Maserati e reddito di cittadinanza: la vita dell’ex dj accusato di usura

«Di Marco Pernice percepiva il reddito di cittadinanza, la moglie aveva un reddito minimo. Eppure durante la perquisizione in casa abbiamo trovato 10.900 euro in contanti».

Lo ha raccontato il maresciallo capo Salvatore Iovanna del Nucleo investigativo dei carabinieri di Bergamo al processo che vede imputato di usura ed estorsione Luciano Di Marco Pernice, 72 anni, di Bonate Sopra, noto come Miky, ex intrattenitore e titolare di «Radio Studio 54».

E il pm Emanuele Marchisio ha sottolineato come l’imputato «dal 1997 al 2019 non ha mai dichiarato reddito». Il maresciallo ha aggiunto che Miky girava su una Maserati presa in leasing, con alcune delle rate pagate direttamente dalla presunta vittima, un 53enne titolare di un bar dell’Hinterland e di due società fallite (su di lui pende una richiesta di rinvio a giudizio per bancarotta documentale). Neppure quest’ultimo uno stinco di santo, se è vero, come è emerso da più testimonianze, che prosperava con le fatture false: «Era sponsor dell’Atalanta e girava con una Porsche Cayenne», ha ricordato Iovanna.

Poi gli affari cominciano ad andare male e lui chiede prestiti a destra e a manca, arrivando ad accumulare uno scoperto da un milione di euro. «Pensavo di trovarlo morto per quanti debiti aveva in giro – ha confidato il sottufficiale –. Credo che il lockdown, periodo per tutti drammatico, per lui sia stato un momento felice: con la gente costretta a casa, nessuno dei creditori si presentava più a chiedergli denaro». Per tenere lontano i più agitati la vittima aveva messo in giro voci che il suo bar era controllato dai carabinieri. I militari lì dentro, fingendosi clienti, a volte c’erano davvero. Uno di loro, per placare l’ira di Di Marco Pernice senza smascherarsi, finse di intervenire: «Che è successo?». L’ex dj replicò: «Chi sei tu? Un carabiniere?». «Voleva capire chi eravamo, un giorno prese la targa di un’auto per risalire all’intestatario – ha ricordato il maresciallo –. Aveva intuito che c’erano i carabinieri, ma pensava fossero lì per le fatture false del titolare».

La ex moglie di Di Marco Pernice, con cui continua a convivere nonostante la separazione (di comodo, secondo l’accusa), ha sottolineato l’amicizia di vecchia data con la presunta vittima, lasciando intendere che i tassi applicati al prestito non erano usurari.

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