L’ultimo saluto a Sharon Verzeni, il parroco: «Tutti vogliono la verità» - Foto

OMICIDIO DI TERNO. Chiesa gremita per i funerali della barista 33enne uccisa nella notte tra il 29 e 30 luglio. Don Capitanio: «Preghiamo perché si converta chi ha prestato la mano al male».

Bara bianca per Sharon Verzeni, la 33enne uccisa a coltellate in strada nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio a Terno d’Isola, dove viveva con il compagno. Familiari, amici e conoscenti si sono riuniti per i funerali nella chiesa di San Vittore a Bottanuco dove la donna è nata e cresciuta. La bara, sopra la quale è stata apposta una corona di fiori bianchi e rossi, è stata portata all’interno poco dopo le 10, mentre i familiari l’hanno raggiunta evitando giornalisti e telecamere. Negozi chiusi e bandiere a mezz’asta sul palazzo del Comune, che per sabato 3 agosto ha proclamato il lutto cittadino. «Un angelo è volato in cielo», recita il manifesto funebre all’ingresso della chiesa. «La tua gioia e il tuo dolce sorriso saranno sempre nel nostro cuore. Sicuri che ci rivedremo».

Presenti la mamma Maria Teresa, la sorella Melody e il fratello Cristopher, papà Bruno con il fidanzato di Sharon, Sergio Ruocco. In rappresentanza delle amministrazioni comunali il sindaco Gianluca Sala (Terno) e Rossano Pirola (Bottanuco).

«È accaduta una tragedia e non ci sono parole migliori per addolcire la pillola. Una tragedia improvvisa. La prima immagine che viene alla mente è quella di dire che ancora una volta la mano di Caino ha colpito». Sono queste le prime parole dell’omelia del parroco don Corrado Capitanio al funerale di Sharon in una chiesa gremita.

«Ci verrebbe da dire - ha aggiunto - che ancora una volta il male ha vinto perché ha spezzato una vita, giovane tra l’altro, perché ha interrotto bruscamente dei progetti, dei sogni, dei desideri di vita insieme, di vita familiare. Una morte così interrompe bruscamente tutto quello a cui noi ci sentiamo legati, tutte le cose che per noi hanno un valore. Umanamente parlando non abbiamo altre parole da dire».

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«Preghiamo anche per la conversione di chi ha prestato la sua mano al male, perché questi drammi non accadano più»: è questo il passaggio conclusivo dell’omelia di don Corrado Capitanio. La preghiera è affinché «la conversione possa in qualche modo diventare anche redenzione, perché più nessuno debba vivere un’esperienza come questa, per colei che è morta ma anche per i suoi familiari che rimangono con questo dolore e rimpianto. Preghiamo perché il Signore ci renda capaci di continuare il cammino della vita anche in questi drammi che toccano le comunità».

Il parroco ha poi detto che «vogliamo pregare anche per coloro che in questi giorni stanno lavorando per la ricerca della verità. Questo è un desiderio che ci auguriamo tutti, anche per i familiari di Sharon. Lei non torna più indietro - ha aggiunto -, però il desiderio di avere delle risposte e certamente un desiderio lecito che speriamo possa essere in qualche modo di consolazione».

Al termine della cerimonia il corteo aperto dal carro funebre con il feretro di Sharon si è diretto verso il cimitero. In testa, i familiari della vittima: fuori dalla chiesa i familiari si sono stretti davanti alla bara bianca della donna.

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