La rinascita di Crespi, uno spazio da vivere tra servizi e terziario: ecco come sarà

Il progetto. Una grande opera di restauro e nuove funzioni per l’ex opificio. Dieci anni d’intervento. Odissea, holding Percassi, investirà oltre 120 milioni.

L’ex opificio di Crespi d’Adda è patrimonio Unesco dal 1995. Ma la cosa che pochi forse ricordano è che il riconoscimento è arrivato ad attività produttiva ancora in corso, seppure in modo parziale. La chiusura è di 8 anni dopo, quando il gruppo Polli - che nel 1989 ha acquisito la proprietà dalla famiglia Legler - ha spostato la produzione a Ponte San Pietro. Ma proprio nelle motivazioni del riconoscimento Unesco - «Espressione della filosofia dell’imprenditore illuminato», tra le altre cose - c’è un monito servito come bussola del processo di recupero: «Sopravvive straordinariamente intatto ed è ancora in uso industriale, anche se l’evoluzione economica e le condizioni sociali rappresentano inevitabilmente una minaccia per la sua sopravvivenza».

Ecco, il futuro di Crespi (ri)comincia da qui, da un intervento che vuole evitare un utilizzo passivo dell’immobile, una visione tra il contemplativo e il museale, ma farlo diventare un luogo vivo e vissuto. E così sui 68mila metri quadri di Slp (superficie lorda di pavimento) dell’ex fabbrica quasi 40mila sono destinati a terziario. In primis il nuovo quartier generale della galassia di Antonio Percassi, proprietario dal 2013 dell’immobile tramite la holding Odissea. Per la precisione della fabbrica, della centrale termica e cabina elettrica, della centrale idroelettrica e delle aree di pertinenza» come recita la bozza di convenzione in attuazione dell’Accordo di programma.

Sovrastrutture da eliminare

Il progetto preparato dallo Studio De8 vuole riportare l’ex fabbrica alla situazione del 1929, eliminando le sovrastrutture successive tranne un edificio di Alziro Bergonzo, destinato a ospitare spazi espositivi e museali. «Una grande opera di restauro» la definiscono i progettisti con l’obiettivo di riportare il complesso a una propria coerenza di stile. Di cose abbastanza incredibili in questa vicenda ce ne sono almeno un paio. La prima: l’edificio fino al 2014 non era vincolato. La seconda: nel decennio precedente all’acquisto del gruppo Percassi ha subito una continua e costante spoliazione. Per capirci, quando sono stati effettuati i primi sopralluoghi, in tutta l’ex fabbrica non c’era più un metro di rame che sia uno e nemmeno un tombino. Tutti rubati e quasi sicuramente in un arco di tempo non indifferente.

Parcheggi per 1.400 posti auto

L’intervento si sviluppa su 6 fasi funzionali «della durata mediamente di 3 anni ciascuno, anche sovrapponibili, fatta salva la durata dell’Accordo di programma». Che quando verrà siglato avrà un orizzonte di 10 anni. L’investimento dei privati si annuncia non inferiore ai 120 milioni di euro, 11,3 sicuramente di opere di urbanizzazione, tra cui la nuova rotonda all’ingresso di Crespi (entro 6 mesi dalla firma dell’Accordo Odissea redigerà il progetto), la sistemazione del percorso ciclopedonale, barriere fonoassorbenti e i parcheggi: 1.400 in tutto, metà nel perimetro della fabbrica e i restanti che dovrà individuare il Comune come monetizzazione degli standard. Nell’accordo è prevista una correlazione tra la Slp recuperata e i posti auto: per i lotti 1 e 2 saranno reperiti all’interno della fabbrica, «per i successivi dal Comune in coerenza con lo studio del traffico e le risultanze delle procedure ambientali nell’ambito dell’Accordo di programma in fieri di Leolandia».

Il terziario rappresenta il 54% dell’intero intervento, ma ci sono anche oltre 12mila metri quadri di servizi (mense, ristorazione, spa, aree relax, ricerca e istruzione), 6.500 di commerciale (di cui una superficie massima di 1.500 metri quadri), 4.600 di espositivo, 2.017 di ricettivo (un’ottantina di camere) e anche 5.100 di produttivo

Due procedure che hanno una variabilità data dallo sfasamento temporale: a quella di Crespi mancano le firme, Leolandia è più indietro. Nel caso di sua mancata «o ritardata approvazione» gli stalli verranno reperiti «nelle aree indicate come parcheggi remoti dallo studio del traffico». In sostanza, nelle prime due fasi i posti auto vengono reperiti internamente e nel frattempo versati al Comune di Capriate San Gervasio gli oneri per consentire l’acquisto delle aree esterne per parcheggi rimanenti.

Un futuro che guarda al passato

Il terziario rappresenta il 54% dell’intero intervento, ma ci sono anche oltre 12mila metri quadri di servizi (mense, ristorazione, spa, aree relax, ricerca e istruzione), 6.500 di commerciale (di cui una superficie massima di 1.500 metri quadri), 4.600 di espositivo, 2.017 di ricettivo (un’ottantina di camere) e anche 5.100 di produttivo. Quest’ultima scelta rappresenta la volontà di mantenere quelle funzioni che già caratterizzavano il sito all’epoca del riconoscimento Unesco: chiaramente si pensa a un produttivo avanzato, meno manufatturiero e più hi-tech o comunque ad altissimo tasso d’innovazione.

Dal punto di vista meramente estetico, poco cambierà all’esterno vista sia i vincoli che l’elevata qualità architettonica degli immobili originari. La differenza si vedrà dentro, nelle nuove funzioni di un complesso molto monolitico e destinato ad assumere un carattere decisamente plurale

L’Accordo di programma - che verrà firmato da Odissea, Regione, Provincia e Comune di Capriate San Gervasio - prevede altresì la facoltà di un aumento delle Slp tra le tre categorie nel limite del 25% della quota indicata per ognuna e nel rispetto dei valori massimi ammessi, «previo adeguamento, se dovuto, della dotazione di standard urbanistici e del contributo di costruzione».

Dal punto di vista meramente estetico, poco cambierà all’esterno vista sia i vincoli che l’elevata qualità architettonica degli immobili originari. La differenza si vedrà dentro, nelle nuove funzioni di un complesso molto monolitico e destinato ad assumere un carattere decisamente plurale: è stato suddiviso in 21 unità immobiliari e tra le destinazioni d’uso ci sarà anche quella museale (nell’edificio del Bergonzo, spazio di elevata qualità architettonica) e di infopoint di un complesso che ha fatto scuola nel passato e ora vuole tornare a essere un punto di riferimento per il futuro. Che per Crespi d’Adda comincia ora. Anzi, ricomincia.

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