di colloqui con i medici che hanno già chiesto di andare in pensione per convincerli a rimanere in servizio ancora qualche mese.

Non è ancora possibile sapere in quanti abbiano dato il proprio assenso. Dice il presidente dell’Ordine Guido Marinoni che la stima del 20% di pensionamenti nel prossimo triennio «è perfino prudenziale. Facendo un mero calcolo economico, è più conveniente lavorare fino a 68 anni, perché i rimanenti due anni pesano poco sull’entità della pensione. Ovvio, stiamo parlando di un calcolo grezzo, che però va considerato nella prospettiva organizzativa dei prossimi anni». Che secondo Marinoni saranno molto difficili. «Certo, perché l’aspetto sanitario andrà in crisi. Bisogna essere chiari fin da subito: ci saranno grandi problemi per cinque o sei anni. Perché fino ad allora i ragazzi del corso di formazione di medicina generale non basteranno a sostituire i pensionati. Con le nuove risorse strutturali, 20 milioni di euro a livello nazionale, entro il 2025 assisteremo a un riequilibrio». Non più con i numeri a cui i medici erano abituati. «Si andrà sui 1.800 pazienti a testa».

Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Dario Violi spiega che una delle soluzioni può essere «la possibilità di riuscire ad anticipare l’ingresso degli specializzandi in medicina generale di un paio di anni e mitigare così una situazione gravissima». Questa novità potrebbe essere inclusa nel prossimo decreto semplificazione, anche se secondo Violi «anche la Regione dovrebbe muoversi e far valere questa posizione nella conferenza Stato-Regioni».

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